Fine.
Fine.
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Fine.
E i biscotti? quelli ce li mangiamo ancora anche se il lago è scomparso, e li producono altrove, ma posso dirvi che sono buonissimi.
Come Dina altri, genitori anziani, affaticati, afflitti, salutano i loro figli, liberati da un corpo difettoso, una crisalide che imprigiona le loro anime. Se la morte può considerarsi un sollievo, questi sono i casi in cui lo diventa.
In questa foto del 1970 si intravede il tristemente noto ponte Morandi, inaugurato da soli tre anni già assisteva al primo di una serie di disastri più o meno naturali.
Eppure grandi opere, pure costosissime sono state intraprese, portate a termine perfino; ma le alluvioni si sono susseguite lo stesso, causando la morte di molte persone, danni stimati in milioni di lire e poi euro, e poi chissà. Resta la fragilità di un territorio ingannato dalla speculazione e dalla politica, frainteso dai geologi e mal tenuto dai suoi abitanti. Tutte queste concatenazioni generano ancora oggi disastri ad ogni temporale, e poco importa se ci si consola scomodando inondazioni centenarie a cui si sarebbe potuto mettere un riparo semplicemente facendo scelte serie ed oculate, ma siamo in Italia il paese della sciatteria, della mezza botta e della botticina, dell'accomodamento, del rattoppo, della faciloneria, della manutenzione carente invocata continuamente come malessere cronico. E poi parole e disposizioni certe certissime a cui non fanno quasi mai seguito i fatti.
E noi aspettiamo che le nuvole scompaiano, che i tombini otturati dall'incompetenza si asciughino e che l' "Acqua che ha fatto sera che adesso si ritira, bassa sfila tra la gente come un innocente che non c'entra niente".
Leggere in giro frasi del genere mi fa bene. Arriva un momento in cui inizi a fare i conti, chi ti cerca e chi cerchi e infine pensi: mi risponde per educazione o vai a sapere perché, ma tutto si risolve in uno sterile colloquio, talmente superficiale da diventare una parodia.
Quindi ecco la regola che può diventare aurea. Personale. Soggettiva. POV insomma. Ma sempre di buon consiglio si tratta. Che volendo riassumere in sintesi comprensibile è: ma vaffanculo!
Insomma era lì che faticava a scendere dal predellino e l'ho aiutata ad arrivare al marciapiede. E così mi son detto: vedi un po', per anni fai la bottegaia bastarda, freghi soldi a mezzo quartiere e oggi eccoti qua. Ma l'ho aiutata lo stesso. Però la vita è una gran puttana, ed anche se certe cose non le meriti, ti arrivano lo stesso, nel bene e nel male. Quindi che fare? Leoni in bianco&nero o pecore a colori...
La riqualificazione che inizierà a giorni prevede di rifunzionalizzare l'area per renderla accessibile alla comunità. Perché dire: per togliere le macerie ci abbiamo impiegato dalla nascita della Repubblica Italiana ad oggi, pare troppo crudo come lessico da pubblica amministrazione.
Ora senza entrare nel merito delle questioni irrisolte sulle proprietà, sugli espropri ed altre faccende, mi chiedo: com'è concepibile che una zona in pieno centro sia letteralmente dimenticata e abbandonata a se stessa, ma soprattutto che il recupero sia etichettato come qualcosa di fuori dall'ordinario, difficile, insomma l'elefante partorisce un topolino e ci mette 80anni.
E poi a dire: vedi che bravi siamo stati? oltre al pacchetto ti abbiamo fatto anche il fiocco, e se avanzano soldi pure il biglietto. E fatto ancora più notevole, non è l'unico residuo di ciò che era il centro storico appena terminato il conflitto. Insomma alla fin fine dietro a queste faccende vedo spuntare la solita sciatta gestione all'italiana, e mi viene da pensare a quella frase detta da molti emigrati... (*)
Poi per dare il colpo anche al cerchio - Milano, mi dico: è vivace culturalmente, gradevole per iniziative, top di gamma per un sacco di cose, negozi, moda, belle persone, lo Sforzesco, Brera, le chiese medioevali, il duomo. Ma non sarà sopravvalutata? costosa, snob, sporca, piena di borseggiatrici e ladri d'auto; insomma c'è anche il peggio che gravita attorno alla crema della società. Tutto merita menzione.
Gli stessi che arrivano a Genova e appena scendono dal treno a Nervi ti dicono: oh che profumo di mare! e noi genovesi: quale profumo?
Diventerò uno serio, lavoro, orario ufficio, straordinari, giacca e cravatta.
Polizza vita, orologio elettronico d'ordinanza, smartphone, televisore maxi schermo, suv.
Mutuo, matrimonio, coi figli a spasso nel parco, natale dai suoceri, capodanno a Courmayeur.
Pensione integrativa, colesterolo basso, cibo sano e biologico, smetto di fumare.
Tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirò.
Vi siete ritrovati nei pensieri ispirati da Irvine Welsh?
I Giapponesi quando un'azienda va male, prima diminuiscono lo stipendio al direttore generale, poi se prosegue, lo licenziano. In Italia quando un'azienda va male, prima diminuiscono lo stipendio agli operai, poi se prosegue, li licenziano.