La chiusura dell'acqua era la certificazione della chiusura della casa al Paese e dell'arrivo dell'inverno. La procedura prevedeva che ZiaMaria salisse alla presa con uno straccio e dello spago, e la chiave dello sportello nella tasca del grembiale. Una volta chiuso il rubinetto lo avvolgeva con cura nello straccio e legava il tutto con un nodo suo personalissimo per scoprire se qualcuno ci aveva messo le mani.
A seguire in casa si potevano aprire i rubinetti per svuotare i tubi, contemporaneamente la figlia di ZiaMaria, la Enzina, metteva un poco di paraflu nella vaschetta del wc e negli scarichi dei lavandini.
A questo punto il rito era completo, i rubinetti si lasciavano aperti e la casa era pronta per affrontare i freddi ed umidi inverni del Paese.
LaTilde che pativa abbastanza queste situazioni, recriminava sempre di dover lasciare la casa senza riscaldamento, che le case fredde chiamano le muffe e l'umido diceva. Quindi rimpiangeva i vecchi tempi in cui le stufe asciugavano i solai e rendevano eterna la ghisa del ronfò e tutta una serie di altre faccende da vecchi montanari, come sciogliere la neve dal tetto o levarla dall'aia, dai davanzali e dalle porte. Per LaTilde lasciare la casa era come abbandonare un cucciolo nel bosco, un delitto. Ma poi chi sarebbe rimasto a vivere al Paese per tutto l'inverno? Con la neve che blocca la strada e magari la tormenta che ti lascia al buio per settimane intere?
E fece bene LaTilde ad andarsene a vivere in città, lasciando al tempo ed agli inverni la sua casa, che ancora oggi aspetta il suo ritorno.
ma la Tilde che c'entra co zi Maria e la enzina
RispondiEliminanei paesi son tutti parenti in qualche modo, e se non lo sono amano farsi gli affari degli altri... Quanto alla Tilde, pare che pure lei prima di lasciare la casa svolgesse un attento rito della chiusura dell'acqua e sono certissimo che se apri lo sportello della presa della Tilde ci trovi ancora il rubinetto ben fasciato nel panno di lana legato stretto stretto
Eliminae la chiave dello sportello adesso chi ce l'ha?
RispondiEliminami piacciono assai questi racconti-ricordi.
ciao
alcuni la appendevano dietro alla porta della cucina, assieme a quelle della stalla e del seccatoio
EliminaRacconto breve ma assai evocativo. Quando lasciamo la casa della mamma, nel remoto paesino del Trentino, è proprio ciò che viene fatto prima dell'inverno e, pure, dopo la permanenza nel periodo di ferie tra Natale ed Epifania.
RispondiEliminaè fondamentale per non avere brutte sorprese dalle temperature sotto lo zero
Elimina> la ghisa del ronfò
RispondiEliminaCosa sarebbero i ronfò che hanno parti in ghisa?
si potrebbe definire come l'antenato delle cucine in muratura (QUI)
EliminaInteressante. Antesignano, direi, delle cucine economiche che, a differenza dei runfò, furono un grande passo in avanti anche in termini di efficienza.
EliminaChe bel racconto!! Sa di buono! ❤️
RispondiEliminaabitudini quiete, un lavorare giornaliero che però non stanca ma fa parte della giornata
EliminaDonna accorta! È bello però avere una casa per le vacanze estive al fresco.
RispondiEliminavisti i tempi di riscaldamento globale, è un'opportunità da non sprecare
Elimina... bel racconto, quasi mi sembra di vederla la Tilde, penso avesse le mani un pò nodose, tipiche di chi ha lavato i panni a mano nel lavatoio del paese ...
RispondiEliminatra le tante cose che ricordo della Tilde è che suonava la fisarmonica per il gineceo del Paese
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