venerdì 25 novembre 2022

Genova 🏰 caccia alla città inesistente - da Petrarca a Montale

Era il 12 ottobre del 1896 quando in un bel palazzo della città borghese, nasceva Eugenio Montale; vivrà gli anni della sua giovinezza tra Genova e la Riviera di Levante, soggiorno che sarà fondamentale per la sua formazione letteraria assieme alle letture dei classici ed ai contatti con scrittori del suo tempo. Di quel periodo scriverà:

«Quando io venni al mondo Genova era una delle più belle e tipiche città italiane. Aveva un centro storico ben conservato e tale da conferirle un posto di privilegio tra le villes d’art del mondo; una circonvallazione più moderna dalla quale il mare dei tetti grigi d’ardesia lasciava allo scoperto incomparabili giardini pensili; e a partire dalla regale via del centro, una ragnatela di caruggi che giungeva fino al porto».

Da "Genova nei ricordi di un esule" 1968

Ora c'è da dire che quella Genova, quella bella e tipica, non esiste più, dopo cento anni di pesante industrializzazione, bombardamenti e demolizioni, cementificazione edilizia dissennata, quello che rimane della Genova di Montale è giusto una sinopia nemmeno tanto ben conservata. Mi preme dirlo perché sempre più spesso scorgo nelle bacheche dei tour operator preoccupanti resurrezioni di un passato immaginato o totalmente scomparso, che dovrebbe ingolosire il turista a girare la città per scoprirne i suoi segreti secolari, angoli romantici e unici.

Quanto al fatto che poi ciò possa essere causa di delusione non è importante, il turismo di massa si bea di ciò che trova e la cognizione del tempo è un dettaglio trascurabile, per cui per esempio, se viene affermato che nel 1358 Petrarca vedendo Genova scrisse:


„Vedrai una città regale, addossata a una collina alpestre, superba per gli uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare.“




Ci si aspetta di trovarla lì, identica e ben impolverata dai secoli, con uomini superbi, come uscisse dalla macchina del tempo, quindi basta un capitello, un concio o un ciottolo consunto per rivedere esattamente la città regale che infuocò l'immaginazione del poeta. Poco importa se la collina alpestre è diventata il più popoloso quartiere cittadino, la città regale è un capoluogo in decadenza di uno Stato in bancarotta, i nordafricani sono le controfigure dei genovesi medioevali e quanto alla Signora del Mare ecco... non esiste più nemmeno l'arsenale in cui venivano costruite le navi.

Anche con la copia di Cristofaro Grassi, conservata al Museo Navale di Pegli le cose non vanno meglio, è sicuramente quello che si poteva vedere nel 1597, perché il dipinto servì ai Padri del Comune per mostrare le costose modifiche portuali appena realizzate. Ma il pittore usò come modello un dipinto del 1481. Nel dipingerla aggiornò anche le navi presenti, galeoni al posto delle vecchie galee a remi.
Questa è ancora una Genova vera ma ampiamente scomparsa, certo si riconoscono alcuni monumenti, ma è un po' come dipingere una copia esatta della Venere del Botticelli inserendo una Maserati Ghibli Modena al posto della conchiglia. Insomma dipingere una città come Genova è come fotografare un'auto in corsa. Si potrebbe dire che l'unico fortunato in merito sia stato Canaletto con le sue vedute di Venezia del XVIII secolo.

Quindi cosa sarebbe meglio? io preferirei visitare Genova per com'è oggi, le fughe all'indietro nel tempo rischiano solo di farci percepire il presente come qualcosa di immutabile, accettabile anche quando non dovrebbe esserlo, sempre che un meglio lo si possa ancora auspicare e realizzare.
Personalmente non sono ottimista circa il recupero della bellezza passata, sono equilibri costruiti in centinaia di anni e oggi non ne siamo più capaci, ne economicamente ne culturalmente.

E la cosa preoccupante è che non è solo il tour operator ad elargire queste caramelle al turista della domenica, per invogliarlo a scoprire un'inesistente città fastosa, ma ci si mette pure una certa politica, che ha intrapreso questa ricerca onirica di un passato da resuscitare solo per accaparrarsi i voti dei creduloni.
E ci riesce pure.

12 commenti:

  1. se dovesse da arisorge quarche antico sgarbi della roma dei cesari chissà quanto se ncazzerebbe a vede come s'è arridotta la caput mundi.
    Chiniamo il capo al maximo factor e annamo avanti

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    1. forse è così dappertutto, ma l'Italia primeggia nella dispersione del passato

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  2. Sono stata a Genova una sola volta, da mezza turista. L'ho percepita claustrofobica, distratta, quasi glaciale. Non credo che sarà mai una città per turisti.

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    1. E' nata come città di mercanti, la bellezza era privata, esclusiva dei ricchi, poi è diventata città industriale. Maggior fortuna hanno avuto le riviere; il turismo, soprattutto quello di massa, è una forzatura di questi ultimi decenni.

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  3. Io la amo. E in Archivio ne ho appreso, almeno un po'la sua storia. Mi manca.

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  4. Le tue parole sono sante! Purtroppo Genova ha perso la sua bellezza di cui eravamo orgogliosi e attenti custodi. Non so se ricordi quante manifestazioni abbiamo fatto per evitare la distruzione della casa di Paganini e via Madre di Dio. Tutte le mattine arrivano tre navi da crociera, io dall'alto le vedo già all'alba, illuminate come alberi di natale e cariche di persone, che invadono la nostra amata città, spesso senza rispetto e che la descrivono con parole inappropriate, ignari della sua storia. La nostra Genova non è più quella di una volta ma io la amo e mai la abbandonerei.
    Serena domenica.
    Angela

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    1. quando passano le comitive delle navi da crociera mi sento a Disneyland

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  5. ... io sono stato qualche volta a Genova per lavoro e probabilmente non ho visitato le sue bellezze per cui anche a me ha dato una sensazione di claustrofobia ...
    ... ma io sono un provincialotto abituato a ..."interminati spazi ...sovrumani silenzi, e profondissima quïete " ...

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    1. Genova va scoperta con calma, cosa tutta diversa da altre città come Roma, Firenze o Venezia la cui bellezza è più manifesta

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  6. Noi l'abbiamo scoperta e amata davvero, ne ho scritto entusiasta e continuo a reputarla una città che si offre a chi vuole scoprirla, decifrarla, percorrerla; salirla e scenderla. Davvero splendida sorpresa.

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