mercoledì 29 giugno 2022

Tempestate maris spe volat

Ovvero: Nella tempesta del mare vola con speranza - è questo il motto che compare sulle motovedette della Guardia Costiera, della classe Angeli del Mare.

A seguire un argomento completamente differente!

Ci sono voluti "solo" sessant'anni di tempeste di mare per sistemare la faccenda di questa zona che oggi è chiamata Glass Beach. 
La spiaggia si trova adiacente al MacKerricher State Park vicino a Fort Bragg, in California; la zona prende il nome da una caratteristica dell'arenile, la presenza di moltissimi ciottoli in vetro colorato. Oggi è diventata un'attrazione turistica, ma dal 1906 e sino al 1967 questa spiaggia era utilizzata come discarica a cielo aperto. Dopo una bonifica e molto molto lavoro delle onde, oggi è possibile ammirare un fenomeno unico ed affascinante, le bottiglie e molti atri materiali macinati dalle onde negli ultimi cento anni, sono diventati piccoli sassi colorati e trasparenti; la singolarità del fenomeno ha fatto si che le autorità imponessero il divieto di raccogliere i sassolini, per non snaturare l'arenile.

Il tipo che ha fatto questo video, spiegando cosa è possibile trovare sulla spiaggia delle meraviglie, secondo me è un vampiro, ma non preoccupatevi troppo delle sue preferenze alimentari, il video è fatto molto bene, e come insegna "Supernatural", ai vampiri il sole dà soltanto un po' noia agli occhi e bastano un paio di occhiali protettivi per risolvere la questione.

lunedì 27 giugno 2022

Visitare Philadelphia - 1993 versus 2022

La città di Philadelphia è famosa nel mondo per varie ragioni, principalmente è storica, "Filadelfia fu uno dei centri più importanti della Rivoluzione americana e la Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America (4 luglio 1776), nonché la Costituzione degli Stati Uniti (1787) furono firmate nella Independence Hall".
Qui di seguito riepilogo alcune tappe turistiche di questa città, definite come imperdibili.
1) La scalinata del Philadelphia Museum of Art. Le guide consigliano la scalinata, ma anche il museo è molto interessante; costruito nel 1877, il museo ospita importanti collezioni di artisti europei ed americani moderni e contemporanei, ed una serie di altri manufatti artistici con ambientazioni d'epoca.
2) L'osservatorio di Philadelphia. Noto come One Liberty Observation Deck, il belvedere più alto della "città dell'amore fraterno" così viene definita. (n.d.r. - da ricordare questa attribuzione).

3) Independence Hall. Con una visita di venti minuti al costo di un dollaro, è possibile visitare la sala dove nel 1776, il Congresso firmò la Dichiarazione di Indipendenza. Undici anni dopo, nella stessa stanza, i delegati alla Convenzione costituzionale hanno creato e firmato: la Costituzione degli Stati Uniti.
4) Liberty Bell. La campana della libertà, simbolo della rivoluzione americana e dell'impegno per l'abolizione della schiavitù. Fusa a Londra nel 1752; narra la leggenda che si crepò appena giunta a Philadelphia e nonostante tre tentativi di riparazione, la crepa si ripresentò ogni volta, compromettendone il suono. Nel 1846 la usarono per l'ultima volta. Essendosi rotta la campana della libertà, io qualche domanda me la farei.
5) Il museo di Benjamin Franklin. Con cinque dollari è possibile scoprire la vita e le invenzioni di questo scienziato e politico statunitense, morto a Philadelphia nel 1790. Vegetariano e donnaiolo Franklin fu il padre di molte invenzioni utili alla società (ed anche di molti figli illegittimi), una tra tutte il parafulmine, ma anche il caminetto Franklin che sfrutta al massimo il potere calorico della legna ed è in uso ancora oggi.
6) Estern State Penitentiary. Sito di interesse storico, è la classica costruzione carceraria di concezione ottocentesca. Oggi completamente in abbandono, mantiene tuttavia il fascino dei luoghi maledetti, ed è diventata un polo di attrazione al pari di un parco divertimenti, con visite guidate ed eventi. Tra i detenuti famosi annovera Al Capone.


E qui si concluderebbe la visita della città di Philadelphia, due giorni per scoprirne tutte le bellezze. Per completarne il fascino poetico potrei citare la canzone che Bruce Springsteen scrive nel 1993 - Philadelphia - appunto. Tre minuti per un viaggio introspettivo (e romantico) tra le strade della città...


Troppo datate quelle ambientazioni con Springsteen che cammina cantando? è il 1993, dopo tanto tempo qualcosa sarà cambiato?.

Oh fratello mi lascerai ubriacare
Oh brother are you gonna leave me wastin' away

Per le strade di Filadelfia?
On the streets of Philadelphia?
Ho camminato lungo il viale, finché le mie gambe non mi sono sembrate di pietra
I walked the avenue, 'til my legs felt like stone
Licenze poetiche e scenografie artificiali? Manco per niente, se avete lo stomaco forte e vi piace un po' di neorealismo sporco, potete godervi questo video dal titolo illuminante:

“True story,” May, 23, 2022. Streets of Philadelphia.

L'auto con la videocamera circola in Kensington Avenue, ed anche se non c'è il sottofondo musicale del Boss, lascio a voi suggerire una colonna sonora adatta.


Conclusione: avete ancora voglia di visitare Philadelphia?

sabato 25 giugno 2022

Pugnare necesse est - ovvero il decluttering

Sono finalmente rientrato in possesso di questo armadio, o come usava chiamarlo buonanima ZiaMaria, un guardavì (dialettale = armadio con specchio); fu costruito a Genova nel 1925 in un mobilificio che per l'epoca vantava la produzione di mobili in stile moderno e di buona qualità; è pensato per una camera matrimoniale. Associato ad esso c'è un comò con 4 cassetti e due comodini, ed ovviamente due letti con le classiche spalliere alte.
(ndr - la valigia sopra è quella del viaggio di nozze della zia)
Oggi la capienza di questo armadio è a malapena utile per una stanza singola in affitto turistico per brevi soggiorni.
E questo a mio parere dovrebbe dare la misura di come le cose sono mutate, perché oggi per essere bisogna avere, ed esibire ovviamente, altrimenti avere non serve.

Il possesso compulsivo coinvolge molti disequilibri psicologici. Ma per semplicità potrei dire che l'accumulo tende a compensare principalmente mancanze affettive. Esibito per status o frutto inconsapevole della spinta consumistica è sempre qualcosa da misurare con attenzione. Così ho preso una decisione abbastanza controcorrente.

Mi sono chiesto se sarei riuscito a far stare tutti i miei vestiti lì dentro, e così è iniziato il decluttering più impegnativo dai tempi delle badlands. Per adesso sono ad un quarto dell'ardimento, e fatico a decidere cosa salvare e cosa eliminare. Ma a piccoli passi tutto è possibile, e così nessun problema per il cambio di stagione ed altre questioni, avrò molto presto un dresscode dove tutto sarà abbinabile con tutto, assolutamente minimal chic ossia:
il look dello stile minimalista punta alla praticità degli abiti, dal taglio e dalle linee pulite. Evita i pattern, le fantasie particolari, sfruttando invece i colori neutri, in tutte le loro tonalità e varie gradazioni.

venerdì 24 giugno 2022

La gallina non è un animale intelligente

"Lo si capisce da come guarda la gente".

(...)
"E così scoprimmo che la gallina ama molto il caldo
E che denudata, oliata per evitare le scottature
Messa a centoventi gradi, essa perde ogni scontrosità
E diventa molto buona"
(...)

mercoledì 22 giugno 2022

Il passato non determina sempre il futuro

Ma in questo caso, sì. Il nome del neo rieletto sindaco occuperà quindi la quarantesima riga della Pergamena dei Sindaci di Genova. Vergata in bella bellissima calligrafia, con una cornice ornata, come si faceva una volta, viene aggiornata dopo ogni votazione. Si tratta di una lunga pergamena che fu iniziata il 15 marzo del 1849, con il nome del barone Antonio Profumo, primo sindaco della città.
La pergamena, da quella data, viene aggiornata ogni cinque anni, con modalità ancora artigianali e da 173 anni è custodita nell'Ufficio di Rappresentanza di Palazzo Tursi.

lunedì 20 giugno 2022

Ingresso alla genovese (appunti per un libro)

1° porta - entrata. Si da per scontato che una persona sappia badare a se stessa, e quando non lo è, che impari a farlo, a tirarsi fuori dai guai con le proprie forze, o almeno provarci. Altrimenti sarà sempre un peso e mai un aiuto, non sarà mai una persona affidabile.

2° porta - salotto. Questa sì che sarebbe una vera sventura, trovare simpatica la persona che ci siamo prefissi di detestare, che è peggio ancora di risultare simpatici alla persona che detestiamo.

3° porta - studio. Se stai male per tanto tempo sei come intontito e ti abitui al tuo dolore, ed alla fine dimentichi la felicità e ti illudi facilmente di vivere sereno.

4° porta - corridoio. Conoscere qualcuno e sentirsi una cosa sola è così raro, non capita quasi mai.

5° porta - camera. C'è un eroe in ciascuno di noi che ci mantiene onesti e alla fine ci da la forza di rinunciare a qualcosa, anche ai nostri sogni, e morire con dignità.

6° finestra. L'uomo debole fonda tutto il suo amore sul possesso, non riesce ad uscire dal ruolo, e quando la donna dimostra la sua indipendenza si sente perduto.

sabato 18 giugno 2022

Il pane degli altri ha sette croste

Claire deve andare di nuovo a Roma per lavoro, e non ne ha assolutamente voglia, e per questo viaggio veloce si trova nuovamente incasinata dall'urgenza-emergenza della sua capa. Distrutta dallo stress, dal caldo e dall'impossibilità di stabilire dei ritmi di lavoro decenti; una vita con la valigia, che manco il problema del commesso viaggiatore potrebbe risolvere.
Incapacità sua o della capa? a quanto mi dice è una tiranna, o forse un dirigente isterico ed incompetente, ne girano molti in questi tempi di benefit fiscale.

Da quel poco che ho capito non ha accettato di buon grado la partenza della sua collaboratrice; Claire dopo aver sopportato per anni, ha infatti deciso di licenziarsi, ma nel mese di preavviso in ufficio si è aperta la porta dell'Ade, inteso come l'oltretomba nella mitologia classica e per estensione Dio dell'Ade, delle ombre e dei morti e non come acronimo dell'Agenzia delle Entrate, anche se spesso il tutto coincide.

L'ultimo mese è quindi stato caratterizzato da un clima pessimo e ricattatorio, infatti le referenze sono sempre un buon guinzaglio per i datori di lavoro. Per contro il dipendente non può parlare male dei propri capi a nessuno, per non fare una pessima figura con i futuri datori di lavoro. Così la tiranneggia. E stronza? Oppure è Claire che è una frana sul lavoro? 

Non lo saprò mai e nemmeno me ne frega, da tempo ho smesso di immedesimarmi nei casini altrui, trovando preferibile e più utile osservarli con dovuto distacco. Tuttavia mi spiace per lei, perché oggi era presa malissimo da una serie di incombenze che avevano tutto il sapore della vendetta; quindi incasinata e frignona. Mi ha mandato una serie di messaggi con le lacrime agli occhi. Le ho risposto che è così che ci si forma il carattere. Poi l'ho invitata ad un giro in Spianata per un gelato e quattro chiacchiere in vista tramonto, quello è un posto che aggiusterebbe l'umore di chiunque.

mercoledì 15 giugno 2022

Scarsissima necessità di essere sociale

 Non so quanti di voi si ricordino di Scopetta, il mio vicino perfettino che passa il tempo ad insaponare il tetto dell'annesso. Almeno un paio di volte all'anno è possibile trovarlo impegnato in questa operazione ed io spero che un giorno quando sarà vecchio e rimbambito cada di sotto e la smetta di rompermi i coglioni alle otto della domenica mattina con la sua idropulitrice.

Quindi lo ritenevo un povero demente, ma ho dovuto ricredermi, almeno in parte, colpevole di un giudizio affrettato e sommario; infatti a quanto pare pulire il tetto è un'operazione tutt'altro che assurda. Anzi essa è pratica necessaria e salvifica.


L'ho scoperto parlandogli, perché non mi faccio mai i cazzi miei ero curioso di sapere il motivo del suo indaffararsi, insomma è paranoica patologia del pulito curabile con gli psicofarmaci, oppure una reale ed indifferibile necessità manutentiva?

Quindi ho chiesto approfittando di un incontro casuale presso il luogo del delitto. Quegli approcci da pensionato che guarda il cantiere e si complimenta. Lui ha abboccato all'amo e mi ha spiegato la tattica. 15 minuti di cordoglio e poi l'ho salutato sperando di non doverlo più incrociare per il resto della sua vita, infatti il mio pensiero è subitaneamente andato al giorno in cui affacciandomi alla finestra dopo aver sentito un tonfo, scorgerò un mezzo della Pubblica Assistenza e qualcuno dirà: respira ancora, portate la barella!

Per le prossime volte, tuttavia vedrò di arginare la mia socialità con elementi del genere, principalmente perché lo trovo arrogante e fastidiosamente saputo, insomma è uno di quelli che... tranquillo, lascia fare a me, quelli che parlano al cellulare mentre passeggiano come degenti di un nosocomio psichiatrico che si sono cagati nel pannolone. 

Da Genova è tutto, la linea allo studio.

domenica 12 giugno 2022

Son tutti signori coi soldi degli altri

Narrano le cronache che nelle sue fondamenta siano sepolti gli scheletri di 10mila genovesi, morti durante la Grande Peste; l'epidemia funestò la Repubblica per due anni, tra il 1656 e il 1657, durante i quali si stima che morì circa il 75% della popolazione di Genova. In quel periodo ogni cripta, galleria, fossa e scavo venne utilizzato per seppellire i cadaveri infetti, compreso lo sterro delle fondamenta di quello che diventerà il più grande edificio dell'epoca barocca genovese.
Oggi, con i suoi 60mila metri quadrati di superficie, l'Albergo dei Poveri resta l'edificio più grande della città, immenso per superficie e volumi. Una vera e propria macchina abitativa, che comprendeva dormitori separati per donne e uomini, cucine, mensa e refettorio per i religiosi, una chiesa, spazi amministrativi e laboratori di tessitura ed altre manifatture, magazzini ed un innovativo sistema di bagni e lavanderia. L'edificio, mai completato nella sua totalità, nel 1694 contava 2.600 internati.
Dico internati perché chi vi entrava di fatto approdava ad un reclusorio basato sul lavoro, in cui le attività manuali, viste come forma di autofinanziamento e al tempo stesso come strumento di salvezza spirituale, scandivano insieme con la preghiera, la giornata degli ospiti che non potevano mai lasciare l’Albergo, né di giorno né di notte, salvo casi eccezionali, tipo la morte.

La struttura è la perfetta rappresentazione del pensiero assistenziale dell'epoca, in cui il ricco mal sopportando la vista del povero inoperoso, del mendicante e dello straccione, si adopera affinché esso diventi invisibile. Quindi la soluzione ottimale è quella di creare un immenso scatolone in cui rinchiudere i poveri per allontanarli dalla società civile ed operosa, ma anche per sfruttare a poco prezzo una forza lavoro praticamente inesauribile, che sarà grata di avere vitto e alloggio a scapito della libertà. Non a caso i suoi immensi stanzoni saranno riutilizzati nel 1746 per ospitare ben 4000 prigionieri austriaci. Così stuoli di benefattori, finanzieranno questo progetto faraonico, che ci fornisce la misura della disparità di classe esistente in una Repubblica governata da un'oligarchia trasversalmente atea, impegnata ad accumulare ricchezze. Tuttavia il passaggio della Grande Peste farà presto capire come la livella ci sia per tutti, ed il principale benefattore sceglierà una tomba semplice ed anonima in segno di umiltà e devozione.

Utilizzato solo per un quarto della sua superficie, il resto dell'edificio è consegnato ad un abbandono pluridecennale in attesa di un progetto che lo salvi dal degrado. Si potrebbe quasi annoverarlo nell'elenco delle tante opere incompiute di cui l'Italia sembra la capofila internazionale. Ma limito la faccenda all'ennesimo caso di bene storico artistico abbandonato a se stesso. A quanto pare la lungimiranza nei benefattori del XVII secolo è andata perduta, ed oggi solo la cupidigia della speculazione edilizia e la dolosa gestione delle ingenti donazioni hanno mosso l'ipocrisia dei successori. 
Sarà andata proprio così?
Alla domanda forse risponde il prezioso Archivio che conserva, in un unicum ininterrotto che arriva intatto sino ai giorni nostri, documenti risalenti al 1419, data di fondazione dell’Ufficium Misericordiae da parte del Doge Tomaso Campofregoso. Sono registri contabili e preziose miniature, che testimoniano la vocazione alla beneficenza della società genovese, ed al tempo stesso la grande capacità amministrativa che ne era il necessario presupposto.
Ovviamente per tanta munificenza non poteva mancare una statua in memoria, così ecco creata la Sala delle Statue o dei Benefattori; luogo in cui i volti dei genovesi filantropi furono eternati per i posteri.

giovedì 9 giugno 2022

Soluzioni semplici per problemi complessi

Può un cane di media taglia vivere serenamente in due stanze di 15 mq, restando da solo per oltre otto/dieci ore al giorno senza poter uscire e senza diventare isterico?

SI - perché i Kanniolini 
 🐾 allevati con tanto 💕 aMMore sono teneri e coccolosi.

NO - perché un cane non è un peluche ed ha esigenze ben precise.

FORSE - a patto di insegnargli a vivere in appartamento e farlo uscire per correre e giocare, almeno tre volte al giorno per un minimo di un'ora.


La risposta esatta è la seconda, e questo comporta diversi interventi di sensibilizzazione del proprietario.

Ipotesi A - gli suoni alla porta e fai notare gentilmente che il cane abbaia e ulula giorno e notte e non si riesce a far vita e nemmeno a dormire. Il proprietario si incazza e ti sbatte la porta in faccia.
Risultato - nessuno!
A seguire - Stesso risultato anche per una mezza dozzina di altri vicini di casa, tra cui il sottoscritto.

Ipotesi B - gli suoni mentre il cane abbaia e incazzato come un diavolo della Tasmania gli fai una scenata urlando, insultandolo e minacciandolo di chiamare i vigili. Il proprietario si incazza e ti sbatte la porta in faccia.
Risultato - nessuno! in più diventi un nemico dei Kanniolini, bersaglio per qualsiasi tipo di calunnia.
A seguire - Stesso risultato anche per una mezza dozzina di altri vicini di casa, che gli prendono a calci la porta. Perché tante persone sono crudeli con i poveri Kanniolini dolci e pucciosi.

Soluzione C - seduto comodamente in salotto scarichi da Play Store l'app Anti Dog Barking e la azioni ogni volta che il cane abbaia, quando gli passi davanti alla porta, oppure mentre annaffi le piante sul balcone, selezionando la frequenza più adatta per farlo smettere.
Risultato - silenzio, tempo medio di attesa un minuto, previsto in diminuzione.
A seguire - nessun vicino viene maltrattato durante l'utilizzo di questa app. Peccato!

lunedì 6 giugno 2022

Alcuni misteri superano l'umana comprensione

Un bel post di Giulia Acerba su Fb mi riporta a riflessioni che avevo fatto molto tempo fa. Forse era un problema dei genovesi o dei liguri? Avevo lasciato perdere, ad un certo punto uno si arrende, e c'è anche da dire che pure io adesso tendo a non salutare perché mi sono stancato di farlo a vuoto, e poi saluto solo chi mi è simpatico, e sono pochi.
Dunque Giulia scrive:

Solitamente non scrivo su commissione, ma una mia cara amica mi ha fatto una richiesta che non potevo ignorare.

Mi ha detto: scrivi un pezzo su quelli che non salutano.

Ci provo.

Primo anno a Genova ho frequentato vari corsi e riunioni: diritti umani, educazione ambientale, diritti dei bambini, leggi sull'immigrazione.

La mia famiglia adottiva mi prendeva in giro perché avevo sempre un corso diverso.

Poi mi sono iscritta all'università e ho abbracciato occupazioni, riunioni, assemblee, riunioni e assemblee, parole parole parole.

Ho conosciuto veramente tanta gente i primi due anni che ero a Genova.

Cene, aperitivi, caffè: era tutta un scoperta. Ero presa benissimo. Parlavo con tutti, ovunque.

Ma succedeva una cosa un po' bizzarra: alcune persone con cui avevo condiviso assemblee, viaggi a Roma, occupazioni, cene e caffè quando mi vedevano in giro non mi salutavano.

E io ci rimanevo di stucco.

Pensavo "non mi avranno riconosciuta", "non mi avranno vista" poi i numeri dei non salutanti aumentavano giorno per giorno e , visto che non c'erano studi evidenti sul fatto che a Genova la gente avesse problemi di vista o di fisionomia, ho capito che il problema di fondo era un altro.

La cruda verità che mi si era spalancata davanti era questa: non tutti quelli con cui condividi una cena o un'assemblea poi per strada ti salutano.

Neanche quelli che urlano socialità e condivisione, anzi quelli sono i peggiori.

Mi sentivo come se di un gruppo non sarei mai riuscita a fare veramente parte, se non grazie alla presenza di alcuni ragazzi presi bene che mi hanno salutato dal primo giorno e non hanno mai smesso.

Poi ho capito che:

-alcuni ti salutano solo se ti spiaccichi davanti a loro o se li saluti tu per prima

-alcuni ad un "ciao" rispondono con un sorriso cagato

-alcuni ti salutano solo se ti vedono insieme alla persona che avete in comune, quasi ci volesse un passaporto

-alcuni ti salutano sempre

Io vorrei fare un comunicato alla città intera, da Voltri fino a Nervi: cari non salutanti, nel caso non ve l'avesse ancora detto nessuno il saluto è come il mugugno, è gratis.
Ma se siete avari perfino di cose gratuite, benissimo.

C'è una lista (lunga) di persone da cui non mi aspetto più neanche quelle 4 lettere: C I A O.

Però basta che non ce la meniate a sangue con la socialità, la condivisione, il femminismo, l'intercultura e la Palestina perché avete ancora da vincere la lotta più importante contro quelle 4 lettere che vi si impigliano fra le corde vocali.

Una volta che avrete imparato a salutare anche chi non conoscete dall'asilo, fatemelo sapere.



Verrebbe da risponderle, cara Giulia fai bene ad avere la lista, a me accade persino con le scopicizie, persino con partner di una notte o di un mese, che vuoi che sia con gente con cui hai condiviso solo un corso universitario o un viaggio in treno... futtetenne!
Saluti Pier

giovedì 2 giugno 2022

Speriamo che il destino sia in ascolto

Quando il trattato venne ratificato da tutti i paesi pareva già troppo tardi, tuttavia il governo dell'UE fece abbastanza in fretta a ripartire tra gli Stati debitori i territori che da tempo controllavano economicamente. Con un debito pubblico prossimo ai 2700 miliardi di euro, la situazione dell'Italia era talmente al collasso che nessuno avanzò altre soluzioni, nessuno era disposto a concedere proroghe, tantomeno ulteriori prestiti. I politici italiani non avevano più alcuna credibilità e tutti i presenti non vedevano l'ora di chiudere quell'incontro per tornare alle loro occupazioni nazionali.

Così alla Confederazione Elvetica, la prima che si presentò con un piano di recupero credito ben definito e coerente, venne assegnata la Lombardia e parte dell'Emilia, le province di Piacenza, Parma, Reggio, Modena e Bologna.

Alla Francia fu naturale assegnare Piemonte e Val d'Aosta, regioni che un tempo erano già state sotto l'influenza francese, e tutta la Liguria con l'esclusione di Spezia, che venne assegnata al Vaticano, su precisa richiesta.

Ad est, Veneto, Friuli e Trentino passarono all'Austria; si aggiunsero a quello che parve un plebiscito anche le province di Ferrara e Ravenna. Finalmente Vienna non fu più la capitale testa di gigante in corpo di nano, come ci avevano insegnato all'ora di storia, e il sogno della Mitteleuropa tornò a luccicare.

Lo Stato del Vaticano, si vide assegnare: Toscana, Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo, e come omaggio ebbe anche la provincia di Spezia. All'U.E. non sembrò vero che si sarebbero accontentati di così poco, soprattutto in virtù dell'ingerenza che la Chiesa aveva sempre avuto nelle faccende politiche italiane, e nelle finanze dell'oramai ex Repubblica Italiana. Ma desiderosi di concludere il prima possibile quella fastidiosa questione, l'assegnazione fu approvata all'unanimità, con la sola esclusione della Repubblica di San Marino che rimase autonoma.

Il sud Italia non interessava a nessuno, così venne concessa un'autonomia che aveva il sapore di un abbandono, ma che fu presentata come una grande vittoria dei partiti separatisti, con esultanza dei neo Borbonici. La cosa funzionò ed alla chiusura del congresso, anche alla Sardegna venne garantita la piena autonomia politica, territoriale ed economica.

Terminava così, il 2 giugno 2046, al compimento esatto dei 100 anni dalla fondazione, la triste e tormentata storia della Repubblica Italiana.

Nel piazzale antistante Palazzo Europa, in attesa della conclusione dell'incontro, alcuni dimostranti ascoltavano la lettura di un brano di Dostoevskij ...

«Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale».
«I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano».
«La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno dì second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, (…) un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale (cioè non l’unita mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!».
Fëdor Michajlovič Dostoevskij
(Diario di uno scrittore - 1877)