Ed in fatto di dimensioni, il patrimonio artistico italiano è uno dei maggiori al mondo, anche se viene usato malissimo.
Ecco la questione: lo chiamano il MANN, acronimo di Museo Archeologico Nazionale di Napoli, presentato quasi ovunque come struttura imponente nell’architettura e nelle collezioni, ben 12.650 m² di superficie espositiva; il museo è protagonista della vita culturale in città, e non solo, anche di quella criminale a quanto pare.
Ma andiamo con ordine...
Il museo è una tappa fondamentale per vivere un viaggio iniziatico nel mondo dell’antichità classica. Ed in effetti dove se non lì, al MANN, è possibile visitare ciò che resta degli immensi ritrovamenti fatti a Pompei ed Ercolano?
Lo avevo visitato nel 2006, anno in cui passai alcune settimane a Napoli, visitando Pompei ed Ercolano e naturalmente il MANN, una sorta di tappa obbligata per comprendere al meglio l'arte della Roma Imperiale. Posso dire con certezza che se non avete mai sofferto della
sindrome di Stendhal questa è una delle occasioni migliori per farlo. Tuttavia non avevo avuto l'impressione di essere il testimone di uno dei tanti casi di sciatteria italiana, tolta la valutazione del tremendo degrado in cui versavano gli scavi archeologici e dell'incuria generale e cronica di una Napoli sommersa da un'enormità di altri problemi. Il MANN era ed è la punta di un immenso iceberg di reperti e testimonianze uniche al mondo.
Dico ciò che resta non a caso, non solo perché l'eruzione del Vesuvio ha cancellato preziose testimonianze delle città, ma perché il meglio è stato scavato clandestinamente e venduto a privati che nemmeno si sognerebbero di esporre queste meraviglie al pubblico; e poi c'è la questione dei furti.
Il primo di cui ho notizia certa è lo spoglio sistematico fatto ad opera dei nazisti prima e degli alleati poi, durante il periodo bellico; l'Italia è sempre stato un immenso DutyFree dell'arte. Probabilmente prima c'era passato anche Napoleone e i Savoia, ma non voglio andare troppo indietro nel tempo a scovare ladronerie.
Dopo il 1947 non è ben chiaro quanto sia stato realmente restituito dopo il faticoso recupero delle opere più pregiate e preziose che, portate in tempo a Roma in Vaticano, furono purtroppo per alcune casse, depredate dai tedeschi e trasportate a Berlino. Tutta roba non catalogata che in tempo di guerra è stata oggetto di un piglia piglia con certificazione di non restituzione. A metterci una pezza era stato
Amedeo Maiuri, uno dei molti impavidi soprintendenti che, a volte anche a rischio della propria vita, salvarono dai saccheggi molte delle opere d'arte che oggi possiamo ammirare nei nostri musei.
Nonostante questo il MANN è ancora considerato uno dei più importanti musei archeologici al mondo, se non il più importante per quanto riguarda l'arte romana, e si stima [si stima - nemmeno lo sanno con certezza - n.d.r.] che i pezzi in deposito siano in quantità tre volte superiore rispetto a quelli esposti. La famosa punta dell'iceberg a cui accennavo.
Una cosa che mi ha colpito visitando il
sito del museo è stato un avviso ben in evidenza nella sezione - orari di visita:
Improvvisi problemi tecnici possono causare la chiusura di alcune sale senza preavviso
Improvvisi e senza preavviso, ancora una volta un lessico di [presunta] emergenza viene usato per giustificare qualcosa che ha invece l'aria di essere cronico e ricorrente. Ma lo sappiamo bene, la fatalità reale o presunta, serve per scongiurare ogni rimostranza o lamentela. Chissà se anche sul sito degli Uffizzi dopo l'
appello-denuncia (notizia del 22 agosto) di Schmidt, il direttore del museo, circa la carenza di personale, comparirà una scritta simile.
Resta da capire il nesso tra il
problema tecnico e la
mancanza di personale, ma rispetto ad altri problemi assai più rilevanti che affliggono i musei italiani e il
MANN in particolare, direi che sia un dettaglio trascurabile; quindi passino le condizioni di conservazione non ottimali, la sporcizia, l'assenza di sorveglianza, i cessi in stato di abbandono, le indicazioni delle sale inesistenti. Tutte faccende archiviabili alla voce:
gestione italiana del patrimonio - livello: io speriamo che me la cavo.
Quello che invece mi premeva rilevare è come dopo cinquant'anni dalle predazioni naziste, i reperti del MANN siano ancora in pericolo, e questa volta non per mano straniera, ma per opera di coloro che, pagati dallo Stato per sorvegliare una ricchezza per cui altri avevano rischiato la pelle, hanno deciso di disporne a proprio vantaggio. Questo nel più totale disinteresse dei conservatori e dei soprintendenti, insomma come mettere una volpe a guardia di un pollaio.
In cinque anni sono sparite settemila monete, una trentina di statue, quaranta vasi e nessuno se n' è accorto. Nei sottoscala del museo Archeologico Nazionale di Napoli, la più prestigiosa raccolta di antichità greco-romane del mondo, i tesori dell'arte classica erano a portata di ladro: non inventariati, non protetti, lasciati alla mercé di custodi non proprio scrupolosi.
Ed a stupirmi è pure il titolo che il giornalista ha scelto per segnalare la faccenda:
- troppi furti in museo - TROPPI capite? come se pochi sarebbero andati bene, non ha titolato:
- furti all'archeologico di Napoli - ma troppi furti.
Anche questi sono dettagli che fanno riflettere su come la gestione allegra dell'arte italiana sia nelle mani di perfetti incompetenti, certo non tutti, ma come è risaputo basta una sola mela marcia a far puzzare tutto un cesto.
Raccapricciante? fate voi! Solo sapendo questo dettaglio quando sento parlare Franceschini sui progressi negli scavi di Pompei mi viene da ridere.
Qui concludo con la certezza che ci sono e ci saranno sempre, nei vari musei-biblioteche-pinacoteche soggette all'italico giogo, furti, saccheggi e furtarelli, basta non esagerare, insomma rubate poco, rubate il giusto, basta con i TROPPI furti, corrompete, sostituite, non archiviate, nascondete nel sottoscala accanto al secchio e allo spazzolone, saccheggiate ma con misura. Ovunque si riesca ad indagare ne esce una, un fenomeno che non conosce tregua e prosegue indisturbato; perché? semplice, l'immunità è comunque garantita, e poi ci sono le chiese e tutto il patrimonio ecclesiastico e privato da depredare, e lì si può andare anche con mano pesante.
Insomma trippa per gatti ne abbiamo ancora molta, utile per una malavita organizzatissima, tutta nostrana, che può operare con
rischi minimi.
Verrebbe quasi da sfoderare quell''orgoglio italiano che tanto ci piace lucidare per qualsiasi occasione, questa volta davvero tutto verace. Ma in fondo non è forse meglio così? Piuttosto che consegnare opere inestimabili all'oblio ed al degrado, meglio se le goda chi è capace di apprezzarle.