venerdì 31 dicembre 2021

Homo homini lupus

L'altro giorno guardavo la fila di persone davanti alla farmacia, in attesa di fare il tampone. A cosa gli servirà? Per un capodanno di pseudo normalità? Poi mi sono chiesto: dove saranno finiti tutti gli imbecilli che cantavano l'inno nazionale dai balconi durante il lock down? Dove sono quei patrioti della domenica che espongono il tricolore per dimostrare la loro solidarietà alla nazione, magari pure orgogliosi di essere italiani, vantandosi delle virtù altrui? Avranno cambiato idea o si sono resi conto della loro ipocrisia?

In ogni caso una cosa è certa, fare affidamento sul senso di responsabilità del singolo è inutile, (tanto in Italia quanto all'estero) ed i continui appelli alla prudenza non servono a nulla e suonano falsi come una moneta di cioccolato.

Il 2020 non è stato un buon anno, l'entusiasmo riposto nel 2021 è andato deluso quasi subito, quanto al 2022 trovo utile un no comment... una triade maledetta, che riassumo con questo video.

martedì 28 dicembre 2021

Un gatto, dopo essere stato rimproverato, si fa gli affari suoi

Quando si vive con un gatto bisogna aspettarsi di tutto, perché sono animali imprevedibili, sia negli spostamenti che in alcuni comportamenti, insomma da un certo punto di vista non ci si annoia mai.
La convivenza con Ulysse prosegue in modo tranquillo, anche se ha i suoi momenti di sperimentazione, che io cerco di invogliare, ma la cosa più fastidiosa è averlo sempre attorno, con la logica conseguenza di inciamparci dentro o dover sempre controllare dove si trova.

Così oggi l'ho sgridato, nel tentativo di fargli capire che deve farsi una sua vita, insomma è un gatto, deve ignorare tutto e tutti. è nel contratto. Mi ha guardato brutto e poi è sparito.
Dopo poco sento un miagolio soddisfatto e lo trovo sul divano tuffato nel mucchio di plaid che ama sistemare personalmente, e come fai a sgridarlo uno così?

Quindi l'ha passata liscia, almeno questa volta.

lunedì 27 dicembre 2021

Biscotti all'arancia per iniziare l'inverno

Da qualche tempo ho deciso di eliminare i biscotti industriali dalla mia tavola, ogni volta che leggo gli ingredienti trovo sempre qualcosa di troppo, troppo chimico, troppo colorato, troppi additivi. 
Questa ricetta è veloce e si presta a mille varianti, in base agli ingredienti reperibili in stagione oppure al gusto del momento, o ancora a quello che c'è in dispensa. Per una preparazione facile senza dover sporcare mille attrezzi ho semplificato i modi di lavorazione, quindi basta una scodella, un mestolo (o lo sbattitore elettrico), la grattugia e lo spremiagrumi, sul finale la teglia coperta con il tappetino antiaderente... preso all'Ikea per 4 euro, sostituisce la carta forno ed è riutilizzabile quasi all'infinito.

Ed ecco gli ingredienti:

2 uova
100 gr zucchero di canna (opzionale +20 gr. melassa o miele)
1 arancia (buccia grattugiata e succo)
3 cucchiai di olio di girasole
350 gr farina di semola
1/2 bustina di lievito (8 gr)

Forno a 180°C per 20 - 25 minuti.




Ho mescolato zucchero, uova, succo e buccia di arancia, fino a ottenere una crema liquida e spumosa, poi ho aggiunto olio, un po' alla volta la farina e lievito. L'impasto va lavorato per 10 minuti e resta piuttosto appiccicoso, quindi l'ho messo in teglia formando dei piccoli panettoncini aiutandomi col cucchiaio.

Come dicevo questa ricetta si presta a molte varianti, con lo yogurt, col burro, con il succo di limone o di altra frutta (tipo ananas), con spezie o semi a piacimento, si possono anche aggiungere dei pezzetti di cioccolato, oppure uvetta o canditi, mandorle o noci tritate, insomma i biscotti sono come il risotto, sono utili per smaltire gli avanzi.
Inoltre per diminuire lo zucchero dell'impasto lo si può usare per cospargerne la superficie prima di infornarli, cosa che fa diminuire la quantità di circa un terzo.

Anche le varianti con farine differenti sono possibili e mi riprometto di provarne alcune, tipo quelle integrali che hanno una qualità migliore rispetto alla farina 00, con la farina di mais o aggiungendo la farina di cocco che in cottura manda un profumo intenso ed irresistibile.

In chiusura il trucco, mettere per un'oretta l'impasto in frigo fa ottenere biscotti più friabili e la lievitazione non ne risente. 
Buon appetito!

venerdì 24 dicembre 2021

I giusti - un video divertente e la poesia ottimista di Borges

Questo video mi piace molto, gli animali nella loro spontaneità hanno la capacità di stupirmi.


Poi c'è questa poesia, che a mio parere ha la stessa freschezza del video, lascia quel retrogusto capace di sistemare una giornata storta.

I giusti
Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere un’etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina, che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
Jorge Louis Borges
E poi c'è un 'giusto' ma quando l'ho trovato era troppo tardi.

mercoledì 22 dicembre 2021

La spia che venne dal freddo

Ed eccolo qui, si chiama Ulysse ed è un gatto siberiano di due anni, sarò il suo sitter per tutto il periodo festivo, e devo dire che non conoscevo affatto questa razza.
Un giro nel web mi ha portato a scoprire le mirabolanti qualità di questi gatti; sono ipoallergenici, in pratica la loro saliva non produce la proteina che provoca l'allergia nelle persone, di buon carattere al punto che sono consigliati per la pet terapy, di ottima compagnia e socievole al limite dell'imbarazzante. Tutto vero e verificato, almeno in questi primi giorni di convivenza, inoltre ama moltissimo controllarmi, in modo quasi assiduo, mi segue ovunque e vuole partecipare a qualsiasi attività venga svolta, sempre con molto entusiasmo.
Come da copione la proprietaria mi ha fornito la sua cuccia preferita, le ciotole e un set di giochini super tecnologici, che ha distribuito per casa dopo poche ore dal suo arrivo. La capacità di adattamento alla nuova sistemazione mi ha stupito. Per il resto la sua educazione siberiana rivaleggia con il collegio svizzero da cui sembra provenire, usa il tiragraffi e solo quello, gioca con i suoi topini e mi porta il preferito affinché glielo tiri. Ho accettato che colonizzasse le poltrone del salotto, il piumone e il resto della casa; quando è sveglio ama stare alla finestra per controllare gli operai che smontano le impalcature e lo chiamano mentre passeggiano avanti e indietro, poi ci sono i piccioni che svolazzano in certe ore del mattino e vanno seguiti con attenzione, per ora gli è proibito il balcone, non solo perché è inaccessibile anche al sottoscritto, ma per evitare spiacevoli cadute. Poi ci sono io, da seguire attentamente.

Per essere un felino è abbastanza patatone ed appena mi siedo lo trovo che vuole salire in braccio, guai a lasciarlo dietro una porta chiusa, o da solo in una stanza, entra in sbattimento e inizia a chiamare, stessa cosa se decido di ignorarlo. L'unico modo per distrarlo è stato regalargli una bella scatola di cartone, in cui si è fiondato a tuffo, con i gatti funzionano sempre, al suo interno ha portato il topino preferito. Quando esco e rimane da solo, poi al rientro sono rimbrotti per un quarto d'ora buono. Sono già dispiaciuto per quando dovrò restituirlo alla legittima proprietaria.

martedì 21 dicembre 2021

Cronache dalla libreria

Signora - Buonasera, dovrei fare un regalo ad un ragazzino di 15 anni. Può consigliarmi qualche libro?

Commessa - Aveva in mente qualcosa di particolare o sa se è interessato ad un autore o argomento?

Signora - No, non saprei, magari un libro che si vende molto in questo periodo, ma uno semplice, non di quelli che serve il dizionario per cercare le parole...

Nel frattempo in cassa

Pier - Ecco prendo questo.

Cassiere - Hai la tessera?

domenica 19 dicembre 2021

La vita è troppo corta per frequentare gente di merda

Vale ha telefonato in mattinata, alle 9e30, poi a seguire ha mandato un paio di whatsapp per dire che era lei a chiamare e avrebbe riprovato a pranzo. 
Le sue chiamate si sono impigliate nel non disturbare mattutino, perché era sabato; grande invenzione dei produttori di cellulari. 
Poi l'ho rimbalzata anche a pranzo, perché volevo mangiare tranquillo. Lei ha fatto telefonare dal compagno, per verificare se per caso ci fosse il blocco, paranoiata di una cosa ad personam. Aveva fretta di avere risposta, un'urgenza tutta sua. Anche questa è una tattica abbastanza subdola che descrive bene il personaggio. 
Segnali!
Sa bene che al mattino non ho tempo per le telefonate, non amo interrompere le mie attività per cose risolvibili con un messaggio. Stare al telefono mi distrae dal lavoro se sono al lavoro e mi disturba se sono a casa. Ma a lei sembra non importare. Ho poco tempo per ripetere concetti a chi non capisce o non vuol capire, fiato sprecato.
Altro segnale!
C'era qualcosa nei modi di Vale che non mi piaceva, una nota stonata difficile da individuare. E poi ho capito. Mi aveva fatto una brutta impressione, perché "a pelle si sentono cose a cui le parole non sanno dare un nome", lo dice bene la Merini; ma non subito, perché all'inizio esibiva la simpatia di chi deve ottenere. Era diventata antipatica dopo, ad accordi presi, a disponibilità confermata. 
Tipico degli opportunisti.
Quando è lei a chiamare esige la risposta immediata, lo si capisce dall'impazienza della grammatica, fammi sapere a breve giro perché io devo organizzarmi... ma se sono gli altri a contattarla le regole cambiano.
Così ho fatto come fa lei, le ho scritto nel tardo pomeriggio, millantando di non aver sentito le chiamate, informandola che nel periodo festivo non ci sono. Non ha nemmeno risposto con un
Ciao, grazie comunque e buone feste anche a te!
Come invece avrei fatto io al suo posto. Perché sono ancora stupidamente (inutilmente) educato a prescindere, educato anche quando non devo ottenere, educato per abitudine.
Effetti collaterali.
Tutti sono utili, nessuno indispensabile, è la regola dell'egoista, quindi non le serviva restituire saluti o  arrivederci, se tanto non ha ottenuto il desiderato, anche se rispondere era gratis.
E' un modo di fare usa e getta che spero sempre possa nuocere agli interessati. Ma il karma è distratto.
Conclusione.
A volte mi dimentico quanta gente di merda c'è in giro.

venerdì 17 dicembre 2021

5 stufe per affrontare l'inverno


Il calore della legna è decisamente migliore di quello di un semplice calorifero, probabilmente è suggestione, ma dopo l'esperienza nelle Badlands ho rivalutato le stufe. Quindi ecco una classifica di quelle che vorrei; tra le molte che ho visto in funzione ne ho selezionate cinque che reputo siano molto pratiche, ma anche esteticamente gradevoli.

1) Stufa parigina - per dimensioni è adatta ad una camera da letto, normalmente funziona a carbone (il coke per esempio è perfetto), ma volendo evitare troppa manutenzione alla canna fumaria si può usare anche legna o come facevano i nonni, segatura e palle di carta pressata. La struttura in ghisa si scalda subito e trovo che sia ottima se installata in un angolo della stanza, o comunque prossima al punto di scarico a parete del camino. Il cassetto di raccolta della cenere è piccolo, ma solitamente funzionano per poche ore, giusto per riscaldare la camera prima di andare a letto.





2) Stufa vecchio west - questa l'ho vista solo nei film, mi piace molto la sua forma tonda che deve assicurare una buona resa termica, in quanto la camera di combustione è capiente ed anche il cassetto per le ceneri. Come tutte le stufe in ghisa ha il difetto di ossidarsi se non funziona per lungo tempo, quindi a fine inverno è meglio pulirla con acqua e cenere, acqua calda e aceto e strofinarla con uno straccio leggermente unto.







3) Stufa in ceramica - questo tipo di stufa l'ho vista in Austria e in Sud Tirolo, quasi tutte le baite ne hanno una nella zona del tinello. Anche in Russia sono molto comuni e credo siano una particolarità dell'Est Europa. Sono stufe fatte per funzionare a lungo, infatti prima di scaldarsi impiegano un po' di tempo, per via della terra refrattaria che assieme alle maioliche mantiene il calore anche dopo molte ore dallo spegnimento. Sono principalmente usate in ambienti dove si soggiorna come salotti e sale da pranzo. In alcuni casi lo sportello di alimentazione è nella camera accanto o nel corridoio, in modo da evitare la presenza di fumo nella stanza durante il carico.





4) Stufa terracotta - credo sia la parente povera della precedente, il primo difetto è che la terracotta tende a macchiarsi, di unto o di fuliggine, ed essendo porosa è complicato ripulirla. La resa termica è massima ed è utile per tenere in caldo le vivande, ma anche per favorire la circolazione dell'aria calda nella stanza. Periodicamente vanno smontate per togliere la cenere che si deposita all'interno delle parti orizzontali. Hanno il difetto di essere delicate e facili a rompersi in caso di spostamento, spesso alcune parti si fessurano per via degli sbalzi termici.





5) Stufa in ghisa Warm Morning 414 - qui vado per esperienza diretta perché in casa ne avevamo una identica (ma verde) che funzionò egregiamente per moltissimi inverni. La sua resa termica è ottima, funziona sia con la legna che con il carbone, è fastidiosa da accendere per via della posizione dello sportello, il trucco è accenderla usando l'apertura inferiore da dove si elimina la cenere. La struttura esterna è in lamiera smaltata, all'interno invece c'è una camicia di terra refrattaria, questo la rende fragile in caso di traslochi o spostamenti, ma consente di mantenere il calore per diverse ore. L'unico difetto è lo sportello di carico in alto, se il tiraggio non è perfetto esce il fumo quando si mette la legna, e la maniglia si arroventa.

giovedì 16 dicembre 2021

Tazze pazze e la doppia cinquina

La tazza dei pionieri - mi accompagna in ogni campeggio, anche se ha una piccola ammaccatura che la rende pericolosa; è di ferro smaltato, forgiata nelle fabbriche dell'ex Jugoslavia, mi fu regalata come ringraziamento, questo spiega i cuoricini. Molto comoda anche in cucina, per evitare di scaldare il latte nel bricco e travasarlo in tazza. Unica cautela controllare la temperatura del contenitore per evitare di scottarsi.

La tazza di Gian - un ex collega d'ufficio me la regalò per la riffa di natale. Non mi aspettavo potesse pensare a qualcosa di così casalingo, io avevo portato un banalissimo libro, credo qualcosa di Calvino. La marca è quella di una catena di case da tè nata a Bolzano e diffusa principalmente nel nord Italia. I loro prodotti sono ottimi ma costosi. Raramente mi servo da loro anche se hanno miscele molto particolari, tuttavia non sono ancora diventato un fanatico delle tisane per avere una fornitura così specializzata.

Tazza del Rex - presa coi punti del latte e copia delle tazze di bordo, ho comunque il dubbio che usassero delle mug da tisana negli anni '30. Tuttavia ne apprezzo la forma e la qualità della porcellana. In certi periodi è sempre in giro per casa, poi passa 'di moda' e torna nello scaffale a disposizione del primo che la trova utile.
Tazza in vetro - comprata all'Ikea per due euro, quando ero in vena di creare una certa diversità tra le tazze di casa, costa poco e poco vale. Il vetro si è rigato quasi subito, ed è fastidiosa da tener pulita perché il calcare la macchia e si vede subito, quindi dopo il lavaggio andrebbe asciugata. Non è proprio tra le mie preferite, ma è utile come misurino per fare i biscotti o le torte con quantità a tazza. Forse dovrebbe avere un piattino in vetro, ma non era in vendita e poco importerebbe averlo.
Tazza Ginkgo - anche questa arriva dall'Ikea, era all'angolo delle occasioni assieme a due altre compagne, sporche di vernice e polvere. L'ho presa perché la sua decorazione ricorda molto quella del bordo del soffitto del salotto, fatta con foglie di ginkgo biloba stilizzate, inoltre il verde è in tono con il dominante della cucina. Porcellana robusta, made in Thailand, è molto comoda e la uso spessissimo, la sua capienza è perfetta per la cioccolata.
Tazza Hag - la provenienza di questa tazza è sconosciuta, ma dal logo immagino sia un residuo sponsorizzato del bar di NonnoAngelo. Un po' di ricerca mi ha portato a scoprire che "nel 1905, Ludwig Roselius della Kaffee Handels Aktien Gesellschaft (HAG) di Brema, mise a punto il primo processo di eliminazione della caffeina".
Il design vintage la rende inusuale, tuttavia è troppo grande per il caffè della moka, e troppo piccola per il té. La uso per il caffè lungo, o addizionato con panna o latte. Si vede che è stata usata molto per l'opacità dello smalto.
Tazza old england - l'ho acquistata al mercatino delle pulci di Portobello Road, nell'incredibile quantità di paccottiglia che c'era in quella bancarella la trovai simpatica. Semplice ceramica con fabbricazione a stampo, immaginetta romantica, abbastanza dozzinale, penso siano le classiche tazze della aunt Mary. Ma il prezzo era talmente ridicolo che l'avrei comprata comunque. Non è stato facile portarla intera in Italia, ma ha viaggiato dentro un paio di scarpe robuste.
Tazza corsa - comprata in una bottega artigiana di Bastia, la ceramista le faceva in diretta, con argilla e tornio, esponendole assieme a tutta una serie di altre ceramiche. Lo stile è molto rozzo, quasi medioevale,  però ha una forma perfetta per stare in mano e mantiene molto bene il calore, ed è abbastanza grande per tenere caldo il caffè e permettere di viaggiare nel tempo. Assieme avevo comprato anche un barattolo per il miele e una ciotola di cui si sono perse le tracce in qualche trasloco. 
Tazza della frutta - ne ho due, e sono in ceramica ordinaria di pessima scelta, le uso poco perché sono ruvide all'interno e quindi difficili da tener pulite, ho anche pensato di buttarle per sostituirle con qualcosa di più decente. Ma aspetto l'occasione giusta, magari una permuta al mercato dell'usato dove a volte transitano occasioni spettacolari. 
Coppa hotel Dieu - copia dei boccali usati nel famoso edificio parigino, che fu ricovero per i poveri e poi ospedale in cui tanta vita è passata. Una parte è diventata museo e racconta la lunga storia della beneficenza. Bella forma e belle proporzioni,  ma è inutilizzabile con qualsiasi liquido, il metallo infatti lascia un sapore amaro in bocca. la uso per contenere i cucchiaini da portare in tavola quando ci sono ospiti.

martedì 14 dicembre 2021

5 buoni motivi per bere caffè

Questa è la mia preferita, copia esatta delle tazze da caffè utilizzate a bordo della 1°classe del Rex, lussuoso transatlantico che negli anni '30 collegava Genova a New York. Le regalavano con i punti del latte una ventina di anni fa. La porcellana è di buona qualità e adesso si trovano in vendita presso un rinomato negozio di porcellane del centro città, che le propone assieme ad altri pezzi del servizio come souvenir di un'epoca in cui le navi da crociera erano un privilegio per pochi. Ne ho solo due, un tete a tete per dirla alla francese.

Apparteneva a NonnaElisa e risale agli anni '40; delle decorazioni dorate rimangono alcune ombre, faceva parte di un mastodontico servizio da tavola in ceramica Laveno, probabilmente una dote di nozze di qualche prozia, passata di credenza in credenza. Tutto in frantumi o suddiviso tra gli eredi. Rimane sola con il suo piattino scompagnato, destinata agli usi più umili come conservare avanzi, elastici e graffette, bottoni o puntine da disegno, o riposare in dispensa in attesa di essere rotta.





Forse un servizio da caffè per le grandi occasioni, porcellana bianchissima, fine ed elegante, marchio tedesco Bavaria, filettatura in oro lucidato e decoro ad imitazione di una ghirlanda di foglie. Da qualche parte alla Pavoncella devo aver visto la zuccheriera e la lattiera, per completare il classico servizio da caffè della domenica. Assolutamente poco funzionale per gli usi moderni. Non sono molto pratiche nemmeno le tazzine per via della base stretta che le rende poco stabili, ma utili quando ci sono ospiti. Del servizio originale da 12 rimangono quattro tazzine e cinque piattini.
Altri frammenti di un servizio da tavola di una nave passeggeri, questa volta originale, si narra che furono recuperate ad una svendita conseguente al disarmo di una signora del mare di cui nessuno ricorda il nome. Della grande quantità iniziale ne ho salvate sei, il resto circola in casa dei vari cugini. Ceramica di seconda scelta, sono diventate presto tazze da tutti i giorni. Usarle pensando che hanno viaggiato per i sette mari le rende speciali e stuzzica la mia fantasia, e poi vivendo in una città di mare mi pare doveroso.
Porcellana forte, completamente bianca, marchiata Richard Ginori, la loro provenienza è sconosciuta, ma sono presumibilmente un fondo di magazzino del bar latteria di NonnoAngelo. Poco profonde, pesanti e spesse per mantenere il caffè caldo, forse adatte per stazionare sopra le macchine espresso della Lavazza che riscaldavano le tazzine in deposito e utili per contenere il caffè ristretto. Le uso pochissimo, perché le trovo antipatiche, difficilmente ho molti ospiti e così questo servizio da 12 resta in disuso a volte per anni. L'unica particolarità che gli assegno è di fare un bel suono quando si posano sul piattino; un suono che mi ricorda quelle fredde mattinate invernali in cui prima di entrare al lavoro passavo dal bar che aveva appena aperto, per bere un caffè.

domenica 12 dicembre 2021

Piccole donne

In posa con la nonna vestita in nero come voleva la tradizione; lei si chiamava Donna Violante e morì alla veneranda età di 97 anni. Donna fiera, determinata, indomita, indipendente ed a quanto narrano le cronache pericolosa. Molti gli aneddoti che si raccontano su di lei, a cominciare da quando nascose i gioielli di famiglia in un sacchetto e lo calò nel pozzo per salvarli dalle camice rosse che in quei giorni attraversavano il contado arruolando volontari. Quando dal paese passò Garibaldi, lei lo accolse in cucina e gli offrì pane e cipolle, chiamando i suoi soldati rubagalline. Fedele ai Borbonici ed a Franceschiello, volle essere sepolta con la bandiera del regno sulla bara. Si dice che sia ancora lì.

Ai lati le sue nipoti, le primogenite femmine di cui andava fiera, anche se avrebbero causato, loro malgrado, la dispersione delle terre, portandole in dote ai loro mariti. Era la fine del matriarcato, eppure ognuna di queste ragazze portò nella sua nuova famiglia un orgoglio raro per le donne della loro epoca.

venerdì 10 dicembre 2021

Quello non troverebbe il suo culo neanche con una mappa


Dalla camera da letto
- Dove sono i miei calzini puliti? 

Dalla cucina - Nel cassetto del settimino in camera da letto. [che sono dieci anni che li metto sempre nello stesso posto].

- Qualeee?

- Il secondooo! [che sono dieci anni che li metto nel secondo].

Rumore di vari cassetti che vengono aperti e richiusi. 

- Sì, ma dove sono? qui ci sono solo le mutande! [urlando spazientito].

- Guarda a sinistra. [che sono dieci anni che li metto a sinistra].

Passa un certo tempo.

- Ah eccoli qui.

Segue trambusto di sedie spostate e ancora cassetti aperti e richiusi.

- Eppure sembrava una persona normale quando l'ho sposato, ha trovato la chiesa senza problemi.

Dal tavolo in cucina - Forse è per quello che gli danno da mangiare in mensa?

- Ehi ma dove sono i miei fazzoletti? 

Segue rumore di cassetti aperti e richiusi. 

- Li ho buttati via tanto non li trovi mai... Caffè?

- Sì grazie zia, molto volentieri.

mercoledì 8 dicembre 2021

Credo stia succedendo qualcosa di grave in questo posto

Le campagne di sensibilizzazione ambientale ispirano il talento dei pubblicitari, alcune sono addirittura diventate una forma d'arte, tuttavia credo ci sia un inganno di fondo, perché il problema non è quello della salvaguardia del pianeta, ma semmai della salvaguardia dell'essere umano. Il pianeta se la cava benissimo senza di noi e nel caso ci fossero ancora dei dubbi, lo si è capito durante il lock down. 
Chiaramente i tempi della natura non coincidono con quelli umani, ma non ha molta importanza, in un mondo molto simile ad un video gioco, arriveremo al GameOver per poi ricominciare da capo.
Come sono giunto a questa conclusione? Ecco qualche indizio...

1) Passato - segnali dal passato ce ne sono moltissimi, si chiamano OOPArt, ovvero i manufatti fuori posto, quelli che fanno discutere archeologi e scienziati. Alcuni sono visibili nei musei, altri restano nei depositi in attesa di essere studiati. Taluni storici li rifuggono come fake, frutto di qualche burlone, tuttavia trovo certe (fanta)teorie davvero avvincenti. In sintesi sul pianeta ci sarebbe già stata almeno un'era industriale, che però per qualche motivo è finita male. Di questo passato tecnologico restano alcuni frammenti, opere grandiose e rappresentazioni enigmatiche.
2) Presente
- l'attuale situazione di inquinamento ed entropia fa pensare nell'arrivo di un periodo in cui le condizioni di vita per gli esseri umani e per alcuni animali, saranno così estreme da causarne l'estinzione. Nell'attesa molte zone della Terra sono già diventate inospitali, ma questo non pare preoccupare molto, anzi una prossima catastrofe artificiale porrà rimedio a tutto questo, a quel punto il disequilibrio dell'ecosistema si avvierà al recupero.
3)
Futuro in tempi impossibili da stabilire, la Terra troverà un nuovo equilibrio permettendo una ripartenza agli organismi buoni, quelli capaci di ricreare l'ecosistema; la flora avrà nuovamente la possibilità di proliferare indisturbata, certi funghi provvederanno a ripulire l'ambiente dalle radiazioni, mentre bruchibatteri si occuperanno di smaltire la plastica rendendola disponibile alla catena organica. Non ci sarà posto per i Sapiens Sapiens in tutto questo; ma diciamolo, nella vastità dell'Universo pochi si accorgeranno della sua assenza.

Il piano B - preoccupati? non è necessario perché tutto è già stato previsto, vedi a volte gli scienziati quanto sono lungimiranti. D'altra parte perché sprecare soldi per aggiustare le cose quando invece si può tranquillamente preparare la scatola nera della Terra!

domenica 5 dicembre 2021

Non è da questi particolari che si giudica un peccatore

E' stata una visita veloce quella alla sala delle grida dell'ex Palazzo della Borsa valori, che mi porta qualche riflessione imprevista. Un tempo, diciamo un centinaio di anni fa, in questa sala si decidevano le sorti della città e del Paese, simbolo di una economia in fermento in cui spedizionieri ed cambiavalute occupavano un posto di rilievo.
Oggi, svuotata di ogni potere e funzione, la sala viene usata per mostre, convegni e balletti in costume che a guardarli da un certo punto di vista riportano indietro anacronisticamente l'orologio della storia, facendo pensare ad una cultura che vede nella fuga verso il passato l'unica possibilità di accettare il presente.

Ma non era di questo che volevo parlare. In quell'apologia dell'eclettismo, la mia improvvisata accompagnatrice non ha mancato qualche commento snob sulle persone intente alle pulizie. Le ha trattare come fossero dei servi, e la cosa mi ha dato parecchio fastidio, questo è sempre stato un atteggiamento che trovo molto irritante, la faccenda si acuisce quando chi svolge un lavoro 'umile' è un extracomunitario. Sinceramente non vedo perché una persona dovrebbe sentirsi in dovere di umiliare o compatire qualcuno che svolge un lavoro onesto ed onorevole, senza contare il fatto che il compito svolto è necessario. Qui il discorso si farebbe lungo, quindi sintetizzo archiviando la questione alla voce: segnali con cui è possibile individuare gli stronzi.

Nell'attesa di trovarne altri, alla Sala delle grida è andata in scena la ricostruzione storica della festa da ballo per il fidanzamento di Elisabetta di Baviera, meglio conosciuta come Sissi, con Franz Joseph d’Austria, meglio noto come Cecco Beppe. A questo punto potrei chiedermi se sia più nobile mascherarsi da figurante vivendo la parodia di una classe sociale estinta, oppure vivere nel presente e pulire 960 mq di pavimento in marmo. Ma questa è un'altra storia.

giovedì 2 dicembre 2021

Un mestiere per ogni stagione

Nei giorni freschi di primavera mi piacerebbe fare il cuoco, o meglio l'aiuto cuoco, mi occuperei di scegliere i migliori prodotti per il menù girando i mercati in cerca di verdure fresche, uova e formaggi, salumi e carni. Assieme al cuoco ci spartiremo i piatti da preparare, scegliendo gli ingredienti dalla dispensa. Piatti semplici della cucina regionale, a cui aggiungerei spezie ed erbe aromatiche.

Nei giorni caldi d'estate vorrei fare il gelataio; lavorerei al fresco preparando torte e cassatelle, semifreddi e mille gusti di gelato in vaschetta per confezionare coni da passeggio e coppette, prelibatezze per ingolosire i passanti e far felici i bambini. Ovviamente solo prodotti naturali, frutta di stagione e prodotti a chilometro zero, per favorire i produttori locali. Una specialità della casa sarebbe la semplicissima coppetta di panna montata con una spolverata di cannella.


Nei giorni d'autunno invece farò il falegname, lavorare il legno è un'attività che mi è sempre piaciuta moltissimo. Costruirò barche o meglio gondole; selezionando il legno migliore, piallerei e taglierei usando antiche forme tramandate da una generazione all'altra. A fine lavoro potrei fare delle interessanti incursioni negli isolotti in laguna per il rodaggio, forse anche qualche giro tra i canali; c'è sempre qualcosa da scoprire in una città antica come Venezia.

Nei giorni freddi dell'inverno lavorerò come panettiere, sfornando focacce e ogni tipo di pane, filoncini, rosette, papere e libretti. Troverei un mulino con farine biologiche e grani antichi, per la lievitazione userei la pasta madre, il lievito naturale che dona al pane un sapore speciale. Gli orari non sarebbero un problema, anzi la quiete notturna faciliterebbe molto il mio lavoro.

mercoledì 1 dicembre 2021

Con la gratificazione e le pacche sulle spalle non si pagano le bollette

Bella frase di Enrico Galiano!

Figurarsi poi con una pacca sul culo ad una giornalista mentre è in diretta tv. Ma questa è un'altra storia, che risolvo rimandandovi ai moltissimi articoli in merito e considerando che era gente in uscita dallo stadio in cui si era anche sensibilizzato il pubblico sulla questione violenza sulle donne... ma per cervelli regrediti al neolitico è difficile comprendere certi dettagli.


Tornando al pensiero di Galiano invece, lui ne accenna pensando allo stipendio degli insegnanti, ma l'esempio si potrebbe fare con altre interessanti categorie, per esempio quella degli infermieri e tutti coloro che remano per far funzionare la macchina della sanità pubblica. Non è da ieri che le case di cura private reclutano personale all'Est per poter elargire stipendi da fame.
Nella mia classifica non conto i medici e tutti quei baroni professoroni che utilizzano le visite ambulatoriali per traghettare i clienti nei loro studi privati, con esami e costi a carico del sistema pubblico e lauta parcella a proprio vantaggio. Ed ecco fatta la gabola per cui l'infermiera pagata dalla asl lavora anche per questi luminari della medicina, che hanno trovato nei lunghi tempi di prenotazione il modo per gonfiare la borsa.

Ma questa è un'altra storia ancora, non siamo a Report ma su un qualsiasi blog scritto da un qualsiasi cittadino; quindi la mia attenzione si sposta verso meccanismi più semplici, quello del facile congratularsi, sperando che l'interessato si appaghi e smetta di cercare aumenti o gratifiche. Durante il lock down questo meccanismo si è visto bene, i media ed i politici si sperticavano in elogi verso queste categorie, salvatrici dell'umanità. Ma poi hanno fatto davvero qualcosa oltre a gonfiare le casse della sanità pubblica per permettere ulteriori sprechi ed arricchire le case farmaceutiche? 
Dico qualcosa di strutturale? Se ne avete notizia ditemi perché io sono sul: non pervenuto!
Ma generalizziamo.
Potrei dire che tutti i datori di lavoro prima o poi cadono in questa dinamica, d'altra parte chi sarebbe disposto a farsi trattare come una merda per uno stipendio raddoppiato?
Ora senza percorrere gli estremi, basterebbe uno stipendio degno e un trattamento onorevole e la cosa finirebbe lì. Insomma tredicesima, quattordicesima e CUD.
Per questo ci sono c'erano i sindacati, per stabilire quanto denaro e quanti benefit occorrono per vivere una vita degna di essere vissuta senza le pezze al culo e per dare ai sottoposti le tutele anche morali, in parole semplici per non sentirsi schiavi.

Se adesso qualcuno si chiede perché un sistema così apparentemente facile da capire e forse un po' più complesso da attuare (ma non impossibile visto che all'estero lo fanno), non ha funzionato, io direi: chiedete ai sindacati; chiedete a tutti quei sindacalisti provetti che fanno carriera in base alle tessere vendute e quando un lavoratore (non pubblico) espone una qualsiasi problematica lavorativa, la prima cosa che gli consigliano è: licenziati e poi (semmai) faremo una vertenza.
Come se cambiare lavoro fosse semplice, come se l'ulteriore, ennesima, elemosina chiesta in filo di finanziaria non avesse il sapore del contentino per evitare un cambiamento che non riescono nemmeno ad immaginare.

♬♫♪  “Se otto ore vi sembran poche provate voi a lavorare e sentirete la differenza di lavorar e di comandar. […]
E noi faremo come la Russia, suoneremo il campanello, innalzeremo falce e martello e grideremo viva Stalin.” ♬♫♪