venerdì 27 gennaio 2023

Italiani brava gente? ma manco per il cazzo

Il 16 ottobre 1943 alle 5:15 del mattino, la Gestapo con la collaborazione dei funzionari del regime fascista, rastrella gli ebrei nel ghetto di Roma e in aree adiacenti della città.
1023 ebrei romani, tra cui uomini, donne, bambini, vecchi e ammalati, sono trasportati e rinchiusi per due giorni al Collegio militare di via della Lungara. 
Il 18 ottobre vengono caricati su 28 carri merci con destinazione Auschwitz. Un fonogramma della Questura di Roma informa che il treno è regolarmente partito dalla Stazione di Tiburtina in direzione Brennero, dimostrando che le autorità italiane erano a conoscenza della deportazione.


Sopravvivono in 16, tra cui solo una donna: Settimia Spizzichino.


Nel frattempo in Francia – Jean Samuel, ventenne ed esperto di documenti falsi, veniva arrestato e caricato sul "treno della morte", partito da Compiègne il 2 luglio 1944 per Dachau. 

Sopravvissuto alla deportazione, oggi all'età di 98 anni Monsieur Jean ci racconta quel periodo con una serenità davvero rara, e da ultimo combattente per la resistenza dice:

"Ho lasciato Dachau, ma Dachau non mi ha mai lasciato"


E poi una storia tutta genovese...

martedì 24 gennaio 2023

Se non avete pane, mangiate brioches

In buona sostanza sarebbe stata questa la frase che portò i rivoluzionari a desiderare di ghigliottinare l'austriaca. Oggi le cose sono cambiate, ma a quanto pare le panetterie francesi scontano la crisi energetica peggio di chiunque altro, e presto non ci sarà pane e nemmeno brioches e nessun nobile a cui dare la colpa. 
Ignoro la situazione in Italia, semplicemente perché di video come questo non ne ho trovati, quindi posso solo pensare a qualche paragone di bollette che passano dai 3000 euro mensili a 30mila. E non saranno certo gli aiuti dello stato o l'aumento di dieci centesimi sulla baguette a risolvere la faccenda, visto che più di un panettiere sta valutando la chiusura o pensa di cambiar mestiere.


Tuttavia, sempre in Francia, c'è chi non ha lasciato la via vecchia per la nuova, e prosegue a cuocere il pane nel forno a legna. Risparmiando non solo in energia, ma anche in tutti quegli 'accessori costosi' che piacciono tanto al mondo del commercio produci-consuma-crepa.

sabato 21 gennaio 2023

Le avventure di un genovese in Giappone

Edoardo Chiossone oggi avrebbe compiuto 190 anni, e chiaramente di lui nessuno si ricorderebbe se non avesse lasciato in eredità al Comune di Genova la sua cospicua collezione di oggetti giapponesi; alcuni di essi sono visibili nel museo che prende il suo nome, che è diventato negli anni il punto di riferimento per gli amanti del genere. A dare la svolta alla collezione è stato il riallestimento dopo gli eventi bellici, (primo museo italiano realizzato a spese di una pubblica amministrazione nel dopoguerra), che ha permesso di creare un ambiente fatto su misura per valorizzare le opere da esporre.

Un capitolo a parte meriterebbero le stampe giapponesi, che per la loro fragilità escono dai depositi solo in occasione di eventi particolari. La leggenda vuole che la ricca raccolta iniziò per puro caso, quando per imballare le porcellane per il trasporto a Genova, non si trovò di meglio.

martedì 17 gennaio 2023

Pensavo andasse tutto bene! è proprio questo l'inganno della borghesia

 Il Pelato della stanza 28 è entrato in azienda grazie al padre, amico del Rettore e di altri personaggi influenti, utilizzando un bando di concorso accortamente 'pubblicizzato' con tempi stretti e nei giusti canali per tener fuori il più alto numero di aspiranti, condito con requisiti tali da essere quasi confezionato su misura per le competenze del PelatoAveva funzionato, e perfino la commissione farlocca intervenuta per quella farsa ci aveva creduto, era davvero il candidato ideale. Poi era uscita la graduatoria, tutto nel rispetto delle regole s'intende, e nessuno ebbe da ridire, ma anzi sin dai primi giorni di lavoro iniziò una sorta di ossequioso rispetto; aveva il cognome giusto nel posto giusto. Era una di quelle assunzioni 'finché morte non vi separi'.

Brichetto, della stanza 34, invece aveva la raccomandazione di un politico del momento, ed era stato il primo della sua generazione ad ottenere un contratto a tempo indeterminato, dopo un ridicolo periodo di prova. Ed era così che funzionava, il raccomandante più influente piazzava meglio il suo protetto. Per rischiare il licenziamento bisogna almeno uccidere l'amministratore delegato. E per salire di grado basta l'anzianità di servizio.

In questa sorta di lotteria del posto fisso, io, Abe e LaSte eravamo in tremendo ritardo e assolutamente impreparati all'ambiente che ci avrebbe accolto. Approdai alla stanza 34, l'ultima del terzo piano, dove mi attendeva una scrivania senza telefono, un pc degno di un museo, il resto era talmente antiquato che quasi faceva il giro e diventava design vintage. Abe alla 28, secondo piano, corridoio dopo l'ascensore, stanza 8 non se la passava meglio. Ero indietro di almeno due anni a leccare culi di dirigenti rispetto a tutti i miei colleghi di stanza, inoltre non avevamo nemmeno i cognomi giusti, quindi non potevamo competere e questo li faceva star tranquilli, così diventammo simpatici. Non eravamo pericolosi. Quanto a LaSte era donna, ed alla prima gravidanza sarebbe stata lasciata a casa, come l'ultimo anello della catena alimentare. Tuttavia eravamo ottimisti, e lucidavamo i rinnovi dei nostri contratti con la convinzione che prima o poi qualcuno si sarebbe accorto della nostra capacità. 

Che ingenui!

Quanto a leccare culi Abe ci provava con alterne fortune, esibiva un giacca-cravatta d'ordinanza e mai si sarebbe sognato di arrivare vestito differentemente. Io non ero capace, semmai all'opposto, avevo lo spiccato senso del rompicoglioni, un po' come a scuola, diligente ma indisciplinato. Ero il classico saputello da cose fatte nel rispetto della normativa vigente, e più passava il tempo, più ero certo della mia impressione, e cioè che fossimo (tutti) in una specie di serraglio, in cui solo i fedelissimi potevano ambire alla prigionia perpetua, con i privilegi che essa avrebbe comportato: buoni pasto, orario flessibile, auto aziendale, posteggio, permessi pagati, quattordicesima, premi di produzione. Ma comunque immersi nella mediocrità di una dirigenza impegnata a fare altro.

Il Pelato non sa fare il suo lavoro, o forse non ne ha voglia, questo non si è mai capito. In ogni caso lo svolge con neghittosa imperizia e così la maggior parte dei suoi sottoposti, impegnati a sistemare rogne, fanno e rifanno quello per cui lui è pagato, ma non devono dare nell'occhio. Poi per giustificare l'assegnazione del premio di produzione, arrivano i cavalli da corsa, cosa che permette di spendere qualche euro in campo sociale, grazie agli accordi con la cooperativa che fornisce il personale.

Per sopravvivere ho le mie tattiche, circolo sempre con una cartellina in mano, e la penna nell'altra, è una ammuina utilissima in caso incontrassi qualche dirigente. Dentro tengo fogli, fotocopie, fatture e qualcosa da portare al trituratore di documenti. LaSte quando vuole andare in bagno a piangere invece si trascina dietro un faldone da portare in archivio, cosa che le permette un margine di 10/15 minuti di assenza durante i quali si sfoga, consuma mentine e ritocca il mascara.

Abe invece nulla, non ha malizie se non dire che esce per andare in bagno, ed io non gli dirò mai che la cartellina che ho con me è finta e quando gli dico: scendo in sala fotocopie - in realtà svolto in portineria a ritirare la posta e farmi un caffè con Riccardo il portinaio.

Quando ho capito che non sono nel posto giusto? il giorno in cui il capo settore mi ha ripreso perché vado a pranzo con la segretaria, tra le 12 e le 13. La considero una collega e siccome pranza sempre da sola, o con qualche stagista ho pensato di farle compagnia, inoltre si fanno discorsi decisamente più interessanti. Ma c'era una regola non scritta, le segretarie, uscieri, stagisti pranzano alle 12. Impiegati, quadri e dirigenti, alle 13. Amministratori delegati, ospiti illustri, vice e presidenti a vario titolo alle 14. La distinzione è piramidale e le caste rigidamente compartimentate.

A me la cosa ha dato parecchio fastidio, principalmente perché qualcuno mi stava dicendo come comportarmi fuori dall'orario di lavoro, e lo diceva con un tono che mi è piaciuto poco. Così ora vado a pranzo solo con Abe e LaSte, alle 12e40, in un baretto fuorimano frequentato da pochi turisti e dal personale di un albergo. Questo ha messo tutti calmi, ci danno degli snob, ma poco importa, noi ci sentiamo come la Svizzera, neutrali.

venerdì 13 gennaio 2023

Gennaio mette ai monti la parrucca

Queste potrebbero sembrare delle fantasiose decorazioni natalizie da appendere all'albero di Natale, invece sono12 degli oltre 5000 fiocchi di neve fotografati da Wilson Bentley, quindi è una bellezza tutta naturale.

La passione di Bentley iniziò all'età di 15 anni, quando genitori gli regalarono un microscopio e lui lo usò per ingrandire i fiocchi di neve. A seguire decise di fotografarli e fu uno dei primi a dedicarsi ai cristalli di ghiaccio, sviluppando una tecnica usata ancora oggi: lasciava posare la neve su un vassoio ricoperto di velluto per poi posizionare i cristalli sul vetrino del microscopio.

Bentley immortalò la bellezza dei fiocchi di neve, senza trovarne due identici, fino al 1931, anno in cui morì di polmonite. Aveva 66 anni.

domenica 8 gennaio 2023

La storia non deve essere una trappola

Ci fu un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui le questioni dei Savoia entravano nei discorsi quotidiani e familiari, per gossip, per merito della propaganda e forse perché all'epoca c'era poco altro di cui discutere. I famigli, quelli di una certa età, la chiamano la Regina di Maggio, perché regnò sull'Italia per un solo mese, prima della fine. Di lei si cominciò a parlare, quando sposò il principe Umberto II, ultimo Re d'Italia dal 9 maggio al 18 giugno 1946.


L'interesse per i novelli era paragonabile a quello che gli inglesi avevano per la regina Elisabetta. Insomma che volenti o nolenti i rappresentanti della casa reale erano degli esempi da imitare per moda e gusti; un inizio che avrebbe fatto ben sperare sulle sorti della monarchia italica, ma poi accadde quello che ben sappiamo. Nelle pagine di un vecchio ricettario trovo il menù di quel pranzo di nozze, ritagliato da qualche prozia da un giornale dell'epoca. Un matrimonio che fece cronaca e segnò un'epoca, influenzò perfino la moda. Ma quante speranze andarono perdute dopo.

martedì 3 gennaio 2023

Avere ciò che c'è di più bello in Italia

Questo era il compito assegnato da Luigi XIV al suo ministro del commercio, quel geniaccio di Jean-Baptiste Colbert.

I reali francesi lo avevano capito da tempo, le corti italiane, ad iniziare da quella papale, non solo sguazzavano nel lusso e nel bel vivere, ma avevano anche a disposizione enormi quantità di opere d'arte di primissima qualità, principalmente opere greche e romane che avevano ispirato gli artisti rinascimentali. Tutto questo non era accaduto oltralpe, dove imperversava lo stile dei barbari, alias dei goti, il gotico appunto. Ma poi arrivò Luigi XIV e nacque Versailles.

Questo ghiotto primato tutto italiano, era invidiato e lo è stato per lungo tempo, al punto che per i grandi regimi stranieri era comoda la frammentazione e l'instabilità politica della penisola, cosa che permetteva di acquistare o trafugare la qualsiasi (Napoleone insegna) con poche o nulle conseguenze legali e militari.

Tutto questo spiegone lo faccio solo per raccontarvi il felicissimo abbrivio preso dai due musei nazionali cittadini, per i quali si potrebbe (forse impropriamente) parlare di visione colbertiana della gestione museale.

Quando si dice che i musei da semplici scatole-contenitori di opere d'arte possono diventare veri e propri centri culturali, capaci non solo di fare ottima divulgazione artistica, ma anche di diventare volano dell'economia locale e stimolo culturale per le future generazioni; ecco...

domenica 1 gennaio 2023