sabato 28 ottobre 2023

La morte è una cosa più unificante dell'amore

Lutto inatteso questo, ma poi nessuno prende appuntamento con la morte, è lei che decide nella maggior parte dei casi. Questo evento ha sconvolto i famigli e pure io che tendo ad essere cinico, ne sono rimasto scosso. Troppo presto, troppo giovane, non ho fatto a tempo a dire le cose rimaste in sospeso... tipo: insegna ai diavoli a rompere i coglioni!

A chiudere la questione c'è stato un funerale laico, in cui ad un certo punto ho pensato: anche io vorrei qualcosa del genere. Poi mi sono ripreso. Ma qualcosa di mio volevo lasciarlo in quella cerimonia molto molto informale: la musica di apertura...


La vita è nostra, la viviamo a modo nostroLife is ours, we live it our wayTutte queste parole, non le dico e bastaAll these words, I don't just sayE nient'altro importaAnd nothing else matters

sabato 21 ottobre 2023

Stare in chiesa non significa essere credenti

In sostanza, l'abito non fa il monaco ed altre faccende simili.

Tuttavia c'è ancora chi ci crede, ed io nemmeno me lo spiego il fervore religioso di alcuni, pure davanti a certe evidenze razionalissime. Per esempio l'altro giorno ero in duomo e accompagnavo alcuni amici in visita ad una delle bellezze medioevali genovesi, con tutte le storie e le ricchezze che la cattedrale si tira dietro da secoli, e vedo una tipa sulla quarantina, che tocca la statua della madonna, recita una specie di breve preghiera che conclude con il segno della croce e silenziosa e se ne va. Penso felice e protetta, o va a spere quale sicurezza o certezza le ha dato fare quel rituale.

Una parte di me la ammira, una parte di me pensa ad una povera illusa, una terza parte di me si sconforta al pensiero che abbia dato potere alla Vaticano SpA.

Quindi vi racconto queste due storielle agiografiche, e poi ditemi voi.

Siamo a Serravalle in Veneto, corre l'anno 410 e nasce Augusta, ora la storia completa non ve la racconto, ma a detta degli storici questa bimbetta è già in odore di santità dalla nascita. Comunque presto diventa cristiana, in una comunità di pagani, siccome è una convertita la sua fede è ferrea, alterna la preghiera all'esercizio della carità, perché le era stato insegnato che nel Vangelo i poveri, gli ammalati, i piccoli, gli umili, occupano il primo posto. Insomma come da manuale della perfetta aspirante santa. Ma al padre l'attività non piace, perché è pagano, quindi cattivo e despota, ma quando cerca di smascherarla, lei, per dimostrare quanto fosse in odore di santità, trasforma il pane in fiori per nascondere il fatto che stava aiutando i poveri, nonostante il veto del padre pagano e quindi despota.
Così si indispettisce per la disobbedienza della figlia ai suoi ordini e la fa torturare, ma lei niente, allora la decapita risolvendo la questione disciplina in modo definitivo.

Diversi secoli dopo, a Lucca, nasce Zita, è esattamente il 1218. La bimba cresce nella povertà, ma questo non le impedisce di essere buona d'animo. Non appena trova lavoro infatti, si dedica alla carità, e qui abbiamo nuovamente il mood dell'aspirante santa, che pensa ai bisognosi anche in detrimento di se stessa. Quindi porta il pane ai poveri, prendendolo dagli avanzi della tavola del suo ricco padrone, che è cristiano, ma in quanto ricco non gode di buona fama nel Vangelo, penso per via della questione del cammello e della cruna dell'ago. Comunque sospettando di essere derubato, costringe la domestica ad aprire il grembiule e, sorpresa, al posto del pane vi trova dei fiori. A questo punto il miracolo è bello che pronto e Zita passa di tutto diritto ad essere la protettrice delle colf. 
Nota a margine: morirà di morte naturale a sessant'anni, niente torture ma tanta stima ed affetto. Il fatto che il suo corpo si sia mummificato naturalmente, poi, testimonia che è santa verace.

Cosa ci dicono queste due storielle? che la questione di rubare il pane ha moltissimo appeal sul pubblico, che i cattivi o sono pagani o sono ricchi, ma soprattutto che una donna che pensa ed agisce per i fatti suoi senza il controllo di un uomo va punita, oppure la spunta se mente.

Immagine a compendio del commento di Giovanni (*)

E vissero tutti felici e contenti.

lunedì 16 ottobre 2023

Petrificus Totalus - ovvero: problemi per entrare a Genova

Questa faccina con gli occhi sgranati è Medusa, intenta a scrutare chi arriva a Genova per la via di Ponente, ed ovviamente pietrificarlo con lo sguardo. Dubito che nel 1831 credessero ancora a questa leggenda, ma evidentemente faceva bello ricordarselo. La porta detta 'della Lanterna' verso la metà degli anni '60 fu smontata e ricostruita in una posizione comoda per la rutilante viabilità del XXII secolo, quindi oggi è poco più di un gradevole rivestimento che periodicamente si può restaurare, ma comunque come la maggior parte delle sue compagne porte, staziona fuori contesto urbano, assediata dalle novità urbanistiche e buona solo per qualche malinconico turista. 
Quindi solo leggende?
Niente affatto; l'effetto della Medusa è mantenuto, ancora oggi, infatti chi entra in città da quel varco, si trova a dover affrontare una fila interminabile di auto e tir che pietrifica qualsiasi passante. Quindi chi meglio della Medusa per rappresentare la personificazione degli ostacoli dei guidatori del nuovo millennio?

"Poiché il mare rappresenta per i greci il mistero e la morte, Medusa diviene una delle personificazioni dei vari ostacoli che possono “pietrificare” e far perdere la vita ai naviganti".

giovedì 12 ottobre 2023

Se Colombo stava bene a Genova mica scopriva l'America

Che poi nemmeno sappiamo bene se fosse davvero genovese, e persino la sua casa natale è avvolta dal mistero. E poi c'è la questione della decolonizzazione, che adesso, dopo 500 anni passa pure per stronzo, come se tutti i casini che hanno combinato i conquistadores nelle Americhe fossero merito suo. Ma questa è un'altra faccenda.

Invece questa statua, scolpita da Giulio Monteverde, rappresenta Colombo giovinetto, seduto su una bitta del porto di Genova, con in mano un libro, Il Milione, scritto da Marco Polo durante la reclusione nelle prigioni genovesi. Quella lettura servirà a far sognare il piccolo esploratore, e lo spronerà a cercare una via per raggiungere le Indie navigando verso ovest anziché verso est come aveva fatto Marco Polo.

La statua si trova nella residenza di un navigatore dell'ottocento, un eccentrico capitano che volle costruirsi un castello fintissimo in cui raccogliere tutti i souvenirs dei suoi viaggi attorno al mondo e nella loggia volle sistemare proprio Colombo, orientando lo sguardo della statua in direzione delle colonne d'Ercole. Si narra che anche il capitano come Colombo sognasse di scoprire un nuovo mondo, ma purtroppo per lui, alla fine dell'ottocento c'era ben poco da scoprire, così si accontentò di girovagare per i mari, assecondando comunque la sua passione per i viaggi. La sua più grande impresa la compì nel 1892, ripercorrendo la rotta di Colombo, seguendo esattamente il suo diario di bordo ed annotandone le verifiche; insomma una roba tipo 'avventure nel mondo'. Quando morì volle donare il suo castello alla città di Genova, affinché i genovesi potessero scoprire tutte le meraviglie che aveva raccolto e quindi crescere in cultura et intelletto. Così ancora oggi, a distanza di quasi cento anni da quella donazione, le esotiche collezioni del Capitano continuano a stupire i visitatori, per stravaganza e magnificenza, così come il suo castello che svetta fintissimo, su una città in continuo mutamento.

domenica 8 ottobre 2023

Il tempo risolve la maggior parte delle cose.

E quello che il tempo non può risolvere, lo si deve risolvere da soli

Dice così Haruki Murakami, l'ho letto su un biglietto che ho trovato come segnalibro.
E ci riflettevo mentre leggevo la notizia del ritorno delle cimici dei letti, Parigi ne è infestata, le scomode bestioline si annidano nei sedili dei cinema, in quelli dei treni o del metrò, sugli autobus, nelle camere degli alberghi. Facilissimo quindi che si attacchino sugli abiti per poi ritrovarsele in casa. La lotta prevede una minuziosa pulizia degli ambienti, il lavaggio di tutti i tessuti, l'uso di prodotti insetticidi. Da cosa siano portate per adesso non è dato saperlo, ma la questione è arrivata in parlamento, la sanità pubblica ne è preoccupata, principalmente perché una città sporca non attira turisti. 

Un mio primo pensiero è stato verso i cari vecchi sedili di legno, un tempo così diffusi e facili da pulire e mantenere. Li trovavi sui treni, negli autobus, nelle sale d'aspetto delle stazioni.
Un'altra cosa che mi sono ricordato è stato un racconto di ZiaMaria; un giorno le chiesi cosa fossero quelle bruciature sulle spalliere del letto. Lei ci pensò un po' e poi mi raccontò la storia di quando ZioAngelo tornò dal fronte per una licenza, era il 1942, e si portò nello zaino le cimici dei letti. La casa ne fu immediatamente invasa, all'epoca non era così facile trovare prodotti per debellarle, per il DDT bisognerà aspettare l'arrivo degli Americani, quindi ci si doveva arrangiare; così per eliminare le uova che si annidavano negli angoli, fu usata la fiamma della candela. Da lì le bruciature che rimasero e che ancora oggi raccontano a chi sa guardare, gli anni difficili del conflitto.

Noi che recuperiamo i ricordi, queste testiere le abbiamo care. E senza saperne la storia, quelle macchie sono solo macchie. Le cimici scomparvero, anche facendo bollire le lenzuola, lavando con il sapone di Marsiglia i vestiti e la biancheria. Le cimici dei letti, si tenevano lontane mettendo un piattino con dell'alcool o del petrolio sotto ai piedi del letto, per impedire che di notte salissero dal pavimento in legno in cui potevano essersi nascoste. E poi l'aglio, strofinato nei punti strategici per tenerle lontane. Questo e molti altri trucchi mi raccontò ZiaMaria, ed all'epoca pensavo che le sue soluzioni fossero qualcosa di inutile per un problema lontano, un racconto di rogne oramai risolte. E invece...

martedì 3 ottobre 2023

L'uomo produce il male come le api producono il miele

L'abbinata violenza-spaccio-stranieri è oramai una consuetudine in moltissime situazioni di degrado urbano, i sindaci ed i prefetti sono incapaci o forse impotenti davanti a questi fenomeni di crescente disagio sociale, ed a farne le spese sono le fasce deboli, ma poi le cose degenerano a diversi livelli.

In tutto questo mi ha molto colpito una frase che Putin ha pronunciato lo scorso anno durante una videoconferenza, che ritrovo citata oggi in un articolo sull'evoluzione della guerra. Perché se di decadenza si deve parlare, chi meglio di lui che ci guarda con odio dall'esterno, può dirci come appaiono gli Stati dell'Unione: L'Occidente non è più quello di una volta, che poteva dare ordini e che aveva la forza per farlo. Adesso sono dei rammolliti che guardano al passato e non si accorgono di quanto sono irrilevanti.

E quindi ecco come ci siamo 'rammolliti', come siamo precipitati culturalmente, socialmente ed economicamente nel baratro. Episodi come raccontati in questo video sono tragicamente frequenti, ovunque e a detta di molti sarà anche peggio in risposta alla chiusura delle frontiere da parte dei nostri confinanti; l'Italia rischia di diventare una polveriera sociale pronta ad esplodere, un paese in cui l'illegalità dilaga davanti ad uno Stato debole o assente. Una Nazione di rammolliti.


Chiudo ricordano un romanzo che lessi moltissimo tempo fa e mi sembrò pura fantascienza, frutto dei deliri pessimistico-catastrofici dello scrittore... e invece stai a vedere che era solo lungimiranza. 
Quale romanzo? 
Il Signore delle mosche, un romanzo dello scrittore britannico William Golding, lo scrisse nel 1954, quasi settant'anni fa, ma lo trovo assai attuale e ve lo consiglio.

domenica 1 ottobre 2023

Ortopedia lessicale

Ovvero: Risignificare le parole per non farsi sfuggire la realtà.

Mentre si discute sul concetto di margine, come confine o come atteggiamento sociale e su molti altri aspetti che questa parola può assumere, mi distraggo e mi guardo intorno, in questa tavola rotonda o pseudo tale.

Insomma che anche questo gruppo è qualcosa da cui mi sento distante, che osservo ed in cui nemmeno ho voglia di fare volontariato, benché da diverse parti sia passato il messaggio di associarsi; anche E. vorrebbe farlo, mentre R. ne parla come di un'eventualità da valutare per una crescita culturale interiore, e bla bla bla, insomma rimanda con eleganza.

La solfa è sempre questa, ricorrente, associati dacci i soldi dell'iscrizione e poi partecipa a quello che organizziamo noi che siamo i soci anziani e decidiamo per tutti. Fine. Una sorta di socio vacca da mungere, da teleguidare per far numero e sentirsi inclusivi, perché c'è la legge dei grandi numeri, come i followers, ma più concreti.

Al contorno di questo c'è una serie di cocchi di mamma, viziati rampolli di una borghesia che si uniforma nell'abbigliamento 'alternativo' e nella frequentazione di certi locali, quelli giusti, in certe zone, di certe persone, tanto radical chic da girare in green bike, vestire indy, mangiare bio, ma quando necessario meglio il suv di papy con l'aria condizionata, gli occhiali Rayban a specchio e la camicia firmata Bonino.

Nel mucchio, bellocci beccafiga che cercano la tipa di buona famiglia, ma alternativa, non troppo snob ma nemmeno la borgatara che li metterebbe in imbarazzo alla cena in casa dei parenti. Quella che riesce a distinguere una forchetta da pesce da una da frutta e se occorre mette la collana di perle, quella che la nonna le ha regalato per la maturità, ma poi vuoi mettere la cavigliera in argento comprata in Marocco, in quel villaggio sperduto dove ha dormito nelle tende dei beduini attraversando il deserto?

Quella che la da, ma non a tutti, non come la borgatara che lo fa sapere alle amiche, lei te la da con classe, da donna emancipata, mica da affamata di cazzo. Quella che ok il tatoo, ma sulla spalla e molto discreto, bene pure il piercing alla lingua, o magari all'ombelico, ma poi lo toglie quando fa il primo colloquio di lavoro, e se non la assumono pazienza, ha sempre una scrivania pronta nell'azienda di famiglia, in cui fare la gavetta cominciando dall'amministrazione.

Decisamente quello con la maggior puzza sotto al naso sono io, e mi chiedo dove sia finita quell'indifferenza che mi permetteva di andar d'accordo quasi con tutti.