mercoledì 29 gennaio 2025

Il passato messo a reddito fa una certa tristezza

Ed eccola qui una delle 55 fontane che ha inaugurato Gualtieri. Che a Roma tra aprire porte e inaugurare restauri c'è solo l'imbarazzo della scelta. Cominciata nel 1732, fu infine affidata nel 1759 a Pietro Bracci aiutato da suo figlio Virginio. I due completarono l'opera, che venne inaugurata nel 1762. I lavori furono finanziati per 17.647 scudi. Questi fondi furono in parte raccolti grazie alla reintroduzione del gioco del lotto a Roma.

giovedì 23 gennaio 2025

I danni prodotti dalle persone stupide sono maggiori di quelli causati dalle persone malvagie

Dice così Robert Greene, Ma qui c'è da chiedersi se dietro alla catastrofe californiana ci sia la stupidità oppure la malvagità. Comunque sia una parte di me plaude alla grande pulizia del litorale generata dall'incendio. Era chiaro che tutte quelle case di legno costruite così attaccate prima o poi avrebbero causato qualche casino. Poi penso al grande incendio delle Hawaii del 2023, e la dinamica mi pare la stessa. C'era pure una teoria complottistica che voleva l'incendio innescato dolosamente dagli speculatori statunitensi, la mancanza di acqua negli impianti di spegnimento, i ritardi nell'intervento dei pompieri. 
E adesso invece? A chi diamo la colpa di questo disastro?

sabato 18 gennaio 2025

Barpi-Chillotti - atto finale

I palazzi di villa dei Barpi-Chillotti hanno rappresentato uno dei pilastri della storia sociale ed economica del Borgo dei Pescatori. Sin dal XVI secolo la villa divenne il simbolo del potere dell'oligarchia aristocratica e della ricca borghesia mercantile, per le quali era lo specchio del palazzo padronale: fuori le mura si portavano il lusso e la magnificenza che si vivevano nelle dimore cittadine.


Più di una decina erano le ville sul territorio del Borgo dei Pescatori, un sistema di dimore in parte andate perdute, per la maggior parte oggi in decadenza o destinate ad usi diversi, che però lasciano intravedere, l'opulenza di una famiglia divenuta incredibilmente ricca grazie alle proprie capacità imprenditoriali e politiche.

sabato 11 gennaio 2025

Barpi-Chillotti - memorie di una dinastia


Palazzo Barpi-Chillotti è un edificio probabilmente risalente a fine ‘500 (non si conosce con precisione la data di costruzione), la famiglia si insedia nel tardo ‘500 nel Borgo dei Pescatori con un gruppo di ville destinate alla villeggiatura estiva, tutte caratterizzate dalla struttura architettonica del filone alessiano diffuso dagli allievi.
Secondo una planimetria del 1757 era di proprietà del Magn.co Alessandro Pinelli, assieme ad altri edifici, passati nel corso dell'ottocento alla ditta di confetture Francesco Segalerba & Fratelli, venne poi adibito ad uffici e abitazioni private.

Posta lungo il litorale, la villa presenta un impianto cubico regolare, con caratteristico tetto a padiglione; è costituita da un piano terra con un ammezzato sopra; un piano nobile, anch’esso con un ammezzato sopra; ed un piano sottotetto. La facciata principale, rivolta verso il mare, da cui era lambita e forse anche minacciata di inondamento nei casi di mareggiata se non fosse stata eretta leggermente sopraelevata rispetto all’arenile, è senza terrazze né balconate; ha sette grandi finestre equidistanti. Sopra l’ingresso, spicca lo stemma della famiglia Barpi-Chillotti Pinelli. Anticamente la proprietà era dotata di un ampio terreno, ancora visibile nelle planimetrie del 1773, allora esteso verso monte sino alla strada collinare, coltivato con grande effetto scenografico a giardino all’italiana, orto e frutteto. 
L’apertura della ferrovia e relativa strada carrabile, tagliarono questi terreni che vennero poi invasi da costruzioni industriali della Società Fratelli Segalerba, sconvolgendo la loro naturale bellezza. Lo sbancamento del colle e, negli anni ’80, la costruzione dei grattacieli, hanno rivoluzionato l’insieme, generando uno spiazzante accostamento antico-moderno. 

L’interno del palazzo fu modificato dagli ultimi proprietari, specie il piano nobile adibito ad abitazioni, così come l’ammezzato superiore, al punto che ora è difficile leggere le antiche strutture. Vi erano due ingressi, per offrire continuità a chi entrava, tra l’interno e gli ampi spazi posteriori del giardino. Rimangono indenni lo scalone – in ardesia come da antica consuetudine genovese, a tre rampe disposte a C e sboccante al piano nobile presso la loggia, da tempo non più utilizzata e tamponata – ed in parte le cucine poste nel sottotetto; queste interamente decorate con dipinti che sottintendono cosa poteva esserci di decorativo nelle sale del piano nobile, prima delle ristrutturazioni. 
Il palazzo nel 1963 fu inserito negli edifici protetti e vincolati. Questo atto presumibilmente salvò il palazzo dalla demolizione, ma ne fermò l'utilizzo causandone il progressivo abbandono. Attualmente si presenta in uno stato di completa incuria, con un forte ed evidente degrado, denotato da caduta di calcinacci e simili.

sabato 4 gennaio 2025

Barpi-Chillotti - amabili resti

Qui giace

Maria Madd[alen]a Barpi-Chil[lotti] in Pinelli 

devota figlia di Agostino e Maria Ce[cilia]
da crudele morbo str[appata] all'affetto dei suoi
ad anni 23
il suo ric[ordo] di sposa semplice e onesta 
rimanga vivo nel rimpianto della sua famiglia 
e di quanti la [conobb]ero e l’am[arono]

Resa quasi illeggibile dal tempo e dai passi devoti dei religiosi, questa lastra pavimentale suggerisce poche righe da cui trarre alcune considerazioni.
Forse l'ultima discendente della sua nobile e laboriosa stirpe, possiamo legare la sua scomparsa alla grande peste che devastò la Repubblica due volte nel giro di venticinque anni; nel 1630 e nel 1656 e provocò la morte di più di centomila persone. Gli storici stimano che morirono in media più di mille persone al giorno: una ogni due minuti circa. Numeri impressionanti che lasciarono la Repubblica con il 75% di abitanti in meno. Ed il borgo dei pescatori non fu risparmiato, passando da 4200 anime a poco più di 1000. Altro non sappiamo, essendo il voluminoso carteggio dei Barpi-Chillotti perduto nella devastazione della IIGM. Ipotizziamo perciò che alla morte di Maddalena, l'immenso patrimonio di ville familiari all'epoca ancora esistenti, finisca in eredità ai Pinelli.