giovedì 29 dicembre 2022

Gestire i campioni omaggio - livello di difficoltà: io speriamo che me la cavo

Diciamolo, i campioncini omaggio sono una gran scocciatura, e chi li ha inventati lo ha fatto per punizione, perché invece vorrebbero che comprassi la confezione extra-mega-magnum. Secondo me le ditte li producono apposta per esasperarti e farti comprare flacone/tubetto/scatola. Non si spiegherebbe diversamente la loro incredibile capacità di scivolare e cadere da tutte le parti, e sporcare negli interstizi più ingestibili del bagno.

Ero in erboristeria e dal fantastico mondo del cellophane la commessa mi ha immediatamente rifilato una serie di campioncini omaggio. Ne aveva un cassetto pieno ed ha pescato un po' a caso in base a quello che avevo comprato, poi ha aggiunto dello shampoo e sapone liquido ed ha cacciato tutto nel sacchetto.
Una cosa che ho notato mentre aspettavo di pagare è che oramai la gran parte dei prodotti sono finti, o meglio confezionati dall'industria, è quindi finito il tempo in cui si andava in erboristeria come dallo speziale e si accedeva al magico universo delle erbe essiccate e delle preparazioni di bottega. Oggi è come andare al supermercato, carta e cartone e tanta plastica. La cosa mi è spiaciuta perché ero rimasto ai tempi in cui ci andavo con mia nonna a prendere le tisane o altri rimedi misteriosi di cui lei era custode, ed era tutto un aprirsi di scatole, scatolette, cassettini e vasi in vetro.

mercoledì 28 dicembre 2022

La triste storia della casa del Panperduto

Dopo la curva a gomito che i vecchi in paese chiamavano curva iena, si trova la casa del Panperduto; quando fu fatta la strada c'era il ghiaietto e le gomme slittavano e bisognava andare piano per non finire nel fosso. Poi misero l'asfalto, ma continuarono a chiamarla curva iena, perché quando pioveva era come ci fosse ancora il ghiaietto.
Nella casa del Panperduto ci abitava la famiglia del Beretta; lui aveva fatto l'alpino sul Piave e lì aveva imparato a fare il pane e la focaccia per i soldati. Finito il militare gli avevano dato l'indennità, così era tornato al paese e con quei soldi aveva rimodernato la casa che gli aveva lasciato suo nonno, il vecchio Beretta, e al posto della stalla ci aveva fatto un forno per cuocere il pane e davanti la panetteria. E per vendere il pane aveva assunto la Gerina, e poi se l'era sposata. 
Con la Gerina ci aveva fatto tre figli, due maschi e una femmina, e siccome gli affari gli andavano bene, vivevano tutti nella casa dopo la curva iena, che ancora in paese la chiamavano la casa del vecchio Beretta e la strada non era asfaltata, e alla mattina presto si sentiva il profumo del pane appena sfornato.

Quando era arrivata la guerra, i figli del Beretta erano stati chiamati alla caserma ed arruolati. Così andarono al fronte che erano appena diciottenni. Vincenzino che era marinaio fu imbarcato su una cacciatorpediniera, Mario invece era alpino come il padre e fu mandato in Russia. Quando arrivavano le lettere dal fronte, il Beretta si sedeva accanto al bancone della panetteria e la Gerina gli leggeva le novità e rispondeva subito a quei figli lontani, che per vedere dov'erano serviva andare sino al municipio dove nell'aula della scuola c'era la carta geografica.
La guerra portò al paese quelli che non volevano restare in città per paura dei bombardamenti, li chiamavano gli sfollati, e tutti comperavano il pane del Beretta, perché era più buono di quello che vendevano in città. E la Gerina pensava che non era poi così male quella guerra che le portava clienti.
Siccome il Beretta faceva il pane anche per i partigiani, un giorno gli dissero che i tedeschi lo cercavano per interrogarlo. Così scappò sulle montagne e la Gerina restò da sola con la Claretta, che in quell'inverno freddo e umido si prese la poliomielite.
Alcuni mesi dopo arrivò un telegramma dal ministero della guerra, diceva che il Mario era disperso a Tambov e verso la fine della guerra un altro che diceva che Vincenzino era affogato nel mare di Tripoli.
Così il Beretta, che era nascosto sul monte assieme ai parigiani, si ammalò di crepacuore per tutte quelle disgrazie e quando tornò non era più come prima, aveva i capelli bianchi e sembrava che di stare sulle montagne gli avessero rubato l'anima ed iniziò a trascurare la casa e la panetteria.
Poi erano arrivati certi sindacalisti, a parlare ai contadini delle fabbriche che c'erano in città, e di come si poteva guadagnar bene anche nelle cattive stagioni, anche se la mucca si ammalava di tubercolosi e le galline non facevano uova. Molti erano andati in città per vedere se era vero; e quando erano tornati avevano preso le mogli per andare a vivere vicino all'acciaieria in riva al mare, e delle case lasciate al paese non importava a nessuno. perché quelle di città erano più comode.

In paese rimasero in pochi ed ogni sera il Beretta, portava a casa il pane avanzato, e la Gerina si lamentava che preferiva i soldi e non quel pane perduto che diventava pòssoed era buono solo per le galline. Così in paese iniziarono a chiamarla la casa del pane perduto, invece della casa del vecchio Beretta. E lui si doleva di quella figlia zoppa e senza dote, che non l'avrebbe maritata con nessuno e quando morì, la Gerina la mandò in collegio dalle suore.

La Claretta finiti gli studi rimase a vivere in città e diventò maestra di scuola. Così la Gerina restò da sola in quella grande casa, a spolverare ricordi e badare alla memoria dei suoi cari che la guerra le aveva portato via, e quando divenne troppo vecchia se ne andò anche lei a vivere in città con la Claretta. Cadde così il silenzio nella casa del Panperduto, ed alla curva iena al mattino non si sentiva più il profumo del pane appena sfornato.
Oggi la casa del Panperduto è un rudere con il tetto sfondato, e l'edera copre quasi tutti i muri, perfino dentro. Nessuno si ricorda della Claretta, che non tornò mai al paese, e non si sa bene di chi sia quella casa. I foresti che salgono alla vetta dove c'è il rifugio alpino, ci passano davanti e la trovano romantica. Camminano con i loro bastoncini da trekking, fanno le foto con il cellulare e dicono: peccato che nessuno voglia vivere in questa bella casa in mezzo al bosco, e lo dicono sognando di abitarci per qualche giorno. Senza sapere la sua storia, senza aver conosciuto i Beretta. Non sanno nemmeno perché la casa del Panperduto fu chiamata così, loro non hanno mai sentito il profumo del pane passando dalla curva iena.

domenica 25 dicembre 2022

Moglie, ravioli e buoi dei paesi tuoi

Sono arrivate le feste e vi è venuta voglia di mangiare al ristorante?
Ebbene quando si va al ristorante, si compie un atto di fede, verso il ristoratore, nei confronti del cuoco e della qualità del cibo, nei confronti dell'igiene della cucina e delle stoviglie. La moda del delivery e del just eat impera, ma certe pratiche perdurano e spesso dietro ad un buon piatto ci sono persone senza scrupoli che per denaro o incapacità, mettono a repentaglio la salute dei loro clienti. I retroscena sono raccapriccianti, al punto che viene da chiedersi se poi non sia meglio dedicare un po' di tempo a se stessi e farsi un bel cenone in casa come vuole la tradizione. Che farà tanto povery, ma alla fine ti premia in benessere. Quindi meglio un panino con la mortadella preparato nella cucina di casa, oppure le classiche lasagne al forno, ad un gustoso piatto di ravioli al vapore consumato al ristorante (cinese in questo caso)... e buon appetito e buone feste!

La situazione narrata in questo video è tutta squisitamente parigina, ma anche l'Italia non è immune da certe pratiche, e non abbiamo nemmeno bisogno di scomodare i cinesi.

(video consigliato a stomaci forti)

giovedì 22 dicembre 2022

Coco Japan - le avventure di una giapponese a Genova

Devo ancora capire se questa tipa c'è o ci fa, ma l'amico le regge il gioco. Quindi apprezzo l'entusiasmo per la sua vita genovese.
Poi mi chiedo se ci voleva lei per insegnarci come tagliarsi le unghie? insomma non mi pare proprio un argomento da bar, ma forse in Giappone hanno altre usanze, o forse l'hanno espulsa proprio per questo, va a sapere. Se mi capita di incontrarla vi terrò informati.
In ogni caso ce la sopportiamo, che il bar di Giuse ha la miglior pasticceria siciliana della città, io ci vado spesso al sabato per un cappuccino con cannolo siciliano, ed anche se lei prende il cappuccino di soia, serve pazienza, ancora qualche anno e finirà a far colazione con focaccia e vino bianco, come i vecchi camalli del porto.

domenica 18 dicembre 2022

La rana che volle farsi bue

Il personaggio di quest'immagine è un doge di Genova, non ha molta importanza chi fosse, ma è significativo che usasse vestire di rosso, come tutti i suoi predecessori e successori, in modo che il popolo potesse riconoscerlo. Ci sarebbe da dire molto sulla caduta della Repubblica di Genova, nel 1794. Vi basti sapere che ora Genova è una città capoluogo di regione, la Liguria, e fa parte dello Stato Italiano.

Il personaggio di quest'altra immagine è il sindaco di Genova, non ha molta importanza il suo nome, ma è significativo che si sia vestito di rosso(?) forse per farsi riconoscere dai suoi concittadini durante la cerimonia del Confuego, o forse aveva freddo e la prima cosa che ha trovato nell'armadio è un vestito da doge. La domanda che mi sono fatto è stata: ma i sindaci delle altre città italiane fanno lo stesso? per esempio il sindaco di Venezia si abbiglia anche lui da doge e circola in gondola, o magari quello di Roma si traveste da imperatore per partecipare alle cerimonie cittadine? 
Ditemi se ne avete notizia, che vorrei farci un post. 

sabato 17 dicembre 2022

Dietro ad una donna arrabbiata c'è sempre un uomo che non sa cosa ha fatto

Così vuole lo stereotipo da cabaret. Ma in questo caso l'uomo, o meglio l'ometto in questione è un pargolo particolarmente capriccioso che per un quarto d'ora di viaggio in funicolare ha piantato una frigna insopportabile.

La vecchia educazione siberiana a cui buona parte degli attuali genitori è stata sottoposta avrebbe previsto un bel ceffone, ma le nuove disposizioni educative hanno permesso che l'infante fosse lasciato libero di camminare con i suoi stivaletti su quasi tutti i sedili in velluto del convoglio e poco importa se poi nessuno passerà a pulirli e qualche incauto viaggiatore li utilizzerà per quello per cui sono preposti.

Per parte mia ho avuto la tentazione di intervenire sulla questione educazione-pulizia, ma poi ho lasciato perdere per quieto vivere, perché tanto a gente così le cose non si insegnano. Perché quella madre incapace di gestire suo figlio alla fine mi ha fatto pena, e mi ha fatto pena perfino quel bimbetto biondo in balia di una fessa totale.


Insomma mi sono arreso all'onda dell'imbecillità dilagante, dell'italianità (intesa come somma di comportamenti sciatti ed ineducati), di quel fare quotidiano lesivo della cosa comune, del senso civico e forse pure dell'intelligenza.

mercoledì 14 dicembre 2022

Nel frattempo a Bruxelles

Il denaro fa girare il mondo
Ne siamo sicuri entrambi...
Soldi soldi soldi soldi
Soldi soldi soldi soldi
Soldi soldi soldi…



Soldi soldi soldi
Deve essere divertente
Nel mondo dei ricchi
Soldi soldi soldi
Sempre soleggiato
Nel mondo dei ricchi

domenica 11 dicembre 2022

Ah, i tempi in cui le navi erano ancora di legno e gli uomini d'acciaio

In realtà durante la prima guerra mondiale le navi erano già in ferro, tuttavia mi è capitato di sentire i nonni sospirare i tempi passati come un'epoca migliore della presente, credo in virtù del fatto che erano giovani e stolti e non pativano le corbellerie che li avrebbero angustiati in vecchiaia.

Ma adesso la storia:

John Roderigo Dos Passos aveva 21 anni anni quando passò da Genova come volontario della Croce Rossa sul fronte italiano, nel dicembre del 1917. Mi sono imbattuto in un suo scritto ed ho trovato divertente ripercorrerne alcune parti con le immagini. Le città secolari mutano in fretta ma è stato facile ritrovare le suggestioni che deve aver vissuto. Questa descrizione della città, che poi sarà rielaborata nel romanzo ‘Millenovecentodiciannove’, è presa dal suo diario.
“Il convoglio si è diretto a nord alle porte di Genova e si è fermato in un villaggio freddo e terribile – Pontedesimo [così nel testo]. Quella notte sono fuggito con un altro tizio e sono andato a Genova in auto. La capatina a Genova quella notte è una delle cose più affascinanti che io abbia mai fatto. Bruciava nel porto una petroliera che illuminava le cime delle torri e le ampie facciate dei palazzi sulla cittadella di un bagliore rosa perlato. Le strade buie vicino al porto erano il Medioevo in tutto e per tutto fatto visibile, pieno di templi, giuramenti, fischi molto significativi, donne che si sporgevano seducenti da alti balconi, e passi che si perdevano in improvvise svolte buie. C’erano marinai ubriachi che sbraitavano canzoni scurrili in ogni sorta di lingua, inseguendo donne selvagge dai capelli trasandati.
Abbiamo trovato un caffè in cui l’orchestra suonava un Offenbach meravigliosamente rumoroso, dove abbiamo bevuto dello Strega e mangiato granite. Poi abbiamo vagato qua e là sui lisci pavimenti di mosaico delle strade principali della città, che sono molto ampie e bordate da sontuosi colonnati.
Siamo rimasti per un po’ a guardare i due leoni di marmo davanti alla Cattedrale e poi siamo venuti via lungo i vicoli del porto ora bui sinistri, girando attorno al punto dove si trova il grande faro a base quadrata.
Lì ci fu offerta l’ultima vista della città – scuri monti plasmati che reggevano pozze di luci, come sassi nelle palme delle mani di un nero, mentre la baia luccicava ancora per il petrolio bruciante della nave”.

Nell'ultima foto la Haven, la petroliera affondata l'11 aprile del 1991 ad Arenzano, non è quella vista da Dos Passos ma rende bene l'idea.

giovedì 8 dicembre 2022

Senza soldi non si cantano messe

Una delle particolarità del centro storico di Genova è il poco spazio a disposizione, che costringe ad una convivenza spesso fastidiosa, una stretta prossimità tra sacro e profano, residenze e botteghe, laboratori e spazi pubblici, prostitute e negozianti. In questo intrico è facile trovare angoli caratteristici, come il terrazzo della Benny, affacciato sul chiostro della chiesa più antica della città. Si narra infatti che fu proprio su questa 'collina' oggi inghiottita dall'urbanizzazione medioevale, che nacque la Genova preromana con la costruzione di un tempio. 

Ma per non farla troppo lunga...

lunedì 5 dicembre 2022

Nebbia cognitiva, roba che manco a Londra si era vista così fitta

Viandante sul mare di nebbia
 1818

I quadri di Caspard David Friedrich, pittore romantico tedesco sono tutti molto evocativi, ma questo è il più adatto al post, ed è anche uno tra quelli più conosciuti. Ma passiamo alla vera questione: la nebbia cognitiva. Ecco finalmente ho trovato il nome per un fenomeno che sto osservando da tempo (e non sono l'unico) ed a cui avevo dato altre definizioni tipo: il buio nella mente, (*)abelinou, cervelli stitici, imbecilli cronici, analfabeti funzionali.

Personalmente non credo sia una dinamica dovuta solo al Covid, sono più propenso a pensare che sia un mix di cause, insomma imbecilli a diversi gradi. Credo questo perché se fosse solo il Covid la causa di tanto danno alle menti delle persone, sarebbe davvero una tragedia irrimediabile e definitiva, e tendo ad essere ottimista.

Inutile dire che mi sono chiesto se pure io potrei essere vittima della nebbia cognitiva, oppure la guardo come l'amico del ritratto, reputandomene immune. Non ho trovato risposta.
Insomma ho avuto i sintomi del Covid, non certo da terapia intensiva, ma febbre e tosse ci sono stati. Potrei essere un nebbiacognitivista
Io mi sento sempre stupido uguale, ma per verificarlo ho provato a fare qualche test on line per valutare il Q.I. Ne ho fatti tre ed hanno tutti dato risultati diversi. Quindi niente!

Poi ho fatto un giro in centro, negozi, mercati, bar, centri commerciali... e sorpresa!!! c'è pieno di coglioni, ma quelli c'erano anche prima del Covid. Poi mi sono anche detto: e perché dovrei preoccuparmi se questa gente è stupida? cazzi loro! anzi sarà più facile imbrogliarla, farla votare come si vuole, vendergli quello di cui non hanno bisogno. Insomma questa nebbia cognitiva potrebbe essere molto utile, ma finirà anche per sommergere gli scampati? e quali danni potrà procurare alla collettività? Provate voi a guidare in un ingorgo di stupidi, relazionarvi con dipendenti pubblici stupidi, insegnare a studenti nebbiacongitivisti, oppure spiegare ai dipendenti abelinati come svolgere un lavoro, vivere accanto a condomini imbecilli. Ecco poi mi direte.

Poi c'è la questione della nebbia di Londra, quella storica, che oramai è più una curiosità che un'emergenza, ma quanti londinesi sono diventati stupidi per colpa sua?

Esattamente 70 anni fa, nel dicembre del 1952, Londra fu colpita dal più grande evento di inquinamento atmosferico della storia del Regno Unito. 
"Grande Smog" è il nome che è stato dato alla fitta coltre di nebbia densa e tossica che tra il 5 e il 9 dicembre 1952 coprì la città di Londra, causando la morte di 12mila persone.


(*) Abelinou = Dialettale - Soggetto rincoglionito, stupido. Un abelinato, non si può spiegare con altro significato più azzeccato.

lunedì 28 novembre 2022

Se hai già commesso un peccato il successivo è più facile

Questo diceva Aristotele, elucubrando sugli 'abiti' del male, che quando indossati con frequenza distruggono la crescita interiore. Per dirla fuor di metafora, se hai già commesso un abuso edilizio, il successivo è più facile, soprattutto se l'Amministrazione locale ha dei politici conniventi.

In buona sintesi è questo che si può tranquillamente dire della faccenda Ischia, a cominciare dal terremoto del 2017 sino al disastro di ieri, ma volendo raspare più indietro, molto indietro, già dal 1883.
Una sorta di unicum in cui è difficile trovare una soluzione di continuità, se non la scelleratezza e l'ostinazione, o forse anche così si ritrova una certa predisposizione all'illegalità.

Ora la faccenda è sempre la stessa, e pure le frasi di rito, ve ne segno qualcuna giusto per far capire:

- ora pensiamo all'emergenza e poi si cercheranno gli eventuali colpevoli
- ci sono dei morti sarebbe cinico affrontare certi argomenti adesso
- la procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ???
- era una tragedia annunciata
- i soccorsi sono arrivati tempestivamente / con ritardo
- tutta l'area verrà evacuata
- la zona sarà messa in sicurezza
- ci vogliono leggi speciali / finanziamenti / stato di emergenza
- la maledizione di Casamicciola

A tutto questo verrebbe solo da rispondere con le considerazioni di Antonello Caporale, giornalista de Il Fatto Quotidiano.
Ed il punto è sempre lo stesso, uno Stato che si trova ad intervenire, con tutti i costi del caso a carico delle casse pubbliche, per risolvere emergenze create dagli stessi abitanti, ed in seguito dovrà pure finanziare ricostruzioni o demolizioni di opere abusive, sempre a carico delle casse pubbliche. Proseguendo ad alimentare un consolidato sistema mafioso.

Per parte mia attivo la memoria selettiva e mi voglio ricordare Ischia solo per la sua parte aragonese, ben costruita ed immobile nel tempo e nello spazio, perché in passato saranno stati anche meno evoluti rispetto ad oggi, ma non erano così imbecilli da costruire case sul fango.

venerdì 25 novembre 2022

Genova 🏰 caccia alla città inesistente - da Petrarca a Montale

Era il 12 ottobre del 1896 quando in un bel palazzo della città borghese, nasceva Eugenio Montale; vivrà gli anni della sua giovinezza tra Genova e la Riviera di Levante, soggiorno che sarà fondamentale per la sua formazione letteraria assieme alle letture dei classici ed ai contatti con scrittori del suo tempo. Di quel periodo scriverà:

«Quando io venni al mondo Genova era una delle più belle e tipiche città italiane. Aveva un centro storico ben conservato e tale da conferirle un posto di privilegio tra le villes d’art del mondo; una circonvallazione più moderna dalla quale il mare dei tetti grigi d’ardesia lasciava allo scoperto incomparabili giardini pensili; e a partire dalla regale via del centro, una ragnatela di caruggi che giungeva fino al porto».

Da "Genova nei ricordi di un esule" 1968

Ora c'è da dire che quella Genova, quella bella e tipica, non esiste più, dopo cento anni di pesante industrializzazione, bombardamenti e demolizioni, cementificazione edilizia dissennata, quello che rimane della Genova di Montale è giusto una sinopia nemmeno tanto ben conservata. Mi preme dirlo perché sempre più spesso scorgo nelle bacheche dei tour operator preoccupanti resurrezioni di un passato immaginato o totalmente scomparso, che dovrebbe ingolosire il turista a girare la città per scoprirne i suoi segreti secolari, angoli romantici e unici.

Quanto al fatto che poi ciò possa essere causa di delusione non è importante, il turismo di massa si bea di ciò che trova e la cognizione del tempo è un dettaglio trascurabile, per cui per esempio, se viene affermato che nel 1358 Petrarca vedendo Genova scrisse:


„Vedrai una città regale, addossata a una collina alpestre, superba per gli uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare.“




Ci si aspetta di trovarla lì, identica e ben impolverata dai secoli, con uomini superbi, come uscisse dalla macchina del tempo, quindi basta un capitello, un concio o un ciottolo consunto per rivedere esattamente la città regale che infuocò l'immaginazione del poeta. Poco importa se la collina alpestre è diventata il più popoloso quartiere cittadino, la città regale è un capoluogo in decadenza di uno Stato in bancarotta, i nordafricani sono le controfigure dei genovesi medioevali e quanto alla Signora del Mare ecco... non esiste più nemmeno l'arsenale in cui venivano costruite le navi.

Anche con la copia di Cristofaro Grassi, conservata al Museo Navale di Pegli le cose non vanno meglio, è sicuramente quello che si poteva vedere nel 1597, perché il dipinto servì ai Padri del Comune per mostrare le costose modifiche portuali appena realizzate. Ma il pittore usò come modello un dipinto del 1481. Nel dipingerla aggiornò anche le navi presenti, galeoni al posto delle vecchie galee a remi.
Questa è ancora una Genova vera ma ampiamente scomparsa, certo si riconoscono alcuni monumenti, ma è un po' come dipingere una copia esatta della Venere del Botticelli inserendo una Maserati Ghibli Modena al posto della conchiglia. Insomma dipingere una città come Genova è come fotografare un'auto in corsa. Si potrebbe dire che l'unico fortunato in merito sia stato Canaletto con le sue vedute di Venezia del XVIII secolo.

Quindi cosa sarebbe meglio? io preferirei visitare Genova per com'è oggi, le fughe all'indietro nel tempo rischiano solo di farci percepire il presente come qualcosa di immutabile, accettabile anche quando non dovrebbe esserlo, sempre che un meglio lo si possa ancora auspicare e realizzare.
Personalmente non sono ottimista circa il recupero della bellezza passata, sono equilibri costruiti in centinaia di anni e oggi non ne siamo più capaci, ne economicamente ne culturalmente.

E la cosa preoccupante è che non è solo il tour operator ad elargire queste caramelle al turista della domenica, per invogliarlo a scoprire un'inesistente città fastosa, ma ci si mette pure una certa politica, che ha intrapreso questa ricerca onirica di un passato da resuscitare solo per accaparrarsi i voti dei creduloni.
E ci riesce pure.

sabato 19 novembre 2022

Non è la misura ma come si usa

Ed in fatto di dimensioni, il patrimonio artistico italiano è uno dei maggiori al mondo, anche se viene usato malissimo.

Ecco la questione: lo chiamano il MANN, acronimo di Museo Archeologico Nazionale di Napoli, presentato quasi ovunque come struttura imponente nell’architettura e nelle collezioni, ben 12.650 m² di superficie espositiva; il museo è protagonista della vita culturale in città, e non solo, anche di quella criminale a quanto pare. 
Ma andiamo con ordine...
Il museo è una tappa fondamentale per vivere un viaggio iniziatico nel mondo dell’antichità classica. Ed in effetti dove se non lì, al MANN, è possibile visitare ciò che resta degli immensi ritrovamenti fatti a Pompei ed Ercolano?

Lo avevo visitato nel 2006, anno in cui passai alcune settimane a Napoli, visitando Pompei ed Ercolano e naturalmente il MANN, una sorta di tappa obbligata per comprendere al meglio l'arte della Roma Imperiale. Posso dire con certezza che se non avete mai sofferto della sindrome di Stendhal questa è una delle occasioni migliori per farlo. Tuttavia non avevo avuto l'impressione di essere il testimone di uno dei tanti casi di sciatteria italiana, tolta la valutazione del tremendo degrado in cui versavano gli scavi archeologici e dell'incuria generale e cronica di una Napoli sommersa da un'enormità di altri problemi. Il MANN era ed è la punta di un immenso iceberg di reperti e testimonianze uniche al mondo.

Dico ciò che resta non a caso, non solo perché l'eruzione del Vesuvio ha cancellato preziose testimonianze delle città, ma perché il meglio è stato scavato clandestinamente e venduto a privati che nemmeno si sognerebbero di esporre queste meraviglie al pubblico; e poi c'è la questione dei furti.
Il primo di cui ho notizia certa è lo spoglio sistematico fatto ad opera dei nazisti prima e degli alleati poi, durante il periodo bellico; l'Italia è sempre stato un immenso DutyFree dell'arte. Probabilmente prima c'era passato anche Napoleone e i Savoia, ma non voglio andare troppo indietro nel tempo a scovare ladronerie.

Dopo il 1947 non è ben chiaro quanto sia stato realmente restituito dopo il faticoso recupero delle opere più pregiate e preziose che, portate in tempo a Roma in Vaticano, furono purtroppo per alcune casse, depredate dai tedeschi e trasportate a Berlino. Tutta roba non catalogata che in tempo di guerra è stata oggetto di un piglia piglia con certificazione di non restituzione. A metterci una pezza era stato Amedeo Maiuri, uno dei molti impavidi soprintendenti che, a volte anche a rischio della propria vita, salvarono dai saccheggi molte delle opere d'arte che oggi possiamo ammirare nei nostri musei.

Nonostante questo il MANN è ancora considerato uno dei più importanti musei archeologici al mondo, se non il più importante per quanto riguarda l'arte romana, e si stima [si stima - nemmeno lo sanno con certezza - n.d.r.] che i pezzi in deposito siano in quantità tre volte superiore rispetto a quelli esposti. La famosa punta dell'iceberg a cui accennavo.

Una cosa che mi ha colpito visitando il sito del museo è stato un avviso ben in evidenza nella sezione - orari di visita: 

Improvvisi problemi tecnici possono causare la chiusura di alcune sale senza preavviso

Improvvisi e senza preavviso, ancora una volta un lessico di [presunta] emergenza viene usato per giustificare qualcosa che ha invece l'aria di essere cronico e ricorrente. Ma lo sappiamo bene, la fatalità reale o presunta, serve per scongiurare ogni rimostranza o lamentela. Chissà se anche sul sito degli Uffizzi dopo l'appello-denuncia (notizia del 22 agosto) di Schmidt, il direttore del museo, circa la carenza di personale, comparirà una scritta simile. 
Resta da capire il nesso tra il problema tecnico e la mancanza di personale, ma rispetto ad altri problemi assai più rilevanti che affliggono i musei italiani e il MANN in particolare, direi che sia un dettaglio trascurabile; quindi passino le condizioni di conservazione non ottimali, la sporcizia, l'assenza di sorveglianza, i cessi in stato di abbandono, le indicazioni delle sale inesistenti. Tutte faccende archiviabili alla voce: gestione italiana del patrimonio - livello: io speriamo che me la cavo.

Quello che invece mi premeva rilevare è come dopo cinquant'anni dalle predazioni naziste, i reperti del MANN siano ancora in pericolo, e questa volta non per mano straniera, ma per opera di coloro che, pagati dallo Stato per sorvegliare una ricchezza per cui altri avevano rischiato la pelle, hanno deciso di disporne a proprio vantaggio. Questo nel più totale disinteresse dei conservatori e dei soprintendenti, insomma come mettere una volpe a guardia di un pollaio.

E' il 1994 ma l'articolo parla chiaro...

 In cinque anni sono sparite settemila monete, una trentina di statue, quaranta vasi e nessuno se n' è accorto. Nei sottoscala del museo Archeologico Nazionale di Napoli, la più prestigiosa raccolta di antichità greco-romane del mondo, i tesori dell'arte classica erano a portata di ladro: non inventariati, non protetti, lasciati alla mercé di custodi non proprio scrupolosi.

Ed a stupirmi è pure il titolo che il giornalista ha scelto per segnalare la faccenda:
troppi furti in museo - TROPPI capite? come se pochi sarebbero andati bene, non ha titolato: 
- furti all'archeologico di Napoli - ma troppi furti.

Anche questi sono dettagli che fanno riflettere su come la gestione allegra dell'arte italiana sia nelle mani di perfetti incompetenti, certo non tutti, ma come è risaputo basta una sola mela marcia a far puzzare tutto un cesto.

Raccapricciante? fate voi! Solo sapendo questo dettaglio quando sento parlare Franceschini sui progressi negli scavi di Pompei mi viene da ridere.

Qui concludo con la certezza che ci sono e ci saranno sempre, nei vari musei-biblioteche-pinacoteche soggette all'italico giogo, furti, saccheggi e furtarelli, basta non esagerare, insomma rubate poco, rubate il giusto, basta con i TROPPI furti, corrompete, sostituite, non archiviate, nascondete nel sottoscala accanto al secchio e allo spazzolone, saccheggiate ma con misura. Ovunque si riesca ad indagare ne esce una, un fenomeno che non conosce tregua e prosegue indisturbato; perché? semplice, l'immunità è comunque garantita, e poi ci sono le chiese e tutto il patrimonio ecclesiastico e privato da depredare, e lì si può andare anche con mano pesante.


Esempi in merito se ne potrebbero fare moltissimi, dalla Biblioteca dei Gerolamini, alla Villa di Luchino Visconti a Ischia, agli scheletri nell'armadio scoperti da buonanima Federico Zeri a Messina.
Insomma trippa per gatti ne abbiamo ancora molta, utile per una malavita organizzatissima, tutta nostrana, che può operare con rischi minimi.

Verrebbe quasi da sfoderare quell''orgoglio italiano che tanto ci piace lucidare per qualsiasi occasione, questa volta davvero tutto verace. Ma in fondo non è forse meglio così? Piuttosto che consegnare opere inestimabili all'oblio ed al degrado, meglio se le goda chi è capace di apprezzarle.

martedì 15 novembre 2022

Quarantatrè - il numero maledetto

Questa storia inizia mercoledì 16 luglio del 1947, siamo ad Albenga ed un traghetto che trasporta degli orfani di guerra, durante una gita in mare entra in collisione con un palo della rete fognaria, la nave affonda rapidamente e perdono la vita 43 bambini. Le inchieste sulla tragedia non porteranno all'individuazione di alcun colpevole, ma tutta l'Italia rimane molto scossa dalla notizia.

Siamo a Genova, è mercoledì 7 ottobre del 1970 e un violento nubifragio si abbatte sulla città, i fiumi esondano ed il centro finisce sott'acqua. Un disastro naturale? Così sembrerebbe, ma negli anni a seguire sarà sempre più evidente come l'urbanizzazione indiscriminata associata ad altre opere inadeguate siano state la causa del disastro. Oltre ai danni si conteranno 43 vittime, per un problema destinato a ripetersi nel tempo.

Molti anni dopo, precisamente martedì 14 agosto del 2018, un forte temporale colpisce la città, sull'autostrada A10 cede una pila di sostegno del ponte sul Polcevera; crollo che porterà con se auto e furgoni causando la morte di 43 persone.
L'inchiesta in corso individuerà nella mancata manutenzione le cause del cedimento.

giovedì 10 novembre 2022

Dimmi come lo fai e ti dirò chi sei

Siamo improvvisamente tornati nel '700?
Siamo ad un ballo in maschera?
In un film in costume?
No, nulla di tutto questo, siamo al banchetto in onore della visita di Stato di Mattarella in Olanda.

A quanto pare finita la parentesi Covid, siamo tornati alle frivolezze diplomatiche, epoca austera ma non scevra da queste ricadute da ancien regime. Ed a quanto pare l'eccentricità era d'obbligo, un po' per tutti.
Tuttavia un cameriere in livrea mi sembra eccessivo. Non bastava una normale divisa?

Ancora una volta il potere esibisce le sue stravaganze.

domenica 6 novembre 2022

GattaLuna e il treno

In questo periodo io e GattaLuna passiamo molto tempo assieme. Il giardino autunnale non porta molto lavoro così le dedico qualche attenzione speciale, principalmente una spazzolatura accurata per toglierle dal pelo le spighette dell'erba, poi c'era da metterle l'antipulci, controllarle i denti e le orecchie e per farlo bisogna distrarla.

Gli scorsi anni, quando il giardino era infestato dai gatti selvatici, assolutamente ingestibili dal punto di vista interazione felino-umani, tutte queste operazioni dovevo farle al chiuso. La novità del momento è lo spiccato interesse per l'erba, masticata scegliendo con cura, e poi ci sono le mie distrazioni sonore... ♬♫♪ 

mercoledì 2 novembre 2022

Celebrare i defunti

- La morte non riguarda le persone che sono comunque morte, ma quelli che hanno la maledizione di rimanere senza di loro.

- E dopo che è passato abbastanza tempo, scopri che non sei più lo stesso.

L'elaborazione del lutto è cosa complessa, una faccenda personalissima che riserva sempre delle sorprese. Mentre chiacchiero percorrendo i bei viali di Staglieno, mi godo la compagnia di D. e il bel tempo di questo dolce novembre. Insomma momento malinconia, in cui mi racconta cose del suo vivere, ed io usanze ed aneddoti tramandati dai famigli, lei ascolta con bramosia ed interesse.

Non ho mai amato particolarmente le celebrazioni, ma quella dei defunti è forse l'unica a cui se ho voglia, mi dedico volentieri. Per quel senso di comune nostalgia che la permea, perché tutti abbiamo perduto una persona cara e forse nel pensiero della morte riusciamo pure ad essere meno stronzi del solito, oppure ci piace consolare gli altri semplicemente passeggiando in silenzio tra le tombe, magari con in testa il pensiero che è lì che si finisce, comunque, e quindi non serve a molto affannarsi, incazzarsi, recitare parti non nostre.


Poi qualcosa riemerge dal passato, rinverdisce ricordi assopiti e guardando una lapide D. sbotta:

- Eh sì, le casse da morto con le tasche non le fanno ancora.

lunedì 31 ottobre 2022

Il Capelvenere e lo sciroppo contro la tosse

Anche quest'anno la crescita del capelvenere ha permesso di provvedere alla preparazione dello sciroppo contro la tosse. Non ho idea se funzioni davvero o sia soltanto un placebo, tuttavia lo prepariamo da talmente tanti anni che è entrato nel ruolino di marcia della cucina, un po' come lo sciroppo di rose o il limoncino, e tutte quelle preparazioni che i famigli producono.

Dopo la siccità e il caldo secco dell'estate avevo temuto di dover rinunciare, perché la pianta ha sofferto parecchio, ma le piogge autunnali e qualche piccola cura aggiuntiva le hanno permesso di riprendersi molto in fretta.

La tradizione vuole che la raccolta delle fronde venga effettuata alla vigilia di ognissanti ed una fronda, messa sotto al cuscino, aiuti a sognare se un caro defunto sia finito all'inferno o in paradiso. Da piccolo ci credevo, poi la prozia Betty, acerrima partigiana e comunista, al prete che le minacciava la scomunica, sentenziò: l'inferno? quando mi tocca di giro non c'è più posto!

Ma passiamo alle cose serie, e cioè alla ricetta.

📌 100ml di acqua bollente.

📌 30 gr di foglioline fresche sminuzzate (+ scorza di limone o zenzero e due baccelli di cardamomo).

Versare l'acqua sulle foglie, la scorza del limone e il cardamomo e lasciare macerare per tre ore coperto, poi filtrare, aggiungere miele o zucchero di canna in ugual peso del liquido e addensare a bagnomaria. Travasare in una bottiglietta sterile e chiudere. Si prende a cucchiaini, due volte al giorno lontano dai pasti.

Funziona? non lo so! a me pare sia lenitivo, soprattutto per la tosse notturna, ma nel caso essendoci il limone è un ottimo digestivo.

sabato 29 ottobre 2022

Camicette nere

Giorgia Meloni, prima donna di destra, si definisce il Premier, il presidente del consiglio dei ministri. Cosa che solleva qualche perplessità tra le giornaliste ed apre riflessioni sull'esistenza di un femminismo di destra. Il femminismo non ha etichette, o almeno non dovrebbe averne, spesso la Sinistra ne rivendica la maternità, ed il diktat è la lotta sociale condivisa, per questo le femministe marciano insieme e condividono le vittorie. Sarà per questo che al patriarcato le femmine in gruppo fanno più paura di una donna sola al comando?

Sarà per questo che in una situazione politica complessa, la triade BeSaMe (Berlusconi - Salvini - Meloni) ha mandato avanti una donna, che ha pensato subito di travestirsi da maschio; una donna che si troverà a sbrogliare una bella rogna, da sola, per via di quel presunto individualismo connotativo del femminismo di destra.

I riferimenti politici esteri ci sono: la baronessa Margaret Thatcher e la deputata Marine Le Pen, due per tutte; donne di destra che si sono 'fatte da sole', altro che vittoria di gruppo come ebbe a commentare Nilde Iotti quando nel '79 fu la prima donna eletta presidente alla Camera dei Deputati, poco importa poi se in passato fu l'amante di Togliatti, cosa che secondo me le facilitò le cose.

mercoledì 26 ottobre 2022

Dentro neri come corvi, fuori bianchi come colombe

"Il fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il Fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di culture, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli “altri” le cause della sua impotenza o sconfitta. Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui. Non ama l’amore, ma il possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l’ascesa al potere. Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des. E’ superstizioso, vuole essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri. Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre."
(Ennio Flaiano, “Don’t Forget”, 1967/72)

Quando leggo i pensieri di coloro che hanno conosciuto ed indagato l'ideologia fascista, mi stupisco di come quella minaccia fosse nota ma sottovalutata.
E quando chiedo ai pochi sopravvissuti a quel periodo scorgo preoccupazione; chi è arrivato dopo rischia di sottostimare il pericolo rappresentato dai fascisti di oggi?
Ma è davvero una deriva pericolosa come allora oppure c'è solo tanta paranoia?
All'epoca fu Sciaboletta(*) a permettere l'ascesa del peggior danno che poteva colpire le istituzioni italiane, e oggi chi sarà a permettere quello che molti temono sia il peggior ricorso storico che l'Italia poteva avere?
Insomma quale è la vera natura di un 'italiano fascista'? la sua cultura, i suoi atteggiamenti oppure come scrive Flaiano è un insieme di comportamenti?
Parallelamente possiamo dire che gli spagnoli siano ancora intimamente franchisti o che i tedeschi abbiano ancora voglia di nazismo? Alcuni forse, ma si perdono nel mucchio degli 'assennati'.
Queste dittature scomparse come male erbe, sono state rimosse e direi superate in civiltà dalle democrazie seguenti. Ma in Italia sembra non essere così. 
Perché?
Flaiano scrive i suoi pensieri solo dopo vent'anni dalla caduta del regime, forse troppo poco, ma ho l'impressione che una sorta di macchina del tempo ideologica sia in azione.
Poi penso alle contaminazioni, insomma possiamo restare immuni a contatto con una parte di società culturalmente/ideologicamente vicina al fascismo?


Questo video sul fascismo è la promo di una trasmissione di France 5 in cui si parlerà dell'ascesa di Mussolini sulla scena politica italiana. Inutile dire che ci saranno inevitabili parallelismi con la situazione attuale, poi mi sono letto alcuni commenti per capire cosa pensano di noi all'estero:

Rodney Lorenzo - New York: Spiega molto perché la maggior parte degli italiani sono fascisti e razzisti. Sono peggio dei tedeschi

Tahsin Koktepe: Sta tornando in Europa

Laurent Campergue: La storia si ripete e ne rivivremo una piccola parte in pochissimo tempo

Allaj Sidibe - Dakar: Bene, vediamo! L'Italia sta di nuovo calciando?

Insomma non sono per nulla felice della piega che stanno prendendo le cose, non sono l'unico, ma pare sia una sorta di destino ineluttabile. Vorrei sbagliare!



(*) Vittorio Emanuele III è un simbolo: non del fascismo o della complicità col nazismo, ma della miseria, della pavidità e dell’opportunismo delle classi dirigenti italiane.

domenica 23 ottobre 2022

Austerity - perché in inglese si soffre meno

Correva l'anno 1935 quando in Italia iniziò l'autarchia.


Correva l'anno 1973 quando in Italia iniziò l'austerity.


Correva l'anno 2022 quando in Italia iniziò la new austerity... come lo ricorderemo questo nuovo corso storico di risparmio energia e fai da te?

E quindi eccoci qua, non saprei dire in quale anno fu costruita questa stufa economica, ma ringrazio i vari famigli che nel tempo l'hanno sempre tenuta in funzione e quando non è più servita, l'hanno sistemata in cantina, per quel detto che avverte: se non puzza non si butta.
Con una risistemata torna come nuova, pronta per cucinare, scaldare e produrre acqua calda, usando scarti di legna, rami secchi, vecchie cassette e cartoni. Così dopo cento anni siamo daccapo!

giovedì 20 ottobre 2022

Fingilo oppure fallo - come fare la raccolta differenziata, oppure fingere

Fingilo oppure fallo ovvero: Fake it till you make it, il motto principe della psicologia cognitivo comportamentale; Fingi fino a quando non lo ottieni.
Nel video a seguire ecco che dopo anni, anzi decenni, di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata siamo finalmente ad un punto di svolta. 

Non è splendido questo? io guardo queste cose e mi beo per la loro perfetta perfezione, un mondo assolutamente ideale dove tutto funziona benissimo, perfino la spazzatura, quasi profuma di violette.

Poi esco di casa e il mondo reale mi da subito un ceffone, di quelli che ti lasciano impietrito a girare su te stesso come una trottola. E mi dico: eccola qui la vera verace indole del genovese medio mediocre, eccolo qui il cittadino che sbraita e pontifica sui doveri della pubblica amministrazione e poi va a buttare la spazzatura, che se il buongiorno si vede dal mattino... così mi passa la voglia di fare qualsiasi cosa, e di dire solo... non ce la faremo MAI.


sabato 15 ottobre 2022

Cose che accadono veramente

L’altro giorno stavo lavorando al bancone del Libra durante un mezzogiorno, come al solito tanta gente, tutto molto informale, insomma un bell’ambiente per lavorare e fare la pausa pranzo.

Verso fine turno lo vedo entrare e so che sarà un problema. Giacca stazzonata, faccia segnata da una vita sicuramente difficile, lascia l’idea di un uomo che vive in un auto, ha i movimenti rapidi di un predatore spaventato, sul chi vive. Vede che può ordinare senza pagare subito e mi si avvicina. Sorrido.

Gli chiedo se ha bisogno di qualcosa. Ha occhi fermi ma stanchi, si vede che avrebbe bisogno di una doccia e di un buon sonno.
“Panini, quanto?”
Io glielo offrirei volentieri ma ho paura prima di tutto di ferirlo, sono cose delicate che si capiscono solo quando si lavora tanto con le persone, tutti i tipi di persone..
“3 euro” gli dico per andargli incontro “e te lo faccio fare come vuoi”.
Sorrido.
“Sensa maiale” dice in uno slavo italianeggiante.
“un bel tramezzino tonno pomodoro lattuga e salsa, va bene?..3 euro e ci metto anche la Cola, oggi c’è un offerta” mi invento al volo..
Annuisce, non capisce bene cosa succede, forse pensa che voglia fregarlo, continua a guardarsi intorno, cerca probabilmente la presenza di un buttafuori…inizia a rovistarsi nelle tasche.
“Tranquillo, paghi dopo gli dico, siediti pure..”

Si mette su una panca all’esterno da dove può guardarmi.
Mando l’ordine in cucina, spiego la situazione e chiedo che lo facciano bello gozzo quel tramezzino.
Faccio pagare un paio di persone, gli porto la cola giusto mentre arriva il tramezzino. Che non è un tramezzino.
E’ Il Fottuto Tramezzino Di Fine di Mondo. E’ tipo quadruplo e c’è dentro l’equivalente di un pasto-famiglia in tonno e verdure. Mi viene da ridere e ringrazio la fortuna di avere ragazzi simili a lavorare con me..
Occhio Stanco continua a subodorare una fregatura, sembra seduto sui carboni ardenti ma in quattro morsi si divora il Tramezzinosaurus Rex. Visto che sto passandogli vicino mi chiede
“Posso caffè?”
Sorrido.
Annuisco e vado alla vecchia, storica Faema. Metto sotto il beccuccio la tazzina e –riflesso nella macchina- vedo che Giacca Stazzonata si alza e a passo spedito se ne va attraversando la strada. Gli auguro dentro di me buona fortuna, con una punta di dispiacere per non avergli potuto far provare il mio caffè. Vado fiero del mio espresso... nel frattempo un altro cliente, che era fermo al bancone a mangiare un panino e ha visto e seguito tutto, si muove deciso e mi viene incontro. E’ un quarantino brizzolato bene, con una lacoste di un colore che se lo metto io sembro sbirulino e invece su di lui sembra elegante, jeans falso usurati, occhiali fumè e orologio digitale d’ordinanza..
“Eccallà penso. Adesso questo mi attaccherà un pippone sugli zingheri, i latri, la riconoscenza, i nostri nonni mica scappavano senza pagare..” e invece dice solo:
“Piadina, birretta, caffè”
“Sono dieci euro” dico, e sorrido riconoscente del suo silenzio

Lui prende il portafoglio, mi dà un Ticket restaurant da 10 poi esita un attimo e mi dà altri 10 euro
“Pago anche per il signore di prima, dice, credo che sia dovuto andare..”
Sorrido -per la prima volta veramente e non solo con la faccia-
"Grazie ma non posso accettare, era mio ospite”
Lui sembra rimanerci un po’ male, rimette il deca in tasca, fa per girarsi poi invece mi guarda, tira di nuovo fuori i soldi e dice:
“allora glieli lascio, se torna lui o un suo amico mi farebbe piacere che fossero anche i miei ospiti.”

Prendo i soldi e vorrei stringergli la mano, ma lui saluta ed esce. E io mi rendo conto che aveva un accento straniero, forse slavo anche lui. E mi chiedo quale è la sua storia. Figlio di immigrati? Arrivato qua in cerca di fortuna? Avrà avuto anche lui momenti difficili o semplicemente si è sentito solidale con uno straniero in terra straniera? Lo guardo mentre attraversa veloce la strada e penso che in fondo a qualsiasi tunnel, ai tubi catodici, ai titoli dei giornali e dei talkshow ci sono le persone, che sono sempre meglio di come le immaginiamo. E che quel manipolo di poveri stronzi, violenti che seminano paure e odio perché è nella paura e nell’odio che vivono, non hanno scampo.

Un giorno un Tramezzino li seppellirà, tutti.
Maria Cristina Corvo- In te mi rifugio.
Da: La sensibilità dell'anima

mercoledì 12 ottobre 2022

Parco o parcheggio?

Un parcheggio che potrebbe tranquillamente essere come questo, preciso ed ordinato, una distesa compatta di asfalto, cemento e lampioni; il paradiso per qualsiasi automobilista. Immaginatelo pieno di automobili nel mese di agosto, e lasciate perdere il panorama sullo sfondo, tutta quella natura pronta per essere contaminata è quasi un fastidio davanti a tanta geometria.



Poi immaginate lo stesso parcheggio, ma con gli alberi, file ordinate di alberelli e piccole aiuole con cespugli e arbusti, non serve nemmeno sacrificare dei posti auto, il tronco di un albero occupa poco posto. Non tutti sono capaci di progettare una soluzione del genere, non che per farlo serva una particolare intelligenza, ma serve una visione del mondo differente. Ma ci sarà sempre qualcuno pronto a recriminare costi e disagi.
Ma un giorno, quando gli alberi saranno cresciuti e magari non servirà più il parcheggio, si potrà avere qualcosa del genere, una specie di bosco urbano e se qualcuno deciderà che non c'è più bisogno di un posteggio, ci saranno sempre gli alberi, a fare ombra, a portare profumi e fiori, a creare un ambiente meno banale della sterile distesa di asfalto, cemento e lampioni.




Poi ci sono i francesi che sui posteggi dei loro supermercati installano pannelli fotovoltaici.