domenica 27 febbraio 2022

Argomenti piccanti

Eccola qui, la salsa della Lien Ying, che produce una linea di condimenti per ogni necessità etnica. Questa credo sia una versione per occidentali distratti, perché ricordavo il wasabi molto più piccante. Quella che ho assaggiato al sushi-si era una sorta di polvere da sparo in pasta. Non avrei mai sognato di acquistarla sino a quando mi sono accorto che mi piace anche su altre pietanze oltre al sushi. 
L'ho mescolata con la salsa di soia per renderla più liquida, anche se alcuni siti sconsigliano di farlo, ho provato anche con un filo d'olio di oliva per farne una crema. La trovo ottima sulle verdure bollite, tipo per condire patate e carote, e sulle zucchine è spettacolare, ottimo abbinamento anche con la ratatouille. Si sposa bene anche con la carne, tipo hamburger o lonza, messa in padella e mescolata con il sughetto di cottura. Devo ancora provarla sul pollo alla piastra. Insomma mi aspetto grandi cose da questa scoperta. 
Oltre questo conto di proseguire la mia scoperta dei sapori nipponici con una serie di cene alla nuova trattoria giapponese, che da poco ha aperto in città, basta con i soliti sushi dal sapore turistico, oramai hanno stancato. Mi aspetto il real japanese food, nell'atmosfera rustica delle peggiori trattorie di Tokyo, e poi sono curioso di assaggiare il ramen.

venerdì 25 febbraio 2022

Lo spazio tempo è curvo, e forse viviamo tutti nel passato

Me lo stavo chiedendo mentre ascoltavo le notizie alla radio di regime, poi ho selezionato un programma di canzonette per sistemarmi l'umore. La tv di regime invece è stata rottamata nel 2012 in onore del passaggio al digitale, quindi da quel lato sono immune a certe cazzate al circo mediatico. Ma non era di questo che volevo parlare... mi basta il web per scorgere notizie che non mi piacciono, ma soprattutto per scoprire che la risposta degli Stati è sempre la stessa, inefficace ma di maniera. Insomma pagina 77 del manuale del bravo capo di Stato. Il nostro invece dopo la rielezione deve essere tornato in naftalina. Quindi...

La Russia dichiara guerra? 🔫 Sanzioni!
(Se socchiudete la finestra potrete sentire la pernacchia di Putin all'UE). Utilità? nessuna! tranne l'aumento di tutto l'aumentabile in caso di conflitto, come energia e alimentari.

Morti sul lavoro? 🔧 Sciopero!
Utilità? nessuna! ma fa tanto sindacato impegnato a proteggere i diritti dei lavoratori.

Per la Pace? 🐦 Scendiamo in piazza con i cartelli e le bandiere arcobaleno. Utilità? nessuna! come per i novax, ma serve come valvola di sfogo alle tensioni sociali e ai repressi. Sperando che qualche bomba intelligente non colpisca un deposito di scorie radioattive (ebbene sì, a Chernobyl hanno ancora queste romanticherie), allora resteremo in casa per non contaminarci come nell'86.

Nel frattempo nella Genova verticale-fatta-a-scale-chi-le-scende-e-chi-le-sale, il palazzo di fronte ritrova le decorazioni ottocentesche, e pare sia l'unica nota degna di essere riportata, perché anche sul fronte Covid le notizie non sono poi così confortanti.

Ma nel mio personalissimo spazio tempo mi dedicherò a scorgere la crescita delle piante sul balcone, a vivere tenacemente nel presente, ma un presente ad usum delphini, o come lo definisce Saputella, vissuto nella felicità dell'inconsapevolezza delle cose, che pare l'unico modo per proseguire senza troppi scossoni, e poi sfanculare chi pensa troppo al futuro. Poi che altro? boicottate la Russia, il caviale del Volga, la smetana, il kvas e la vodka, i vareniki, le matriosca, la balalaika, le prostitute russe, le icone, i colbacchi e poi spegnere il gas; anche per risparmiare.

domenica 20 febbraio 2022

Non ho più l'età per star fuori dai locali

Le discoteche hanno riaperto, e quindi dovevamo celebrare l'evento con un paio di giri sul dancefloor. Così è ripresa anche la complicata vita sentimentale di Vanessa, complessa più di quanto lei stessa riesca ad immaginare. Al sabato sera andiamo a ballare con il suo ragazzo il tipo che frequenta in questo periodo, e lui non la molla un attimo e le sbava dietro perché si conoscono da poco e lei non gliel'ha ancora data.
Mai al primo appuntamento, dice Vanessa. E si sfrange perché lui è troppo appiccicoso. Certe ragazze sono troppo all'antica, secondo me, e se dopo il primo appuntamento non lo vedi più? Che senso ha abbordare un bonazzo se poi non ci scopi? Ogni lasciato è perso, le ricordo e poi che sarà mai, vuoi mettere la bellezza di farsi una scopata alla BruttaEva con un (quasi) perfetto sconosciuto?
Ma lo stereotipo della santa in piazza resiste. Altro che parità dei sessi.

In ogni caso la questione di sabato era: sganciarsi dal bonazzo per andare nel locale accanto dove la stava aspettando la sua ragazza la tipa che frequenta in questo periodo. A me piace che Vanessa viva in modo disinibito la sua bisessualità, a patto che questo non porti dei problemi. Tenere a bada un giovane etero con gli ormoni in subbuglio e due mojito in corpo non è mica una cosa semplice. Tuttavia con l'aiuto del Dotto potevamo anche farcela. Ed avevamo pronte una serie di tattiche diversive perfette per la classica domanda: dov'è Vanessa?

E' uscita a fumare - vieni balliamo!
E' andata in bagno con Stella - vieni prendiamoci da bere.
Era qui un minuto fa - andiamo a cercarla.
Ti stava cercando, non l'hai vista?

Con questa strategia e qualche bugia di Vanessa, tipo: amore, sono andata in auto a prendere le sigarette - la maglia che avevo freddo - il cellulare si è scaricato - non ho sentito la suoneria - parlavo con un'amica ed ho perso la cognizione del tempo - ho incontrato un collega - pensavo mi avessero rubato la borsa, si può andare avanti per un paio di serate.
Insomma se uno è davvero innamorato, o qualcosa del genere, se le beve tutte. 
Funziona.
La cosa divertente della faccenda è che alla ricomparsa di Vanessa tra noi, nell'altro locale le amichette saffiche avrebbero inscenato una recita esattamente simmetrica alla nostra. 
Magari con la stessa colonna sonora... fottitene e balla!

mercoledì 16 febbraio 2022

Notizie dal Paese dei Balocchi - Le cose sono molto più complicate di quello che sembra

"Alle primarie e alle medie è emersa dagli scrutini del secondo quadrimestre una incapacità espositiva nella produzione orale e scritta. C’è stato un abbassamento molto forte dei livelli. Quest’anno in terza media sarà reintrodotta la prova scritta di italiano. Non so come i ragazzi che non sono più abituati si cimenteranno con un testo argomentativo".

"Tante insufficienze in matematica, infatti attiveremo corsi di recupero mirati. E soprattutto grossissimi disagi per gli stranieri, che sono il 45,6% della popolazione scolastica. Abbiamo dovuto attivare tantissimi piani didattici personalizzati, ovvero semplificazioni delle programmazioni con obiettivi minimi". 

"gli insegnanti hanno pure notato che i bambini delle elementari spessissimo, anche in quinta, non conoscono la differenza tra destra e sinistra, sono goffi, scoordinati sul dove andare. Terribile. Questo mi ha lasciato perplessa. Cosa sta succedendo? Possibile che siano tutti in questa situazione? Inoltre, sulla valutazione artistica alla primaria abbiamo riscontrato che non sanno disegnare, non sanno suddividere un foglio, tenere la matita, organizzare il lavoro all’interno di un foglio”.

Questo e molto altro si può leggere nella sconfortante intervista alla preside di un istituto comprensivo romano.

Tuttavia ho come l'impressione che l'articolo scopra l'acqua calda, perché l'argomento è oggetto di indagine da diversi anni; allarmi lanciati da docenti e presidi che faticano a trovare soluzioni valide. Come mai?
Forse perché c'è una vasta fascia di professori-maestri-giornalisti-tecnici-politici-addetti ai lavori, (Attenzione: uso del maschile inclusivo) per cui l'importante è parlare del problema. Parlarne mica risolverlo! insomma chiacchiere.
O forse perché lo tsunami di imbecillità è già così esteso che non è possibile porvi rimedio e quindi si annaspa? Io sono davvero preoccupato per queste considerazioni, sullo stato della scuola pubblica, ma ancora di più sullo stato di cervelli che invece di funzionare vanno in corto circuito senza apparente possibilità di ripresa.

Tuttavia le preoccupazioni di questa preside non dovrebbero coinvolgere solo gli studenti, sarà anche vero che avendo in classe un 45% di studenti stranieri sia più complesso mantenere un buon livello di istruzione generale, ma le famiglie di questi alunni dove sono? tutto il retro-dopo-fuori scuola che dovrebbe collaborare all'educazione dei figli, dov'è finito?

Passi la famiglia immigrata che non ha le competenze per assistere un figlio che si confronta con una cultura totalmente nuova e sconosciuta per gli stessi genitori, ma il restante 55% con figli di italiani veraci, cosa sta combinando?

Chiaramente quest'ondata di ignoranti fatti e finiti arriverà ben oltre i confini della primaria, approderà nei licei, nelle università, nelle scuole di specializzazione e a seguire nelle istituzioni, nelle imprese, nelle fabbriche, nei ministeri, tra il personale tecnico, medico, scientifico, alle poste, nei negozi, circolerà per strada e chissà dove altro riuscirà a filtrare. Avremo immensi eserciti di ebeti, e forse lo diventeremo noi stessi, sempre che non lo siamo già senza saperlo.

Mi chiedo: quanti ostacoli/esami/test verranno abbassati per farli passare? quanto scenderà il livello delle prove, da scritte a orali o basta il pensiero, la qualità degli esami e degli insegnanti e quindi degli studenti, cola a picco solo per poter liberare le classi da questo immenso stuolo di citrulli che la scuola pubblica non riesce più a gestire.

Così arriveranno (in realtà sono già arrivate) le 'costose' scuole private, quelle a gestione vaticana per capirci, pregne di valori e di competenze utili per facilitare l'uscita dei cervelli verso Paesi meglio preparati all'intelligenza. Troppo cinica questa conclusione? Se invece preferite la sintesi di uno scrittore...

La metà degli italiani è semi analfabeta e basa le proprie convinzioni solo sulla televisione.

(2016 - A. Camilleri)

martedì 15 febbraio 2022

Quando scrivere è meglio di un vaffanculo

Tra i vari luoghi comuni in cui spesso inciampo, quello del 'perdono' è uno dei punti più delicati. Chi perdona è nobile d'animo, perché il perdono è la cessazione del sentimento di risentimento nei confronti di un'altra persona; è quindi un gesto umanitario con cui, vincendo il rancore, si rinuncia a ogni vendetta. Per estensione, ha il valore d'indulgenza verso le debolezze altrui, oppure di commiserazione o di benevolenza.
Ma chi dice che il perdono è qualcosa di garantito? 
La Fallaci scrisse questa lettera al collega giornalista Jacoviello in risposta alle sue scuse per averla offesa.
La trovo illuminante.

Caro Jacoviello,
chiedere scusa, come tu hai fatto, quando si ha torto, è sempre nobile. E non molti ne sono capaci, non molti ne hanno il coraggio. Però devo dirti ciò che dirò e, se non lo facessi, mentirei non solo a te ma a me stessa.
Io non so perdonare. Né perdonare né dimenticare. È uno dei miei più grandi limiti forse, e il più lugubre. E meno che mai so perdonare quando una ferita mi è stata inferta da persone dalle quali mi aspettavo affetto, tenerezza, o sulle quali mi facevo illusioni positive. Ciò non significa, naturalmente, ch'io dichiari guerra o resti in guerra con coloro che mi hanno ferito, offeso. Significa che quelle persone le liquido. Le cancello dai miei pensieri, dalla mia vita. Se le incontro per strada le saluto, in alcuni casi ci scambio una parola, ma dentro di me è come se mi rivolgessi a un'ombra. Esse non esistono più.
In questi ultimi due anni, cioè da quando la morte e il dolore si sono abbattuti su di me indurendomi, ho liquidato più persone che in tutta la mia vita. Non v'è uomo o donna colpevole verso di me che non sia finito nella Siberia dei miei sentimenti.
Hai perfettamente ragione a chiudere la tua lettera dicendo che chi non sa perdonare condanna sé stesso alla solitudine. Però hai torto a ritenere che tale «condanna» sia per tutti insopportabile. E dimentichi il proverbio che dice: «Meglio soli che male accompagnati». Non sempre la solitudine è una prigione. A volte, per alcuni, è una conquista che difende da ulteriori ferite ed offese. Solo i deboli e i poveri di spirito hanno paura della solitudine e si annoiano a stare soli. Io non sono debole. Sono molto forte, e durissima ormai. Non sono neanche povera di spirito. Quindi non ho paura della solitudine.
Tutte le volte che ti ho visto mi hai raccontato antichi insulti scritti i pensati. E tutte le volte che ti ho visto è stato come ricevere una coltellata nel cuore. Mi ha colto una nausea che solo la mia capacità di controllo è riuscita a nascondere o a vestire con gli abiti dell'indignazione. È probabile che la tua coscienza si senta lavata dal fatto di avermi confessato quegli antichi insulti scritti o pensati. Ma io non credo che confessare un peccato equivalga a cancellare il peccato. Quel concetto cattolico, anzi cristiano, mi ha sempre inorridito. I peccati commessi restano peccati commessi e niente può cancellarli: né Dio, né il diavolo, né gli uomini, né una sfilata di pater e di ave-maria detti per penitenza. Ecco perché non riesco a perdonare. Non voglio.
Ciò è spietato? Sono tanto spietata con me stessa che non vedo perché dovrei essere dolce con gli altri. Il massimo ch'io possa consentirmi è rispondere in modo esteso a chi mi ha scritto in modo esteso. Spiegarmi a chi mi ha spiegato. Ed è molto. Tu sei l'unica persona fra le decine che ho liquidato, esiliato nella Siberia dei sentimenti, cui abbia detto no con una lettera e non col silenzio. Di solito oppongo un silenzio di pietra. Quello che seguirà a questa lettera.
E così farò, sempre, in tutte le circostanze della vita, con tutti coloro che tentano di impormi una prepotenza. E non cederò, mai. Mai. E guai a chi si permette o si è permesso o si permetterà di mettere in dubbio la mia onestà professionale e personale: che poi sono, ovvio, la medesima cosa.
Ora mi è più facile dirti addio.
Peccato. Ma addio.
Oriana Fallaci

sabato 12 febbraio 2022

Viaggio nella città del marmo

“Genova è la città del marmo. In nessuna parte d’Italia, né del mondo, si è usata tanto, sino all’abuso, questa pietra, preziosa e carissima in altri paesi, ma qui trattata col disprezzo dell’abbondanza fino al punto da servire molte volte per acciottolare le strade”.


Questo scrive Vincente Blasco Ibanez nel 1896, dopo aver visitato la città. Cosa potesse averlo colpito a tal punto lo si può soltanto immaginare, perché all'epoca non erano solo i palazzi e le chiese ad essere ricoperte di marmo. Un'opulenza che aveva poco da spartire con la proverbiale parsimonia dei genovesi. Tuttavia gli esempi in merito sono moltissimi, uno di essi è rappresentato dalle Terrazze.
Le terrazze di marmo, erano un lungo passeggio balaustrato, vista mare e porto da un lato, vista città antica dall'altro; voluto e finanziato per la quasi totalità, dalle casse comunali. Costruzione molto alla moda ed esageratamente elegante, impiegava 5330 metri quadrati di marmo bianco di Carrara. Il costo fu di 8 milioni di lire dell'epoca (1835) corrispondenti a circa 43 milioni di euro attuali, con un costo al metro di centomila euro; insomma non propriamente un'economia. L'opera tuttavia durò pochissimo, e già dopo 40 anni dalla costruzione si decideva di smantellarla per necessità di spazio e per snellire la viabilità cittadina. 

Ancora una volta quindi, il pensiero di Ibanez trova conferma, il disprezzo dell'abbondanza sembra proprio la causa di moltissimi sprechi a cui assistiamo da quel 1896 in poi.

giovedì 10 febbraio 2022

Sono solo le azioni che contano

 Per quelle veniamo giudicati. 

Da chi? da domineddio direbbe ZiaAnna, notoriamente bigotta, dagli uomini (maschile inclusivo) direbbe CuginaVale sommariamente agnostica. Ma chi se ne frega! dico io che sono in fase futtitinni.

Quindi l'altro giorno mentre ero intento a staccare la plastica dalla finestrella di una busta per poi differenziare il tutto correttamente, mi sono chiesto se era davvero davvero necessario perdere tutto quel tempo; perché chi fa le buste non ci pensa lui a fare delle finestrelle separabili?

Perché devo pensarci io a smaltire correttamente quello che altri producono fregandosene? ci perdo tempo e devo pure sentirmi in colpa se non lo faccio!
Insomma... e togli l'etichetta dal barattolo dei pomodori e il tappo di metallo dalla bottiglia di vetro, compatta la plastica per ridurne il volume, separa l'umido. E che palle!

A breve giro ho fatto una ricerca in rete per capire come funziona nel resto del mondo, ed ho scoperto che il resto del mondo, non tutto ma una buona parte, SE NE FOTTE!
Sì, se ne fotte dell'etichetta di plastica sulla busta, della carta sul barattolo dei pelati e perfino omette di schiacciare la bottiglia prima di buttarla. Ci sono milioni e milioni di persone che SE NE FOTTONO  di separare i loro rifiuti e perfino di buttarli così come sono in un bidone di colore qualsiasi. Quindi ecco:

1° Caso - i turisti di Manali, nella zona di Himachal Pradesh, in due mesi hanno trasformato la bucolica collina in una discarica. I residenti non hanno apprezzato e cercano di correre ai ripari. Troppo lontana l'India di Scoiattolina (beautiful blog) per le nostre coscienze ambientaliste?


2° Caso - Ecco allora il fiume di spazzatura che raccoglie le discariche abusive di Serbia, Montenegro e Bosnia Erzegovina. Decisamente più sotto casa; ma attenti, perché il video è roba per stomaci forti.


3° Caso - Poi per cercare qualcosa davvero a portata di mano, ecco qualche notizia sulla Terra dei Fuochi o sui rifiuti radioattivi nel Mar Jonio. Per approfondire poi basta fare un giro nelle campagne attorno a casa per avere un'idea ben precisa di come gira la questione.

4° Caso - Quindi ecco il mio giro nelle campagne attorno casa, l'ennesimo esempio, non unico da queste parti. Il Comune è costretto a spendere ben 175mila euro per ripulire un tratto di bosco in cui gli abitanti gettano la spazzatura. Ulteriori approfondimenti può farli chiunque... io non ho tempo, devo andare a staccare i coperchi dai vasetti dello yogurt.

5° Caso - Mancherebbe la quinta notizia per completare la solita cinquina, ma siccome sono pigro lascio perdere, in fondo già le prime quattro bastano a sconfortarmi.

martedì 8 febbraio 2022

Quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande

Che è all'incirca quello accaduto negli ultimi due anni. Mentre l'Italia si avvicina a quota 150mila decessi per Covid a botte di 300 al giorno, sono andato a fare la terza dose... o booster, come dicono gli introdotti. Sarà che ero già infastidito per tutta una serie di altre faccende, ma a questo giro stavo per diventare no vax e sì vaff.

Quindi è andata così, ho prenotato on line, seguendo delle indicazioni che dicevano di far passare sei mesi dall'ultima vaccinazione. Faccio i conti e trovo luogo e orario congeniali. Poteva finire lì, ma non ho tenuto conto di essere in Italia, paese del potrebbe e del forse, dove ogni regola è interpretabile e mai certa, di conseguenza mutabile a discrezione. Quindi mi chiamano per anticipare la data, perché il dottore non può in quel giorno. Verrebbe da chiedersi a cosa serve il calendario delle disponibilità se poi non c'è il medico, ma facciamo finta che il dottore abbia avuto un impedimento improvviso e quindi eccoci qui, a due settimane dal giorno concordato ad anticipare. A quando? ma fra tre giorni, dice allegro il tipo al telefono.

Io penso ad una disponibilità da just eat, come non avessi un cazzo da fare; comunque visto che stiamo parlando di un obbligo ecco, la prossima settimana va bene, mica fra tre giorni. Tutto ok e amici come prima.

Poi arriva il giorno, e mi chiamano di nuovo al mattino: Buongiorno signor Pier, lei è prenotato per oggi alle 12e30, ma non è che potrebbe passare prima? tipo alle 9e30?

- Eh no guardi... se potevo alle 9e30 mi prenotavo alle 9e30, ma siccome posso alle 12e30 mi sono prenotato per le 12e30. Mi rendo conto che è un concetto difficile da comprendere se non si è nati nel paese degli orologi a cucù. Tuttavia faccia uno sforzo mentale e mi venga incontro.
...mi spiace ma non riesco ad anticipare così all'ultimo momento.

- Capisco, allora la aspettiamo alle 12e30. Arrivederci

Quindi alle 12e31 eccomi seduto sulla seggiolina dell'ambulatorio, per rispondere alle solite domande, scrivere sul modulo dati che dovrebbero già avere e tutta una serie di personalissimi fastidi collaterali, tipo le siringhe con l'ago. A me mettono sempre una certa apprensione tutti quegli aghi; sarà perché quando ero piccolo mia madre mi aveva fatto credere che le siringhe non avevano ago, in realtà lei lo toglieva e lo teneva nascosto e poi zak uno schiaffetto sul culetto e PIC Indolor. La cosa aveva funzionato benissimo sino a quando mi avevano operato di tonsille ed avevo scoperto la verità, ed era stato deludente come scoprire che Babbo Natale non esiste. 
Sì perché a me sapere di siringhe senza l'ago mi tranquillizzava molto, informazione confermata pure dalle siringhe del Dottor McCoy che lavorava sull'Uss Enterprise NCC-1701 (nel 2266) e si vedeva benissimo che non esisteva l'ago nemmeno nelle sue siringhe.

Insomma mentre controllavo il calendario delle visite alla mia destra, l'abile medico condotto faceva il suo a sinistra, poi metteva il cerotto e mi spediva in sala d'attesa per i soliti 15 minuti di possibilità infarto.

Così ero lì in sala, seduto a pensare se avrei avuto materiale per un post prima di morire, magari anche dopo visto che mi attendevano 24 ore di possibile febbre e fastidi collaterali. Faccio un post se sopravvivo, e rimuginavo alla possibilità di prendere l'aspirina effervescente, o qualcosa di preventivo tipo una mezza boccia di Mirto Zedda Piras o altro succedaneo, per alleviare la sofferenza.

Poi mi son detto: e se me ne andassi? invece di tornare in ufficio prendo permesso e vado a farmi un giro. In fondo siamo in Italia, il paese pizza, spaghetti e mandolino, mica quello degli orologi a cucù, quindi chiamo la segretaria e le dico: segnami permesso che oggi pomeriggio non ci sono e domani ho ferie. Così sono andato a guardare il mare e se domani il booster fatto dal medico condotto con una siringa con l'ago mi ha steso ed ho le allucinazioni da febbre e Zedda Piras me lo sogno anche.
Poi per concludere ho anche elaborato un mezzo pensiero serio sulla situazione: andrà tutto bene.

Non ne siamo usciti migliori,
ma almeno ci siamo fatti un’idea più precisa
di chi sono i peggiori.

domenica 6 febbraio 2022

E' il passato che regola i conti

Questa chiesa è di proprietà del Comune di Genova, quando questo passaggio sia avvenuto non ho avuto modo di scoprirlo, forse durante le soppressioni napoleoniche nel 1810 o forse durante quelle sabaude del 1861, in ogni caso la lunga storia della chiesa non ha mai smesso di scorrere e riservare sorprese. Non è una delle mie preferite, troppo oro, troppi colori, troppo barocco; uno sfarzo sopravvissuto ai ritocchi bellici e perfino all'immane saccheggio di opere d'arte che fece seguito alla distruzione di musei e palazzi; evento che non risparmiò nemmeno le chiese. Una cosa nota già al tempo e risultato di ogni conflitto, che gli storici più cauti chiamano: "dispersioni legate alla situazione generale della città sotto l’effetto delle bombe"; ed è risaputo come reagiscano male alle bombe le città d'arte italiane. Invece quanto sia realmente scomparso in quelle dispersioni non è dato saperlo e forse meglio così, tuttavia questa volta qualcosa torna indietro, e torna al suo posto.

Tommaso Gentile e Ginetta Pinelli
Finalmente una bella notizia! Mi sono detto.
Salvate miracolosamente dalle macerie da mani amorevoli o forse furbescamente sottratti da mani rapaci, insomma per lucro o amore dell'arte poco importa, quello che conta è che le due sculture, due busti in marmo, sono sopravvissute intatte e tornano al loro posto, o meglio ci torneranno dopo un periodo di esposizione al museo civico. Torneranno esattamente dove le avevano sistemate i committenti che nel 1679 le fecero scolpire quale completamento della loro cappella funeraria.

venerdì 4 febbraio 2022

Qui i pettegolezzi si propagano come incendi

L'Italia si divide con una certa precisione tra chi capisce e chi no e questo si vede bene un po' ovunque, dai seggi elettorali, alle Camere romane, agli hub vaccinali, perfino nei bar e nelle piazze è possibile percepire questa frattura. Spesso è l'esempio particolare che dettaglia il generale andazzo da cui pare non si riesca ad uscire. 

E' un mondicchio di sorrisini, di "non sono razzista/sessista/omofobo ma...", della battutina idiota anche se non cattiva, della leggerezza dei commenti da caserma, dell'imbecillità, dei comportamenti sciatti, che sono la punta dell'iceberg di un universo di superficialità costruito ad arte e con un certo impegno da una classe politica occupata solo a ricavarsi privilegi. Nella fiera della cultura al ribasso, entrano a tutto diritto i mezzi d'informazione, infestati da stuoli di pennivendoli mediocri, capaci di montare casi giornalistici dal più banale fatto di cronaca, di creare la polemica là dove non c'è, abili a far finire in caciara ogni dibattito e confronto, con il solo risultato di sviare l'attenzione dalle cose realmente importanti, regolarmente accantonate e disattese.

Ogni tanto questo mondicchio emerge prepotente, con regolari appuntamenti mondani, organizza eventi, promette cambiamenti, appellandosi ad un revisionismo fasullo e pericoloso, credendo pure di far cultura, di risolvere in qualche modo tutte, o gran parte, delle secolari magagne che affliggono se non la Repubblica, che è istituzione giovane, gli italiani, che sono popolo antico e come tale affetto dalle peggiori piaghe. A tutti quei prodi, rispondo con una frase:

Semplicemente, non è possibile!

mercoledì 2 febbraio 2022

Quota cento?! chi offre di più? 🔨 aggiudicata al signore là in fondo

Delicatezza è andato in pensione, per il suo ultimo giorno di lavoro ha organizzato un aperitivo nella sala riunioni, quella grande, con salatini e bollicine; tutto a sue spese, ha fatto osservare la segretaria del terzo che ci tiene a puntualizzare queste cose. 
Grandi assenti i capi tutti, indipendentemente dal piano di appartenenza, forse per accordo segreto, il blocco granitico degli agè dell'epoca dei dinosauri da posto fisso è scomparso pochi attimi prima dell'apertura del catering. Non si sa bene se fossero assenti per scaramanzia o insofferenza verso l'auto-festeggiato, oppure abbiano temuto l'impatto dell'asteroide Inps; in ogni caso nessuno ha sentito la mancanza, principalmente perché in quel modo c'erano più hors-d'oeuvre da spartire.
A seguire per le donne dell'ufficio e solo per loro, è comparsa una rosa rossa, poi sgomitini e volemosebbene. Un quadretto di melassa in cui qualcun* è riuscit* pure a fare un selfie a peritura memoria. Per fortuna i tempi erano stretti, il periodo austero e la commediola è durata una ventina di minuti, con gran sollievo nostro, quelli dell'ultim'ora, che del pensionando, tra ferie, permessi e malattie (vere o presunte) abbiamo sempre e solo scorto una scrivania semiabbandonata.

Il portinaio è passato per controllare, ed ha subito commentato: oggi è il primo giorno che lo vedo arrivare in orario... aggiungendo poi una serie di squisiti aneddoti che entreranno di tutto diritto nelle leggende aziendali. E quindi...

1) quelle volte (più di una) in cui l'auto di servizio veniva usata per portare la segretaria del quarto a Recco per l'immancabile pausa pranzo con focaccia, (e sveltina) per poi rientrare e lasciarla  all'ispettore di turno (l'auto non la segretaria), in riserva.

2) quella volta che ottenne un (cospicuo) finanziamento a fondo perduto per l'attività imprenditoriale dell'ex moglie, così non dovette pagare gli alimenti.

3) quella volta che un marito geloso venne a cercarlo in ufficio minacciando di spaccargli la faccia, mentre lui svicolava dall'entrata di servizio.

4) tutte quelle volte che non faceva un cazzo ma lo faceva benissimo e nessuno trovava da dire perché era meglio non lavorasse che rimediare ai suoi casini.

Così salutammo Delicatezza, dotato di fascino, patente nautica e brevetto di equitazione Fise, utile anche per saltare la cavallina o come disse il Boccaccio: correr le giumente.