venerdì 29 dicembre 2023

Ci vediamo a DeFe

Non c'è una data di nascita ufficiale, ma una serie di demolizioni e spostamenti, che si sono susseguiti con l'unico intento di creare questo vuoto urbano. Potrei definire la piazza una novità che ha sgomitato demolendo parte della città medioevale.

Desiderata dalla nuova borghesia commerciale ottocentesca, in contrapposizione agli asfittici spazi del centro nobiliare, collegati da vicoletti oramai  fatiscenti. All'apice della sua ridefinizione urbana arrivò la fontana, corona liquida, simbolo di opulenza in una città in cui l'acqua era bene raro e prezioso. Una piazza in cui si affacciano i nuovi idoli di una città entrata a far parte del regno, il teatro titolato al re sabaudo, l'accademia di belle arti con la biblioteca civica, la borsa valori, il palazzo Ducale, ma solo il retro, il palazzo della Navigazione Italia. Questa piazza, da sempre luogo deputato per manifestazioni di giubilo e protesta, palcoscenico e salotto per ogni pensiero sociale cittadino. L'intitolazione non poteva che essere al grande benefattore, il duca di Galliera, che a suon di palanche si era comprato la benevolenza dei genovesi, ed anche un sontuosissimo palazzo proprio lì, accanto al teatro.

Ma la vera storia di questa piazza la fanno i genovesi, con quel: ci vediamo a DeFe!  che rappresenta una promessa certa. Luogo da cui tutto si raggiunge, accoglienza garantita per ogni generazione.

 ❝ È il centro della città. Il punto zero delle carte. Da qui si misura quanto gli altri siano distanti da noi, nello stesso luogo ove si realizzano gli incontri quotidiani. Arrivare dalle più lontane valli, scendere dai mezzi o dalle nobili strade della Circonvallazione, o salire dai fascinosi caruggi e incontrarsi qui, vestiti da domenica, è un rito che si rinnova da sempre, e poi partire abbracciati verso angoli amici. Vede più baci De Ferrari della Stazione Principe.❞

— Vito Elio Petrucci su Piazza De Ferrari.

E quindi quale luogo migliore per festeggiare il nuovo anno, tutti in piazza De Ferrari, che non è nemmeno capodanno se non passi a DeFe per vedere chi c'è. E chissà se il nobile Raffaele, così notoriamente schivo alle occasioni mondane avrebbe apprezzato.

Buon nuovo anno allora, e se non ci incrociamo prima, ci vediamo a DeFe, per il tricapodanno!

lunedì 25 dicembre 2023

La tradizione è la custodia del fuoco non l'adorazione della cenere

500 anni fa, esattamente nel 1523 a Bergamo, un pittore riceve l'incarico di dipingere una natività, lo farà magistralmente, usando una tavola lignea di 50x40 cm, su cui rappresenterà, all'uso della sua epoca, Maria e Giuseppe in abiti rinascimentali inserendoli in quello che si pensava fosse il paesaggio in cui nacque Gesù. Nel quadro ci sono moltissimi simboli interessanti, tipo la firma del pittore su una pialla da falegname, una bisaccia che preannuncia la fuga in Egitto, ma la curiosità maggiore è quel crocifisso alle spalle della culla, un distopico spoiler di ciò che sarebbe accaduto trentatré anni dopo.

Questo piccolo quadro è ricco di rimandi simbolici, che testimoniano due cose, la profonda conoscenza della Bibbia da parte dell'artista, ma anche il desiderio del committente di avere un'opera all'altezza della propria cultura. Tutti questi intrecci sono una sorta di meme, il quotidiano ricordo di un messaggio di speranza, che non è solo quella fanfaronata dai preti di ogni epoca per far cassa. A guardar bene c'è di più, qualcosa che non è fede bigotta, ma fiducia in se stessi e nelle proprie capacità di vivere nel mondo con armonia. E cos'altro potrebbe evocare questa immagine, con una simbologia talmente evidente da renderla emblematica. Insomma vederci solo la classica natività è quasi una bestemmia.

venerdì 22 dicembre 2023

Fino a che punto i buoni riflessi portano all'omicidio premeditato?

Oramai mi ritengo esperto, e posso evitarmi una cena natalizia senza alcun senso di colpa. La prima è stata quella aziendale allargata, ce ne sono infatti due versioni, quella per gli impiegati dell'ufficio sede centrale, e quella allargata per soci e gli altri dipendenti, a cui però sono invitati un po' tutti, anche mogli e mariti vari, qualcuno ci porta pure i figli, con la scusa che lasciarli soli in casa fa brutto.
Quella allargata si svolge in una genuinissima osteria dell'entroterra, posto da amatori e camionisti, per cui la cosa migliore è fare delle carovane di commensali; cosa che poi obbliga a comitive di rientro, troppo stile liceali anni '90 per poter essere tollerabili oggi.
Quella degli impiegati invece individua un ristorantino-puzza-sotto-al-naso, dove è meglio presentarsi in cravatta, e comporta una spesa che per me rappresenta una settimana di supermercato-discount-offerte tre per due, e forse qualcosa di più.
Quindi non sarei troppo rilassato a fare quelle faccende "alla romana" e men che meno a decidere uno slalom tra pietanze dai nomi stellati, accompagnate da vini ottimi, ma da centellinare a calice.

In ogni caso ho deciso che potevo fare tranquillamente a meno di entrambe, e di passare tre ore a tavola con gente che nemmeno conosco, o con cui oltre il lavoro non ho altro da condividere.
Infatti parlare di lavoro dopo il lavoro, non è una delle mie pratiche predilette; così ho almanaccato altre faccende, grazie anche al fatto che le cene erano di venerdì sera, giorno ottimo per una irrimandabile partenza per un fine settimana altrove.

A seguire ci sono state un paio di altre trovate natalizie di amici e conoscenti, perfino qualche famiglio ha ritenuto utile proporre una pizzata, una classica cuginata, che a me andare in locali già gonfi di festeggianti faceva salire il fastidio. Così ho declinato a prescindere, rinunciato ad ampio spettro, almanaccando scuse di altre cene già assegnate, che cena scaccia cena, è un alibi perfetto.

A me tutto questo improvviso desiderio di convivialità natalizia sfugge, soprattutto mi stranisce la frenesia e l'impegno che comporta, anche economico, magari con scambio di 'pensierini'. Sarà che il Covid ci ha lasciato desiderosi di tavolate affollate, ma a me sembra più ripercorribile un sano lock down natalizio.

domenica 17 dicembre 2023

Non è mai troppo tardi per andare oltre (*)

(*) Lo dice Dante e lo prendo come un consiglio politico per superare certe paludi che altri paesi prima di noi hanno attraversato. Un interessante libro di Tommaso Cerno, porta sconfortanti considerazioni sull'Italia post fascista, si potrebbe dire dal '48 a oggi, un post fascismo che a quanto pare fatica a lasciarci. Una malattia mai guarita; tedeschi e spagnoli hanno superato, elaborato, l'Italia no, ne è ancora affetta. Il fascismo come qualcosa di endemico, oramai entrato nel DNA. Patetica giustificazione per certe derive? Alibi?
Ciniche considerazioni, ma vere. Cerno parte da un aspetto poco conosciuto, la finestra del balcone di Palazzo Venezia, chiusa con un lucchetto le cui chiavi sono nella tasca di Mattarella. Primo grande scheletro nell'armadio.
Pensavano di aver finito la partita con Piazzale Loreto, ma non è così. E allora Cerno si fa una domanda:

Non sarà forse che le cose non sono poi così tanto cambiate da allora?


L’assenza in Italia di un processo simile a quello di Norimberga, la censura iconografica ad opera della Rai di quanto accaduto nei campi di concentramento e lo stesso lucchetto intoccabile di palazzo Venezia, dimostrano la paura di rinvangare e conseguentemente accettare il passato.


Ma l'analisi va oltre, così scopro che tutti quelli che avevano sostenuto il duce non solo non vengono puniti, ma iniziano a ricoprire le cariche del governo appena formatosi. In pratica, lo Stato, che si propone come democratico, ricicla i gerarchi, offrendo al popolo solo un’illusione di cambiamento. 
Ma nel libro il vero protagonista sono gli italiani, i  quali hanno dato vita a nuove generazioni di persone “geneticamente, forse inconsciamente, fasciste” come lo stesso Cerno sottolinea. Viviamo in un paese in cui la manifestazione del pluralismo politico é data dalla dimissione dell’oppositore e non da un confronto parlamentare che permetterebbe la vera democrazia.

La scelta di non andare a votare riduce la passione politica a una forma primordiale di tifo da stadio e conferma come gli italiani siano emozionalmente coinvolti dalle parole e dalle immagini attraverso le quali i singoli movimenti si sponsorizzano. Parole e immagini che, come ai tempi del duce, influenzano le nostre vite quotidiane in base non più a delle precise ideologie ma a delle necessità che, se non rispettate, sono matrice di dissenso.


Ne emerge una classe politica incapace di assumersi le proprie responsabilità, che anzi governa e decide come farebbe una dittatura, imponendo leggi non condivise, spesso a detrimento dei cittadini, spesso a vantaggio di pochi, una classe in cui corruzione, malaffare e parentopoli varie sono all'ordine del giorno, esattamente come nelle migliori dittature. Quanto al pensiero dell'italiano medio, aggiungo io, basta scorrere le cronache ed eccolo che emerge, nemmeno troppo infiocchettato, direttamente dal ventennio, il tabu del fascismo mai superato o risolto e per questo ancora presente sottopelle. Altro che riaprire il balcone di Palazzo Venezia senza farsi venire la pelle d'oca, o il passo.

E poi c'è tutta la questione coloniale che viene abilmente insabbiata, taciuta, un'omertà che non è uno scheletro nell'armadio, è qualcosa che sta ancora lavorando nella cultura dell'Italia di oggi.

Che poi a pensarci bene, noi italiani, o meglio certe istituzioni che comunque rappresentano una certa maggioranza, queste incongruenze le commette ancora oggi, magari promuovendo un criticatissimo Vannacci per 'competenza di ruolo'. Che non è una promozione dicono, ma nemmeno una punizione. Quindi cos'è? Non lo sappiamo e forse nemmeno serve saperlo.

mercoledì 13 dicembre 2023

Le persone scompaiono ma i libri rimangono

I libri raccontano molto della persona a cui appartenevano, e questo li rende amati ed odiati, testimoni scomodi o semplicemente oggetti di cui sbarazzarsi. Questo pensavo mentre il libraio riordinava i suoi scaffali con i nuovi consistenti arrivi. Non ho idea se salvare libri sia un'attività meritoria, sicuramente non è remunerativa come lo era un tempo. Non sono merce deperibile e potrebbero passare anni prima di poterli rivendere. Chi vende libri usati oggi è visto come un eccentrico, un'attività marginale che spazia dall'hobby al brocantage. Poi mentre ero lì, a guardare quel disordine ho provato un improvviso benessere. E non saprei dire come, ma per qualche strano ed inconoscibile motivo, quegli scaffali erano diventati mura incrollabili tra cui rifugiarsi. Penso che anche il libraio provasse lo stesso sentimento, per alcuni i libri danno sicurezza.

venerdì 8 dicembre 2023

Colui che si perde nella sua passione perde meno di chi perde la sua passione

Diceva così Agostino d'Ippona, e trovo che sia un bell'aforisma; in fatto di passioni tuttavia ho difficoltà a stabilirne una prevalente, penso sia più la somma di vari interessi e quale sia il prevalente non credo abbia molto senso capirlo, in fondo è un hobby e del tutto personale, quindi navigo a vista. Dovrei anche saper distinguere tra passione ed interesse. Per un certo periodo ho amato molto viaggiare, ma poi vuoi anche per il covid, la voglia di partire per scoprire posti nuovi o semplicemente per rivederne di vecchi, mi è passata. Un tempo ero affascinato dal viaggio come possibilità di incontri e conoscenze, ora molto molto meno, anzi sono quasi infastidito dall'idea di incontrare persone (spesso sgradevoli) che interferiscono con la mia idea di viaggio come momento piacevole lontano da confusione e frenesia. La passione di questi giorni è passeggiare nel bosco, è una cosa un po' fine a se stessa, al massimo raccolgo qualche ramo secco per la stufa, scorgo i passeri in cerca di bacche e una serie di altri animali misteriosi di cui sento solo il fruscio nelle foglie secche. Ma va benissimo così.

sabato 2 dicembre 2023

E mi troverò bene, come un nocciolo in una ciliegia

Breve soggiorno al Paese, l'inverno incalza e la quiete resta una delle peculiarità di questa valle incastrata nelle montagne liguri. In queste giornate la mia attività preferita è alzarsi presto, sbirciare fuori dalla finestra, annusare l'aria frizzantina, controllare se il gatto è tornato dalle sue scorribande notturne, riaccendere la stufa che ha ancora della brace sotto la cenere, prepararmi una ghiotta ed abbondante colazione, e poi tornarmene a letto sotto al piumone e dormire sino a che gli occhi non si riaprono da soli.

mercoledì 29 novembre 2023

La festa dell'olio nuovo

Al Paese si svolgeva a metà novembre. Occasione rurale per socializzare, ma anche per gratificarsi dalla fatica della raccolta.  Ricordo tutta una serie di edifici lungo il tracciato del torrente, destinati a questo scopo, c'erano mulini per produrre farina di castagne, di farro e di tutto quello che si poteva macinare, come le fave o i ceci, e poi c'erano i frantoi, pochi e usati in consorzio. Nelle nostre incursioni di adolescenti capitammo in uno di questi, oramai in rovina, con all'interno tutto ciò che serviva per produrre il prezioso liquido. Non ho idea di cosa rimanga di quegli edifici oggi, ma è certo che siano destinati a scomparire, dalle carte geografiche e dalla memoria.

A ricordarmi questa attività dell'infanzia è stata la notizia dell'olio di Pompei. In uno scenario mediatico letteralmente intasato da pessime notizie, ogni tanto trapela qualcosa di gradevole, mi son detto. Più concretamente mi consolo pensando che almeno in piccole parti d'Italia qualcuno riesca a fare qualcosa di sensato. L'olio di Pompei è una di queste cose.

Quando visitai Pompei ed Ercolano, era il 2006, fui rapito da due sentimenti, la bellezza struggente di ciò che era rimasto di città quasi al confine della mitologia, e la devastante incuria in cui versavano i due siti archeologici. Sembrava una battaglia persa, una lotta impossibile e invece l'arrivo della persona giusta con le idee giuste, con una visione meno rassegnata, è riuscito, sta riuscendo e riuscirà a fare cose speciali, a coinvolgere, innovare, recuperare, insomma cose che lasciano piacevolmente stupiti e mi fanno sorridere compiaciuto.

Così presso l’Orto dei Fuggiaschi alcuni visitatori hanno assistito alla frangitura delle olive appena raccolte e hanno degustato l’olio IGP di Pompei, prodotto con le olive delle aree verdi del Parco archeologico, ad un anno dalla prima produzione. Una cosa impensabile, riattivare filiere vecchie di duemila anni. Eppure è accaduto e il progetto non si ferma solo agli ulivi, grazie ad una visione ampia, l'Azienda Pompei potrebbe diventare il riscatto per se stessa e per la degna sopravvivenza dell'area e del territorio. Insomma cose belle.


sabato 25 novembre 2023

La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci

Oggi è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, quindi se girando nei parchi trovate delle panchine rosse, ecco è il giorno giusto per usarle e riflettere un momento sulla situazione. Per parte mia ne vorrei una a questo incrocio, e c'è un motivo antico per desiderarla lì.

Questa storia è accaduta nel 1891, proprio lì dove ora c'è il semaforo. Tutto da allora è cambiato, ma la ringhiera è sempre la stessa, poche stecche di ferro battuto che hanno resistito ai secoli, stesso ferro, stessa posizione. Quella mattina del 14 maggio era un giovedì, e come ogni giorno una ragazza, bellissima, passava per andare a lavorare alla caffetteria della stazione; me la immagino vestita in modo semplice ma con quell'eleganza della moda di fine ottocento, un po' frivola.

A interrompere il tragitto, c'è un ragazzo, è appoggiato a quella ringhiera, aspetta. Come vede arrivare Elvira le va incontro. Non sappiamo cosa si siano detti, se ci sia stato uno scambio di sguardi. Lui estrae una pistola e le spara un colpo al cuore; Elvira cade al suolo ferita mortalmente.

Colpita da piombo omicida, recita il suo epitaffio. Oggi alcuni si ricordano di lei per la festa delle donne, e non ha molto senso portare della mimosa sulla sua tomba. Io la ricordo spesso, mentre aspetto il verde per andare in stazione, e quando passo davanti alla caffetteria, già penso ad altro. Ma chissà se quel giorno Elvira avesse cambiato strada per un qualsiasi motivo, oggi nessuno saprebbe di lei, e invece proprio la sua morte tragica, un femminicidio di fine ottocento, fu il suo lasciapassare per la memoria futura.

Ciao Elvira, penso attraversando, e mi chiedo se tutto il clamore di questi giorni per Giulia, servirà poi a qualcosa, a qualcuno. Perché sino ad adesso abbiamo fallito, miseramente ed in modo vergognoso, non siamo ancora riusciti a risolvere un problema che si ripropone identico, da 132 anni. 

E quest'anno in Italia, la lista è troppo lunga.

Teresa Spanò 2 Gennaio
Giulia Donato 4 Gennaio
Martina Scialdone 13 Gennaio
Oriana Brunelli 14 Gennaio
Teresa Di Tondo 15 Gennaio
Alina Cristina Cozac 22 Gennaio
Giuseppina Faiella 28 Gennaio
Yana Malayko 1 Febbraio
Margherita Margani 4 Febbraio
Antonia Vacchelli 6 Febbraio
Melina Marino 11 Febbraio
Santa Castorina 11 Febbraio
Cesina Bambina Damiani 12 Febbraio
Rosina Rossi 16 Febbraio
Chiara Carta 18 Febbraio
Sigrid Grober 19 Febbraio
Maria Luisa Sassoli 23 Febbraio
Giuseppina Traini 25 Febbraio
Caterina Martucci 1 Marzo
Rosalba Dell’Albani 4 Marzo
Iolanda Pierazzo 6 Marzo
Iulia Astafieya 7 Marzo
Rossella Maggi 8 Marzo
Petronilla De Santis 9 Marzo
Rubina Kousar 9 Marzo
Maria Febronia Buttò 10 Marzo
Pinuccia Contin 16 Marzo
Francesca Giornelli 28 Marzo
Agnese Oliva 29 Marzo
Zenepe Uruci 30 Marzo
Carla Pasqua 31 Marzo
Alessandra Vicentini 31 Marzo
Sara Ruschi 13 Aprile
Brunetta Ridolf 13 Aprile
Rosa Gigante 18 Aprile
Anila Ruci 19 Aprile
Stefania Rota 21 Aprile
Barbara Capovani 23 Aprile
Wilma Vezzaro 25 Aprile
Antonella Lopardo 2 Maggio
Rosanna Trento 3 Maggio
Danjela Neza 6 Maggio
Jessica Malaj 7 Maggio
Anica Panfile 21 Maggio
Yirel Natividad Peña Santana 27 Maggio
Ottavina Maestripieri 1 Giugno
Giulia Tramontano 1 Giugno
Pierpaola Romano 1 Giugno
Giuseppina De Francesco 8 Giugno
Maria Brigida Pesacane 8 Giugno
Floriana Floris 9 Giugno
Cettina De Bormida 10 Giugno
Rosa Moscatiello 12 Giugno
Svetlana Ghenciu 19 Giugno
Margherita Ceschin 24 Giugno
Laura Pin 28 Giugno
Maria Michelle Causo 28 Giugno
Ilenia Bonanno 6 Luglio
Benita Gasparini 19 Luglio
Mariella Marino 20 Luglio
Norma 22 Luglio
Vera Maria Icardi 24 Luglio
Marina Luzi 25 Luglio
Angela Gioiello 28 Luglio
Mara Fait 28 Luglio
Sofia Castelli 29 Luglio
Iris Setti 6 Agosto
Maria Costantini 9 Agosto
Celine Frei Matzohl 13 Agosto
Anna Scala 17 Agosto
Vera Schiopu 19 Agosto
Francesca Renata Marasco 28 Agosto
Rossella Nappini 4 Settembre
Marisa Leo 6 Settembre
Nerina Fontana 16 Settembre
Cosima D’Amato 20 Settembre
Maria Rosa Troisi 20 Settembre
Rosaria Di Marino 20 Settembre
Liliana Cojita 21 Settembre
Manuela Bittante 25 Settembre
Anna Elisa Fontana 25 Settembre
Carla Schiffo 27 Settembre
Monica Berta 27 Settembre
Klodiana Vefa 28 Settembre
Egidia Barberio 30 Settembre
Anna Malmusi 1 Ottobre
Piera Paganelli 4 Ottobre
Eleonora Moruzzi 5 Ottobre
Silvana Aru 13 Ottobre
Concetta Marruocco 14 Ottobre
Marta Di Nardo 20 Ottobre
Antonella Iaccarino 21 Ottobre
Giuseppina Lamarina 24 Ottobre
Pinuccia Anselmino 25 Ottobre
Annalisa D’Auria 28 Ottobre
Etleva Kanolija 29 Ottobre
Michele Faiers Dawn 1 Novembre
Patrizia Vella Lombardi 14 Novembre
Francesca Romeo 18 Novembre
Giulia Cecchetin 18 Novembre
Rita Talamelli 21 Novembre

lunedì 20 novembre 2023

Il mattino ha Loro in bocca

Siamo a Dubai, l'emirato della stravaganza, anzi della ricchissima stravaganza, il luogo dove il denaro è l'unico idolo da adorare. Più indago su questo paese e più ho l'impressione che l'arroganza di chi ci vive sia proporzionale all'egocentrismo di chi si sente padrone del mondo in virtù del proprio denaro. Quindi oltre al lusso volgare e distopico c'è anche lo spreco e la strafottenza verso tutto e tutti. Deprecabili? Non saprei, ognuno con i suoi soldi ci fa quello che vuole, ma qualcosa che stona c'è; non fosse altro che nella loro idea di fasto ci sia lo scimiottare l'occidente piuttosto che creare uno stile proprio.

Quindi ecco una delle tante trovate, l'acqua minerale con aggiunta di oro, ben 25mgr per litro, al prezzo di 100 euro alla bottiglia - naturale o frizzante a questo punto è un dettaglio. Il resto del percorso idrico lo conosciamo bene... ma occhio ad andare in bagno.

mercoledì 15 novembre 2023

Dallo scherzo alla tragedia è un attimo

Preciso subito, il tipo in foto non è morto, ma in hangover. La nazionalità è sconosciuta, tuttavia non è l'unico che passa le notti nei dintorni della stazione. Perché le stazioni siano calamite di certi soggetti mi è ancora sconosciuto, tuttavia è un fatto, il luogo che più dovrebbe rappresentare la città per chi vi arriva, è ricettacolo di degrado, spaccio e malavita con tutte le conseguenze del caso. A questo si aggiunge la cronica incapacità di risolvere la situazione da parte di tutti, istituzioni, forze dell'ordine, personale ferroviario e comunale. Spesso mi dico: dai non possiamo arrivare a tanto! quindi una specie di allarme suona ed attiva la mia tolleranza zero. Quando ne parlo passo immediatamente per fondamentalista di destra, xenofobo, razzista, bacchettone, perché la stortura attuale ci ha portato ad essere all-inclusive senza discernere. Ma sono una persona semplice, e scavalcare ubriachi, drogati e vomito inizia a disturbarmi. Sarò perbenista, svizzero, radical chic, poco friendly, ma vorrei un limite perché questo vuoto nella terra di nessuno ci porterà solo a problemi maggiori.

lunedì 13 novembre 2023

Il rito della chiusura dell'acqua

La chiusura dell'acqua era la certificazione della chiusura della casa al Paese e dell'arrivo dell'inverno. La procedura prevedeva che ZiaMaria salisse alla presa con uno straccio e dello spago, e la chiave dello sportello nella tasca del grembiale. Una volta chiuso il rubinetto lo avvolgeva con cura nello straccio e legava il tutto con un nodo suo personalissimo per scoprire se qualcuno ci aveva messo le mani.
A seguire in casa si potevano aprire i rubinetti per svuotare i tubi, contemporaneamente la figlia di ZiaMaria, la Enzina, metteva un poco di paraflu nella vaschetta del wc e negli scarichi dei lavandini.

A questo punto il rito era completo, i rubinetti si lasciavano aperti e la casa era pronta per affrontare i freddi ed umidi inverni del Paese.
LaTilde che pativa abbastanza queste situazioni, recriminava sempre di dover lasciare la casa senza riscaldamento, che le case fredde chiamano le muffe e l'umido diceva. Quindi rimpiangeva i vecchi tempi in cui le stufe asciugavano i solai e rendevano eterna la ghisa del ronfò e tutta una serie di altre faccende da vecchi montanari, come sciogliere la neve dal tetto o levarla dall'aia, dai davanzali e dalle porte. Per LaTilde lasciare la casa era come abbandonare un cucciolo nel bosco, un delitto. Ma poi chi sarebbe rimasto a vivere al Paese per tutto l'inverno? Con la neve che blocca la strada e magari la tormenta che ti lascia al buio per settimane intere?
E fece bene LaTilde ad andarsene a vivere in città, lasciando al tempo ed agli inverni la sua casa, che ancora oggi aspetta il suo ritorno.


sabato 11 novembre 2023

Da questa mia memoria se vi piace voi che passate pregatemi la pace (*)

Ho ripreso la frequentazione dei cimiteri, mio malgrado, tuttavia la cosa non mi spiace, visto che è un luogo dove prima o poi passerò moltissimo tempo. Nella tradizione familiare tra i trentacinque cimiteri cittadini disponibili, c'è quello di Staglieno, che potrei definire come una sorta di soffitta dei sentimenti e dei ricordi. Nella sua immensità è vissuto come un grande parco urbano, come un museo della scultura genovese e come un luogo di preghiera e commemorazioni ufficiali. Lì sono passare tutte le grandi e piccole tragedie cittadine, ci sono storie di naufragi, guerre, incidenti sul lavoro, ogni evento della città ha un suo riscontro, un monumento, una lapide.

In questo grande archivio, un posto d'onore è riservato ad una donna, una popolana che affascina con la sua storia cittadini e turisti. Il suo nome è Caterina, ma per chi frequenta il cimitero è la Signora delle noccioline, con questo soprannome viene cercata dai turisti. 

Estinti i suoi discendenti, la sepoltura è oggi proprietà del Comune di Genova, che provvede alla manutenzione. Questo dimostra quanto sia entrata nel cuore e nell'anima dei genovesi la storia di questa donna semplice. I genovesi vanno volentieri a visitare la sua tomba, tributandole un affetto che dura da 142 anni. Caterina questo lo immaginava, lo sperava e il suo epitaffio (*) chiede a chi passa una preghiera. 

Morta il 7 luglio 1882, divenne presto famosa, sia per aver posato accanto alla sua tomba in vita che per aver dato fortuna a coloro che giocarono al lotto il giorno della sua morte. La Signora delle noccioline da sempre, è sinonimo di fortune monetarie, ed in una città di mercanti e commercianti il soldo è argomento sensibile.

Da allora molti le portano delle monetine, dei fiori e dei ceri, ed è incredibile come una donna del popolo, si sia garantita il suo posto tra le nobili sepolture di ricchi e facoltosi personaggi, oggi quasi oscurati dalla sua lungimiranza.

lunedì 6 novembre 2023

Noci di acagiù ovvero Anacardi: benefici e controindicazioni

Gli anacardi sono diventati di gran moda, dalle mie parti c'è perfino chi li mette nel pesto alla genovese in sostituzione ai pinoli, ignari che all'inferno c'è un girone apposito per queste persone. Gli altri invece li utilizzano per la preparazione di deliziosi aperitivini, golosi e salutari. Pare infatti che il consumo di questa frutta secca sia utile per molte faccende.

▶️ BENEFICI:
Grazie alla concentrazione di sali minerali, tra cui potassio, magnesio, ferro e selenio, apportano numerosi effetti terapeutici. Contrastano, infatti, i danni provocati dall'invecchiamento cellulare, favoriscono il buon funzionamento del sistema nervoso, delle ossa e del tessuto muscolare. Questo si scopre cercando in rete. Ed ovviamente ci sono anche delle controindicazioni, gli anacardi contengono anche ossalati, che in concentrazioni elevate possono promuovere la formazione di calcoli. Per questo il loro consumo potrebbe essere sconsigliato in caso di problemi a reni o cistifellea.

🚫 CONTROINDICAZIONI:
Continuando a cercare in rete scopro che la comparsa sul mercato di questo tipo di frutta secca asseconda il filone del prodotto simbolo, come bacche di goji ed altri prodotti simili, cavalli di battaglia dei negozietti bio-etico-natural, tutti brand su cui certo commercio fonda la sua speculazione. Mica bastavano le arachidi tostate o la nostranissima frutta secca. Pure ai contadini indiani dovevamo andare a rompere i coglioni.

giovedì 2 novembre 2023

Camminiamo sui morti

Anche quest'anno la tradizione si ripete, e così eccoci in questo novembre, come fossimo in gita, tra famigli, come in una sorta di riunione festiva. Mi piace, caspita se mi piace. Ci fu un tempo lontano in cui i cimiteri, ed in particolare questo di Staglieno, erano un luogo di incontro, dove il popolino passava a vedere le nuove tombe appena scolpite da famosi scultori per famosi committenti, a leggere epigrafi che sono struggenti poesie. E noi oggi schiviamo gruppi di turisti stupefatti da tanta bellezza e passeggiamo all'ombra dei porticati secolari, in questo parco affollato di statue e memorie. Quanta pace, eterna persino, in questo luogo che diventa via via più nostro, quando accoglie il riposo di una persona che abbiamo amato.

sabato 28 ottobre 2023

La morte è una cosa più unificante dell'amore

Lutto inatteso questo, ma poi nessuno prende appuntamento con la morte, è lei che decide nella maggior parte dei casi. Questo evento ha sconvolto i famigli e pure io che tendo ad essere cinico, ne sono rimasto scosso. Troppo presto, troppo giovane, non ho fatto a tempo a dire le cose rimaste in sospeso... tipo: insegna ai diavoli a rompere i coglioni!

A chiudere la questione c'è stato un funerale laico, in cui ad un certo punto ho pensato: anche io vorrei qualcosa del genere. Poi mi sono ripreso. Ma qualcosa di mio volevo lasciarlo in quella cerimonia molto molto informale: la musica di apertura...


La vita è nostra, la viviamo a modo nostroLife is ours, we live it our wayTutte queste parole, non le dico e bastaAll these words, I don't just sayE nient'altro importaAnd nothing else matters

sabato 21 ottobre 2023

Stare in chiesa non significa essere credenti

In sostanza, l'abito non fa il monaco ed altre faccende simili.

Tuttavia c'è ancora chi ci crede, ed io nemmeno me lo spiego il fervore religioso di alcuni, pure davanti a certe evidenze razionalissime. Per esempio l'altro giorno ero in duomo e accompagnavo alcuni amici in visita ad una delle bellezze medioevali genovesi, con tutte le storie e le ricchezze che la cattedrale si tira dietro da secoli, e vedo una tipa sulla quarantina, che tocca la statua della madonna, recita una specie di breve preghiera che conclude con il segno della croce e silenziosa e se ne va. Penso felice e protetta, o va a spere quale sicurezza o certezza le ha dato fare quel rituale.

Una parte di me la ammira, una parte di me pensa ad una povera illusa, una terza parte di me si sconforta al pensiero che abbia dato potere alla Vaticano SpA.

Quindi vi racconto queste due storielle agiografiche, e poi ditemi voi.

Siamo a Serravalle in Veneto, corre l'anno 410 e nasce Augusta, ora la storia completa non ve la racconto, ma a detta degli storici questa bimbetta è già in odore di santità dalla nascita. Comunque presto diventa cristiana, in una comunità di pagani, siccome è una convertita la sua fede è ferrea, alterna la preghiera all'esercizio della carità, perché le era stato insegnato che nel Vangelo i poveri, gli ammalati, i piccoli, gli umili, occupano il primo posto. Insomma come da manuale della perfetta aspirante santa. Ma al padre l'attività non piace, perché è pagano, quindi cattivo e despota, ma quando cerca di smascherarla, lei, per dimostrare quanto fosse in odore di santità, trasforma il pane in fiori per nascondere il fatto che stava aiutando i poveri, nonostante il veto del padre pagano e quindi despota.
Così si indispettisce per la disobbedienza della figlia ai suoi ordini e la fa torturare, ma lei niente, allora la decapita risolvendo la questione disciplina in modo definitivo.

Diversi secoli dopo, a Lucca, nasce Zita, è esattamente il 1218. La bimba cresce nella povertà, ma questo non le impedisce di essere buona d'animo. Non appena trova lavoro infatti, si dedica alla carità, e qui abbiamo nuovamente il mood dell'aspirante santa, che pensa ai bisognosi anche in detrimento di se stessa. Quindi porta il pane ai poveri, prendendolo dagli avanzi della tavola del suo ricco padrone, che è cristiano, ma in quanto ricco non gode di buona fama nel Vangelo, penso per via della questione del cammello e della cruna dell'ago. Comunque sospettando di essere derubato, costringe la domestica ad aprire il grembiule e, sorpresa, al posto del pane vi trova dei fiori. A questo punto il miracolo è bello che pronto e Zita passa di tutto diritto ad essere la protettrice delle colf. 
Nota a margine: morirà di morte naturale a sessant'anni, niente torture ma tanta stima ed affetto. Il fatto che il suo corpo si sia mummificato naturalmente, poi, testimonia che è santa verace.

Cosa ci dicono queste due storielle? che la questione di rubare il pane ha moltissimo appeal sul pubblico, che i cattivi o sono pagani o sono ricchi, ma soprattutto che una donna che pensa ed agisce per i fatti suoi senza il controllo di un uomo va punita, oppure la spunta se mente.

Immagine a compendio del commento di Giovanni (*)

E vissero tutti felici e contenti.

lunedì 16 ottobre 2023

Petrificus Totalus - ovvero: problemi per entrare a Genova

Questa faccina con gli occhi sgranati è Medusa, intenta a scrutare chi arriva a Genova per la via di Ponente, ed ovviamente pietrificarlo con lo sguardo. Dubito che nel 1831 credessero ancora a questa leggenda, ma evidentemente faceva bello ricordarselo. La porta detta 'della Lanterna' verso la metà degli anni '60 fu smontata e ricostruita in una posizione comoda per la rutilante viabilità del XXII secolo, quindi oggi è poco più di un gradevole rivestimento che periodicamente si può restaurare, ma comunque come la maggior parte delle sue compagne porte, staziona fuori contesto urbano, assediata dalle novità urbanistiche e buona solo per qualche malinconico turista. 
Quindi solo leggende?
Niente affatto; l'effetto della Medusa è mantenuto, ancora oggi, infatti chi entra in città da quel varco, si trova a dover affrontare una fila interminabile di auto e tir che pietrifica qualsiasi passante. Quindi chi meglio della Medusa per rappresentare la personificazione degli ostacoli dei guidatori del nuovo millennio?

"Poiché il mare rappresenta per i greci il mistero e la morte, Medusa diviene una delle personificazioni dei vari ostacoli che possono “pietrificare” e far perdere la vita ai naviganti".

giovedì 12 ottobre 2023

Se Colombo stava bene a Genova mica scopriva l'America

Che poi nemmeno sappiamo bene se fosse davvero genovese, e persino la sua casa natale è avvolta dal mistero. E poi c'è la questione della decolonizzazione, che adesso, dopo 500 anni passa pure per stronzo, come se tutti i casini che hanno combinato i conquistadores nelle Americhe fossero merito suo. Ma questa è un'altra faccenda.

Invece questa statua, scolpita da Giulio Monteverde, rappresenta Colombo giovinetto, seduto su una bitta del porto di Genova, con in mano un libro, Il Milione, scritto da Marco Polo durante la reclusione nelle prigioni genovesi. Quella lettura servirà a far sognare il piccolo esploratore, e lo spronerà a cercare una via per raggiungere le Indie navigando verso ovest anziché verso est come aveva fatto Marco Polo.

La statua si trova nella residenza di un navigatore dell'ottocento, un eccentrico capitano che volle costruirsi un castello fintissimo in cui raccogliere tutti i souvenirs dei suoi viaggi attorno al mondo e nella loggia volle sistemare proprio Colombo, orientando lo sguardo della statua in direzione delle colonne d'Ercole. Si narra che anche il capitano come Colombo sognasse di scoprire un nuovo mondo, ma purtroppo per lui, alla fine dell'ottocento c'era ben poco da scoprire, così si accontentò di girovagare per i mari, assecondando comunque la sua passione per i viaggi. La sua più grande impresa la compì nel 1892, ripercorrendo la rotta di Colombo, seguendo esattamente il suo diario di bordo ed annotandone le verifiche; insomma una roba tipo 'avventure nel mondo'. Quando morì volle donare il suo castello alla città di Genova, affinché i genovesi potessero scoprire tutte le meraviglie che aveva raccolto e quindi crescere in cultura et intelletto. Così ancora oggi, a distanza di quasi cento anni da quella donazione, le esotiche collezioni del Capitano continuano a stupire i visitatori, per stravaganza e magnificenza, così come il suo castello che svetta fintissimo, su una città in continuo mutamento.

domenica 8 ottobre 2023

Il tempo risolve la maggior parte delle cose.

E quello che il tempo non può risolvere, lo si deve risolvere da soli

Dice così Haruki Murakami, l'ho letto su un biglietto che ho trovato come segnalibro.
E ci riflettevo mentre leggevo la notizia del ritorno delle cimici dei letti, Parigi ne è infestata, le scomode bestioline si annidano nei sedili dei cinema, in quelli dei treni o del metrò, sugli autobus, nelle camere degli alberghi. Facilissimo quindi che si attacchino sugli abiti per poi ritrovarsele in casa. La lotta prevede una minuziosa pulizia degli ambienti, il lavaggio di tutti i tessuti, l'uso di prodotti insetticidi. Da cosa siano portate per adesso non è dato saperlo, ma la questione è arrivata in parlamento, la sanità pubblica ne è preoccupata, principalmente perché una città sporca non attira turisti. 

Un mio primo pensiero è stato verso i cari vecchi sedili di legno, un tempo così diffusi e facili da pulire e mantenere. Li trovavi sui treni, negli autobus, nelle sale d'aspetto delle stazioni.
Un'altra cosa che mi sono ricordato è stato un racconto di ZiaMaria; un giorno le chiesi cosa fossero quelle bruciature sulle spalliere del letto. Lei ci pensò un po' e poi mi raccontò la storia di quando ZioAngelo tornò dal fronte per una licenza, era il 1942, e si portò nello zaino le cimici dei letti. La casa ne fu immediatamente invasa, all'epoca non era così facile trovare prodotti per debellarle, per il DDT bisognerà aspettare l'arrivo degli Americani, quindi ci si doveva arrangiare; così per eliminare le uova che si annidavano negli angoli, fu usata la fiamma della candela. Da lì le bruciature che rimasero e che ancora oggi raccontano a chi sa guardare, gli anni difficili del conflitto.

Noi che recuperiamo i ricordi, queste testiere le abbiamo care. E senza saperne la storia, quelle macchie sono solo macchie. Le cimici scomparvero, anche facendo bollire le lenzuola, lavando con il sapone di Marsiglia i vestiti e la biancheria. Le cimici dei letti, si tenevano lontane mettendo un piattino con dell'alcool o del petrolio sotto ai piedi del letto, per impedire che di notte salissero dal pavimento in legno in cui potevano essersi nascoste. E poi l'aglio, strofinato nei punti strategici per tenerle lontane. Questo e molti altri trucchi mi raccontò ZiaMaria, ed all'epoca pensavo che le sue soluzioni fossero qualcosa di inutile per un problema lontano, un racconto di rogne oramai risolte. E invece...

martedì 3 ottobre 2023

L'uomo produce il male come le api producono il miele

L'abbinata violenza-spaccio-stranieri è oramai una consuetudine in moltissime situazioni di degrado urbano, i sindaci ed i prefetti sono incapaci o forse impotenti davanti a questi fenomeni di crescente disagio sociale, ed a farne le spese sono le fasce deboli, ma poi le cose degenerano a diversi livelli.

In tutto questo mi ha molto colpito una frase che Putin ha pronunciato lo scorso anno durante una videoconferenza, che ritrovo citata oggi in un articolo sull'evoluzione della guerra. Perché se di decadenza si deve parlare, chi meglio di lui che ci guarda con odio dall'esterno, può dirci come appaiono gli Stati dell'Unione: L'Occidente non è più quello di una volta, che poteva dare ordini e che aveva la forza per farlo. Adesso sono dei rammolliti che guardano al passato e non si accorgono di quanto sono irrilevanti.

E quindi ecco come ci siamo 'rammolliti', come siamo precipitati culturalmente, socialmente ed economicamente nel baratro. Episodi come raccontati in questo video sono tragicamente frequenti, ovunque e a detta di molti sarà anche peggio in risposta alla chiusura delle frontiere da parte dei nostri confinanti; l'Italia rischia di diventare una polveriera sociale pronta ad esplodere, un paese in cui l'illegalità dilaga davanti ad uno Stato debole o assente. Una Nazione di rammolliti.


Chiudo ricordano un romanzo che lessi moltissimo tempo fa e mi sembrò pura fantascienza, frutto dei deliri pessimistico-catastrofici dello scrittore... e invece stai a vedere che era solo lungimiranza. 
Quale romanzo? 
Il Signore delle mosche, un romanzo dello scrittore britannico William Golding, lo scrisse nel 1954, quasi settant'anni fa, ma lo trovo assai attuale e ve lo consiglio.

domenica 1 ottobre 2023

Ortopedia lessicale

Ovvero: Risignificare le parole per non farsi sfuggire la realtà.

Mentre si discute sul concetto di margine, come confine o come atteggiamento sociale e su molti altri aspetti che questa parola può assumere, mi distraggo e mi guardo intorno, in questa tavola rotonda o pseudo tale.

Insomma che anche questo gruppo è qualcosa da cui mi sento distante, che osservo ed in cui nemmeno ho voglia di fare volontariato, benché da diverse parti sia passato il messaggio di associarsi; anche E. vorrebbe farlo, mentre R. ne parla come di un'eventualità da valutare per una crescita culturale interiore, e bla bla bla, insomma rimanda con eleganza.

La solfa è sempre questa, ricorrente, associati dacci i soldi dell'iscrizione e poi partecipa a quello che organizziamo noi che siamo i soci anziani e decidiamo per tutti. Fine. Una sorta di socio vacca da mungere, da teleguidare per far numero e sentirsi inclusivi, perché c'è la legge dei grandi numeri, come i followers, ma più concreti.

Al contorno di questo c'è una serie di cocchi di mamma, viziati rampolli di una borghesia che si uniforma nell'abbigliamento 'alternativo' e nella frequentazione di certi locali, quelli giusti, in certe zone, di certe persone, tanto radical chic da girare in green bike, vestire indy, mangiare bio, ma quando necessario meglio il suv di papy con l'aria condizionata, gli occhiali Rayban a specchio e la camicia firmata Bonino.

Nel mucchio, bellocci beccafiga che cercano la tipa di buona famiglia, ma alternativa, non troppo snob ma nemmeno la borgatara che li metterebbe in imbarazzo alla cena in casa dei parenti. Quella che riesce a distinguere una forchetta da pesce da una da frutta e se occorre mette la collana di perle, quella che la nonna le ha regalato per la maturità, ma poi vuoi mettere la cavigliera in argento comprata in Marocco, in quel villaggio sperduto dove ha dormito nelle tende dei beduini attraversando il deserto?

Quella che la da, ma non a tutti, non come la borgatara che lo fa sapere alle amiche, lei te la da con classe, da donna emancipata, mica da affamata di cazzo. Quella che ok il tatoo, ma sulla spalla e molto discreto, bene pure il piercing alla lingua, o magari all'ombelico, ma poi lo toglie quando fa il primo colloquio di lavoro, e se non la assumono pazienza, ha sempre una scrivania pronta nell'azienda di famiglia, in cui fare la gavetta cominciando dall'amministrazione.

Decisamente quello con la maggior puzza sotto al naso sono io, e mi chiedo dove sia finita quell'indifferenza che mi permetteva di andar d'accordo quasi con tutti.