domenica 11 dicembre 2022

Ah, i tempi in cui le navi erano ancora di legno e gli uomini d'acciaio

In realtà durante la prima guerra mondiale le navi erano già in ferro, tuttavia mi è capitato di sentire i nonni sospirare i tempi passati come un'epoca migliore della presente, credo in virtù del fatto che erano giovani e stolti e non pativano le corbellerie che li avrebbero angustiati in vecchiaia.

Ma adesso la storia:

John Roderigo Dos Passos aveva 21 anni anni quando passò da Genova come volontario della Croce Rossa sul fronte italiano, nel dicembre del 1917. Mi sono imbattuto in un suo scritto ed ho trovato divertente ripercorrerne alcune parti con le immagini. Le città secolari mutano in fretta ma è stato facile ritrovare le suggestioni che deve aver vissuto. Questa descrizione della città, che poi sarà rielaborata nel romanzo ‘Millenovecentodiciannove’, è presa dal suo diario.
“Il convoglio si è diretto a nord alle porte di Genova e si è fermato in un villaggio freddo e terribile – Pontedesimo [così nel testo]. Quella notte sono fuggito con un altro tizio e sono andato a Genova in auto. La capatina a Genova quella notte è una delle cose più affascinanti che io abbia mai fatto. Bruciava nel porto una petroliera che illuminava le cime delle torri e le ampie facciate dei palazzi sulla cittadella di un bagliore rosa perlato. Le strade buie vicino al porto erano il Medioevo in tutto e per tutto fatto visibile, pieno di templi, giuramenti, fischi molto significativi, donne che si sporgevano seducenti da alti balconi, e passi che si perdevano in improvvise svolte buie. C’erano marinai ubriachi che sbraitavano canzoni scurrili in ogni sorta di lingua, inseguendo donne selvagge dai capelli trasandati.
Abbiamo trovato un caffè in cui l’orchestra suonava un Offenbach meravigliosamente rumoroso, dove abbiamo bevuto dello Strega e mangiato granite. Poi abbiamo vagato qua e là sui lisci pavimenti di mosaico delle strade principali della città, che sono molto ampie e bordate da sontuosi colonnati.
Siamo rimasti per un po’ a guardare i due leoni di marmo davanti alla Cattedrale e poi siamo venuti via lungo i vicoli del porto ora bui sinistri, girando attorno al punto dove si trova il grande faro a base quadrata.
Lì ci fu offerta l’ultima vista della città – scuri monti plasmati che reggevano pozze di luci, come sassi nelle palme delle mani di un nero, mentre la baia luccicava ancora per il petrolio bruciante della nave”.

Nell'ultima foto la Haven, la petroliera affondata l'11 aprile del 1991 ad Arenzano, non è quella vista da Dos Passos ma rende bene l'idea.

8 commenti:

  1. che tempi, che vita
    vita da can per molti
    e da can can per i soliti

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  2. La storia è interessante e le foto con le didascalie che narrano la vita della nostra città sono ancora più belle. Genova per essere amata va scoperta piano, piano e solo chi è paziente la saprà amare. Serena settimana

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    1. scoprire Genova in una sola notte, che avventura deve essere stata

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  3. Le città avevano ancora caratteri peculiari, non era arrivata la pialla globalizzazione. Le città italiane erano belle.

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    1. alcune lo hanno ancora, si sono salvate dal turismo di massa, ma sono sempre meno

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  4. Si sino persi a Genova, come un noto autore delle mie parti.

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