Al Paese si svolgeva a metà novembre. Occasione rurale per socializzare, ma anche per gratificarsi dalla fatica della raccolta. Ricordo tutta una serie di edifici lungo il tracciato del torrente, destinati a questo scopo, c'erano mulini per produrre farina di castagne, di farro e di tutto quello che si poteva macinare, come le fave o i ceci, e poi c'erano i frantoi, pochi e usati in consorzio. Nelle nostre incursioni di adolescenti capitammo in uno di questi, oramai in rovina, con all'interno tutto ciò che serviva per produrre il prezioso liquido. Non ho idea di cosa rimanga di quegli edifici oggi, ma è certo che siano destinati a scomparire, dalle carte geografiche e dalla memoria.
A ricordarmi questa attività dell'infanzia è stata la notizia dell'olio di Pompei. In uno scenario mediatico letteralmente intasato da pessime notizie, ogni tanto trapela qualcosa di gradevole, mi son detto. Più concretamente mi consolo pensando che almeno in piccole parti d'Italia qualcuno riesca a fare qualcosa di sensato. L'olio di Pompei è una di queste cose.
Quando visitai Pompei ed Ercolano, era il 2006, fui rapito da due sentimenti, la bellezza struggente di ciò che era rimasto di città quasi al confine della mitologia, e la devastante incuria in cui versavano i due siti archeologici. Sembrava una battaglia persa, una lotta impossibile e invece l'arrivo della persona giusta con le idee giuste, con una visione meno rassegnata, è riuscito, sta riuscendo e riuscirà a fare cose speciali, a coinvolgere, innovare, recuperare, insomma cose che lasciano piacevolmente stupiti e mi fanno sorridere compiaciuto.
Così presso l’Orto dei Fuggiaschi alcuni visitatori hanno assistito alla frangitura delle olive appena raccolte e hanno degustato l’olio IGP di Pompei, prodotto con le olive delle aree verdi del Parco archeologico, ad un anno dalla prima produzione. Una cosa impensabile, riattivare filiere vecchie di duemila anni. Eppure è accaduto e il progetto non si ferma solo agli ulivi, grazie ad una visione ampia, l'Azienda Pompei potrebbe diventare il riscatto per se stessa e per la degna sopravvivenza dell'area e del territorio. Insomma cose belle.
Bisognerebbe fare iniziative analoghe per tanti altri prodotti. Ieri volevo comprare delle mandorle per mia mamma, quelle italiane hanno un costo stratosferico, sul mercato ci sono quelle californiane.
RispondiEliminaogni sito archeologico ha in se potenzialità enormi - sono molto contento che Pompei si stia salvando con queste iniziative
EliminaOgni tanto delle ottime notizie.
RispondiEliminaPS: Bellissimo il sito"paesiabbandonati" di Paolo De Lorenzi,io adoro i mulini,le vecchie case e i paesi abbandonati.
Un saluto
DeLorenzi sta documentando un patrimonio che è irrimediabilmente perduto
Eliminal'oliva è faticosa, meglio la vendemmia
RispondiEliminaho fatto la raccolta delle olive solo per fare le olive in salamoia, la vendemmia la ricordo complicata ma sono molti anni che non mi dedico più a queste attività
EliminaPer tanti anni, ho partecipato alla faticosa raccolta delle olive. Preparavo le cassette nelle quali deponevo le olive pulite e senza foglie. Il consorte ed io le caricavamo in macchina e andavamo al frantoio. Grande era la soddisfazione quando il nostro olio sgorgava e riempivamo i contenitori. Quell'olio era paradisiaco e rendeva pomodori, polenta e cavoli neri sopraffini. Dolci ricordi.
RispondiEliminaricordo che i vecchi del Paese ci proponevano una merenda di pane e olio... che a noi sembrava da Re
EliminaChe i locali abbiano iniziato a capire il giacimento di ricchezza che hanno sotto i piedi?
RispondiEliminaQuando ero piccolo erano quotidiane le notizie di scioperi improvvisi etc. .
Solo dei coglioni possono comportarsi così.
queste piccole iniziative riescono ancora a tenermi ottimista
Elimina... speriamo che queste iniziative si diffondano "a macchia d'olio!"...
RispondiEliminapotrebbe succedere
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