martedì 29 agosto 2023

Come vivere di turismo senza perdere la propria anima (?)

Non si può!

Altrimenti come sbarcherebbero il lunario le migliaia di genovesi che affittano le stanze su airbnb riuscendo così ad aggirare molti degli assurdi balzelli italici che rosicchiano i redditi dei lavoratori dipendenti e delle imprese per ben il 43,5%Quindi venduta l'anima al diavolo e affidato l'appartamento a una società di gestione immobili turistici, ecco la storiella.


"I dipinti di Ruisdael sono disseminati nelle più blasonate gallerie del mondo: esemplari notevoli sono presenti alla National Gallery di Londra, con venti opere dell'artista di Harleem, al Rijksmuseum di Amsterdam (sedici opere), e all'Ermitage di San Pietroburgo (nove opere). Negli Stati Uniti, il Metropolitan Museum of Art di New York ha cinque dipinti di Ruisdael nella sua collezione, mentre il Getty Museum ne ha tre".

E un paio si trovano nei Musei di Strada Nuova a Genova, appesi in un corridoio secondario - che è un po' come tenere un Caravaggio nell'antibagno. (NdR).

venerdì 25 agosto 2023

Uno su mille ce la fa

Questo parco è stato più fortunato di quasi tutti i suoi contemporanei e sicuramene più fortunato del parco del post precedente, pur avendo conosciuto anni di oblio ed abbandono. Da tempo un continuo ed ostinato programma di restauro si occupa di restituire lustro ad un parco di 8 ettari che comprende anche un itinerario esoterico-massonico.

Pure l'annessa villa è stata fortunata ed è oggi la sede del Museo di Archeologia Ligure, che raccoglie le collezioni del colto e sfortunatissimo principe Odone di Savoia, appassionato di archeologia, che morì appena ventenne nel 1866 e donò alla città le sue raccolte.

Al virtuoso mondo delle donazioni per incrementare il bene pubblico si accodò anche la principessa Matilde Giustiniani, che nel 1928 dona al Comune di Genova la sua proprietà. Grazie a questa catena di eventi, il parco passa indenne agli anni dello 'sviluppo industriale', e conseguenti speculazioni edilizie. E così è oggi possibile passare attraverso il famoso viale delle camelie, romantico e fuori dal tempo. Un fascino che attirava anche i viaggiatori del passato, al punto che la marchesa dovette istituire un pass per regolamentare l'afflusso di visitatori.

"Villa Pallavicini, a due luoghi dei geni, è un grande giardino abbastanza ben disegnato in quasi tutte le parti, ammirevolmente in uno. I proprietari non ci vanno mai, per non disturbare i visitatori. Quando un genio o uno straniero vuole visitare Villa Pallavicini, chiede o fa chiedere per iscritto il permesso. Una segretaria, diciamo, un cancelliere speciale, invia un permesso numerato. Il permesso di accompagnarmi lì era il numero 16.881".

La visita entusiasmò lo scrittore al punto che tre anni dopo pubblicò un romanzo dal titolo Viaggio intorno al mio giardino (1855) ispirandosi proprio al parco di Villa Pallavicini.



Nota a margine: spesso si tende a pensare a queste ville come luoghi esclusivi, dimenticando invece come fossero tasselli di contaminazioni artistiche più estese. Qualcosa che oggi chiameremo indotto, e che in rari casi sopravvive; proprio in questi giorni la sontuosa decorazione della 'depandance' della villa ritrova le sue tinte, e forse non tutto è perduto, almeno in questo caso.

domenica 20 agosto 2023

Gli italiani non sono in grado di salvare l'Italia

«L'edifizio più bello di tutto il distretto è la Villa Lomellino presso la Varenna, cui il Dupaty prese tanto diletto a descrivere: nei giardini che le si aprono attorno parve a quello straniero di veder ricinto tutto ciò che può formarsi dall'umano ingegno colla terra, coll'acqua e coi fiori: a dir vero il così detto bosco è luogo di delizia di straordinaria amenità; tanti sono i viali arborati, i canali, i laghetti di quel ricinto.»


(Attilio Zuccagni-OrlandiniCorografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue Isole, 1836)

Questo si narrava alla metà dell'ottocento, del giardino della villa di Agostino Lomellini, politico e letterato, doge della Repubblica di Genova dal 1760 al 1762, costruita trecento anni prima, nel 1568

Dopo il ritiro dalla vita politica, Agostino anziché andare a vedere i cantieri, commissionò a Emanuele Andrea Tagliafichi, il miglior architetto paesaggista dell'epoca, la progettazione di un giardino all'inglese che divenne immediatamente uno dei più belli e ammirati d'Europa, o almeno così piaceva credere ai suoi proprietari.
Fu una sequenza di fortunati interventi nei terreni circostanti che nel 1784 dotarono la villa di uno splendido parco, ultima moda dell'epoca, la cui magnificenza e la bellezza rendevano lustro al suo proprietario.

Tutto bene sino al 1955, anno in cui si pensa di trasformare una parte del giardino in campo da calcio, e intitolarlo a Pio XII, per mettersi a posto la coscienza per aver tagliato gli alberi secolari e sbancato una grande porzione di collina. Nella parte rimanente, siccome pareva brutto lasciare del verde attorno ad un impianto sportivo, verranno realizzati dei depositi petroliferi e lo svincolo di Pegli dell'autostrada A10.

Poi nel 1978 la villa fu danneggiata da un incendio e subì lavori di trasformazione per adattarla alla locazione uso ufficio; tuttora di proprietà della famiglia dei marchesi Reggio, oggi la villa ci appare così, assediata da serbatoi di sostanze chimiche e bei tubi colorati, stretta tra la ferrovia e l'autostrada. Quello che in 400 anni era stato costruito con sapienza e lungimiranza, fu spazzato via in meno di 30 anni.

giovedì 17 agosto 2023

Se non avete nulla da fare, andate a farlo da un'altra parte

 L'estate da che io ricordi è il tempo degli incendi boschivi, il binomio caldo-fuoco pare consolidato, al punto che quasi uno se lo aspetta che dopo un paio di settimane di scirocco e siccità ci sia l'immancabile rogo di sterpaglie. A me questa cosa non è mai piaciuta, principalmente perché si omette l'origine dolosa della faccenda. Quest'anno in particolare, dopo i disastri in Sardegna e il più grande ad Haiti, si calca la notizia sul cambiamento climatico, che a quanto pare diventa il capro per giustificare la qualsiasi, dall'arrivo del granchio blu alla frana di Bardonecchia. Non saprei dirvi i motivi di questa pratica, che a me sembra proprio un ''non si poteva mica evitare''. Ma finalmente qualcuno si è accorto di quanto sia sbagliato dare la colpa degli incendi boschivi solo alle alte temperature. Un bosco non si incendia da solo e crederlo, o meglio non dirlo chiaramente è abbastanza puerile oltre che patetico.

Ci sono i piromani, gente che per qualche motivo non aspetta altro che l'occasione propizia per incendiare gli alberi; il sindaco di un paese sardo l'ha chiamata una piaga endemica a cui ci dobbiamo sottomettere. Della serie alziamo bandiera bianca che le casse pubbliche per lo spegnimento degli incendi i soldi li trovano sempre. Prevenzione? Forse ci siamo: i droni e tatà sul culetto ai più cattivi.

Per parte mia non posso dirvi quale punizione destinerei a queste persone, anche perché sarebbero tutte illegali. Tuttavia ho davvero grandi difficoltà a comprendere l'atto. Mi è inconcepibile accettare che qualcuno possa decidere di incendiare un bosco, suo o di altri, soprattutto in un momento come questo in cui appare drammaticamente evidente che le piante sono e saranno l'unica speranza per la sopravvivenza ed il benessere degli esseri umani sulla Terra.

lunedì 14 agosto 2023

Non tutto quello che vacilla cade

Quel ponte non vacillava, ma cadde ugualmente. Non amo le ricorrenze ma questa la trovo importante, perché la sento 'mia', vicina, ancora viva. C'è stata un'inchiesta, c'è un processo, ci saranno assolti e condannati. E poi le dichiarazioni di chi si rammarica.

L'ex braccio destro dei Benetton Gianni Mion, ex amministratore delegato, al processo per la tragedia del ponte Morandi afferma: "Sapevamo dal 2010 che il ponte Morandi era a rischio crollo, in una riunione ci dissero che aveva un difetto di progettazione e poteva crollare. Non ho fatto nulla, è il mio più grande rammarico".

La ferita è stata sanata e la ricostruzione veloce, per il semplice motivo che serviva ripristinare la rete autostradale, diversamente saremmo precipitati nell'italico torpore delle cose da fare, come le ricostruzioni post belliche o post terremoto, post alluvione. Cose da tramandarsi di padre in figlio, di giunta in giunta, di governo in governo.
Cinque anni fa, esattamente il 14 agosto del 2018 alle ore 11,36 crollava Ponte Morandi, in quell'occasione tornò evidente come l'incuria e la faciloneria in cui questo paese galleggia portano solo disgrazie, emergenze e maggiori spese. Tuttavia siamo (ancora e sempre) ben lontani dall'affrontare il problema in modo adulto e responsabile.


Poi per completezza vi lascio la visione di questo video, vicenda collegata al crollo e poco nota, che aggiunge pepe ad una storia già molto complicata.

giovedì 10 agosto 2023

Il morbo infuria, il pan ti manca, sul ponte sventola bandiera bianca!

Dopo 1190 giorni di cui 170 domeniche, i giorni del Covid possono dirsi superati, almeno nella parte che diventava emergenza, la storiella che ci avrebbe reso tutti più consapevoli, anche quella la possiamo accantonare come l'ennesima puttanata di una società talmente inzuppata di ipocrisia da diventare la parodia di se stessa. Non tutti ovvio, ma una parte considerevole ed a livelli di imbecillità differenziati, ma preoccupanti. E basta solo scorrere i notiziari per accorgersene, a cominciare dal numero crescente di pronti soccorso che necessitano di un presidio di polizia.

La deriva su cui sto riflettendo mentre leggo alcune notizie è quella del lavoro gratis. 
Mi spiego con qualche esempio.
Ordino un pranzo su just eat e uno schiavo negro (*) in bicicletta, che fa tanto green economy, arriva a casa dopo una ventina di minuti mi suona alla porta con un pacchetto assai ben confezionato in cui trovo il mio cibo pronto e caldo. Se voglio posso dargli una mancetta, sentendomi così benefattore benevolo che aiuta i migranti pezze al culo, che per sopravvivere nel MIO ricco occidente fanno qualsiasi lavoro, oppure me ne fotto e lo saluto con una certa superiorità, come fosse un mio servitore. La stessa sicumera con cui guardo i suoi connazionali che stazionano sulle panchine del parco o della stazione dopo aver cagato nei tombini ed essersi lavati alla fontanella, quelli che circolano strascinando le ciabatte di plastica da piscina, calzate con sciatteria, abbigliati con gli indumenti forniti dalla Caritas.

A seguire posso anche ordinare qualsiasi cosa su Amazon, o altre piattaforme di vendita on line, che consegnano l'oggetto del desiderio ovunque mi sia comodo e persino gratis ed in frettissima, se ho speso oltre una certa cifra. Qui non ho nemmeno l'imbarazzo della mancetta, il corriere nemmeno lo vedo e che sia italiano o sud americano poco importa, tanto LUI percepisce uno stipendio; che poi questo sia congruo è un altro discorso ed in questa sede poco importa delle tutele sindacali di categorie che si espongono allo sfruttamento.

Ricordiamoci che in questa fase del racconto NOI siamo ancora ricchi occidentali-europei, nati e vissuti nella bambagia, ma peggio, indottrinati da una certa propaganda pubblicitaria e commerciale che dopo averci centrifugato il cervello ci ha indotto a pensare che tutto ci sia dovuto, gratis, subito, in modo da fugare ogni insicurezza, soddisfare qualsiasi necessità perfino quelle inesistenti o superflue, o peggio anche le carenze affettive, perché nella nostra qualità di consumatori che pagano&pretendono, abbiamo tutti i diritti. Il lavoro degli inferiori (*) è necessariamente sottopagato per garantirci l'extra profitto e la gratuità del nostro benessere.

Ancora... a seguire posso andare come turista della domenica in un qualsiasi esercizio ristorativo, magari indossando un ameno cappello di paglia forgiato in Pakistan da qualche ridda di minorenni ed acquistato da Hamed l'ambulante ivoriano per 3 euro; ne aveva chiesti 5 ma io sono uno scaltro negoziatore. Questo appaga tutte le mie velleità di aiuto ai morti di fame, dal terzo mondo, quale entità lontana e misconosciuta, all'ambulante Hamed, al ragazzetto che mi porta il cappuccino con la focaccia, che serve ai tavoli per pagarsi le vacanze in Messico oppure le palline di cocaina del sabato sera.

Cosa c'è di male in tutto questo? apparentemente nulla, nessuna legge è stata infranta, solo un po' di buon senso e qualche norma etica, ma ben sappiamo che con i soldi si giustificano molte faccende.
In questi giorni si sente tanto parlare di piattini in condivisione e di toast tagliati a metà per cifre ridicole ma altrettanto incomprensibili. Ed io mi chiedo: ma chi avrà ragione, chi pretende il soldo o chi non vuole vedersi estorcere il balzello, che spunta quasi a sorpresa quando non è più possibile sottrarsi?

Non lo so, davvero! 

Mentre leggo l'articolo di Cristina Bowerman, mi sento anche di darle ragione, poi ascolto l'intervista a Ida Germano e mi metto nei suoi panni, anzi in quelli del cameriere e del lavapiatti che si smazzano le comande e se ogni cliente raddoppiasse le stoviglie alla fine della giornata altro che lavoro straordinario. Quindi anche lei ha la sua parte di ragionevole ragione. E penso che nell'Italia dei furbetti incula turisti forse servirebbe far chiarezza su certe pratiche; e come sempre mi chiedo: ma all'estero come faranno?


(*) espressione volutamente provocatoria e non inclusiva

mercoledì 9 agosto 2023

Polvere siamo e polvere tocca pulirla

Noi pensiamo di salvare il pianeta dal riscaldamento globale, ma c'è che il Pianeta lo sta già facendo per i fatti suoi, si sta salvando mettendo in atto le sue infinite capacità di auto rigenerazione. Il problema? Gli esseri umani non sono contemplati, caso ci fosse ancora qualche dubbio.

Nel frattempo in Alaska...


sabato 5 agosto 2023

Donna al volante... 135 anni dopo

In questa foto Bertha Benz, aiutata dai figli esce da casa per andare a trovare la madre. Per farlo prende il prototipo di auto che stava progettando col marito e dopo avergli rubato la patente, percorre un centinaio di chilometri, durante i quali mette a punto tutta una serie di modifiche e miglioramenti, inventando le guarnizioni dei freni e risolvendo altri diversi problemi pratici. E' il 5 agosto 1888.

Circolando su strade non adatte alle automobili e prive di indicazioni stradali, Bertha trovò il modo per risolvere gran parte dei problemi, come sbloccare l'alimentazione della benzina con il fermaglio del cappello e usare una giarrettiera come materiale isolante, oppure trasformando una farmacia nella prima stazione di servizio della storia. Arrivata a destinazione spedì un telegramma al marito per tranquillizzarlo.


Quanto ai problemi di traffico e posteggio... pare che non ne trovò. Mi verrebbe da aggiungere.
Ma dopo aver letto questa storiella qualche domanda mi sorge:

1) Essendo la prima auto della storia viene da stupirsi del fatto che esistessero le 'patenti di guida' e che venissero rilasciate solo agli uomini, non esistendo auto come avrà fatto il Sig. Benz a fare l'esame di guida? Resta incomprensibile perfino che una donna dovesse quindi 'rubarla' al marito per poter circolare. Che discolaccia questa Sig.ra Benz. E nel caso qualcuno l'avesse fermata, le avrebbe chiesto pure il libretto di circolazione, bollo e assicurazione? E lei avrebbe risposto: aspetti agente che appena le inventano glieli mostro.

2) Chiaramente la foto è postuma, quale fotografo infatti avrebbe mai pensato di appostarsi all'uscita della casa del Sig. Benz per sorprendere la moglie mentre gli ruba la macchina, manco fosse una scolaretta in vena di trasgressioni. Senza contare le complesse dinamiche per scattare una foto nel 1888.

3) L'idea del telegramma la trovo geniale, prima sparisce con auto e figli e poi lo rassicura: 
sono da mia madre stop non aspettarci per cena stop
Prima scappa alla chetichella e poi lo ragguaglia sull'accaduto. Nemmeno fosse scappata dalla madre dopo una lite per poi pentirsene. Ma non erano soci in affari?

martedì 1 agosto 2023