lunedì 7 ottobre 2024

Genova e quell'insana attitudine all'alluvione

Qui siamo in allerta gialla e poi arancione, ed il pensiero dei genovesi quando arrivano i temporali autunnali corre a quel fatidico 7 ottobre. Sono passati 54 anni dalla grande alluvione, quella cantata da De Andrè per capirci, quella di Dolcenera per capirci meglio. Cosa è stato fatto in questo mezzo secolo per ridurre il rischio? Nulla. O poco.

In questa foto del 1970 si intravede il tristemente noto ponte Morandi, inaugurato da soli tre anni già assisteva al primo di una serie di disastri più o meno naturali.

Eppure grandi opere, pure costosissime sono state intraprese, portate a termine perfino; ma le alluvioni si sono susseguite lo stesso, causando la morte di molte persone, danni stimati in milioni di lire e poi euro, e poi chissà. Resta la fragilità di un territorio ingannato dalla speculazione e dalla politica, frainteso dai geologi e mal tenuto dai suoi abitanti. Tutte queste concatenazioni generano ancora oggi disastri ad ogni temporale, e poco importa se ci si consola scomodando inondazioni centenarie a cui si sarebbe potuto mettere un riparo semplicemente facendo scelte serie ed oculate, ma siamo in Italia il paese della sciatteria, della mezza botta e della botticina, dell'accomodamento, del rattoppo, della faciloneria, della manutenzione carente invocata continuamente come malessere cronico. E poi parole e disposizioni certe certissime a cui non fanno quasi mai seguito i fatti.

E noi aspettiamo che le nuvole scompaiano, che i tombini otturati dall'incompetenza si asciughino e che l' "Acqua che ha fatto sera che adesso si ritira, bassa sfila tra la gente come un innocente che non c'entra niente".

5 commenti:

  1. "Il paese della sciatteria",come non essere d'accordo,io ho la stradina che va ai campi perennemente sott'acqua quando basterebbe pulire e ripristinare qualche fosso che anni fa c'erano ma li hanno interrati per quadagnare un pochetta di terra,è pazzesco.

    RispondiElimina
  2. Io sono stata vittima dell'alluvione del 4 ottobre 2010. Ero in ufficio a Sestri Ponente, quando all'improvviso è esondato il Chiaravagna. Tronchi d'albero hanno sbarrato la porta per fuggire. Sono rimasta prigioniera mentre l'acqua entrava ad una velocità spaventosa.Mi sono arrampicata sulla bancone della reception, sperando che tutto finisse. Vedevo passare di tutto, poi piano piano l'acqua è calata e mi sono ritrovata in mezzo al fango. Terribile! Hanno abbattuto un palazzo che era dentro il Chiaravagna e fatto altri lavoretti, ma niente di definitivo.

    RispondiElimina
  3. "Italia: il paese della sciatteria, della mezza botta e della botticina, dell'accomodamento, del rattoppo, della faciloneria, della manutenzione carente". Come darti torto? Non è così per qualsiasi cosa?

    RispondiElimina
  4. NOI, del partito degli under 70.000, mettemmo nel programma persino un referendum per esser annessi dalla germania e governati con le loro leggi, però temo che andrebbe deserto

    RispondiElimina
  5. ... da noi nel 2003 fu terribile, i ravaneti (sassi delle cave accatastati perchè di prezioso carbonato di calcio) precipitarono a valle ostruendo anche quei pochi fossi non interrati, l'acqua entro nelle case ed in una, entrando dalla porta, si portò via Ida uscendo dalla finestra, ritrovata poi a km di distanza. Di fronte a casa avevo una montagna di pietre di due metri, il sindaco venne per dare la sua solidarietà, ma non vedeva i sassi delle cave (eletto dai proprietari non poteva vederli) , io glieli tirai dietro, se non li vedeva non potevano fargli male... oggi la situazione non è cambiata... e ogni volta piove incrociamo le dita...

    RispondiElimina

Il vostro parere...