martedì 17 gennaio 2023

Pensavo andasse tutto bene! è proprio questo l'inganno della borghesia

 Il Pelato della stanza 28 è entrato in azienda grazie al padre, amico del Rettore e di altri personaggi influenti, utilizzando un bando di concorso accortamente 'pubblicizzato' con tempi stretti e nei giusti canali per tener fuori il più alto numero di aspiranti, condito con requisiti tali da essere quasi confezionato su misura per le competenze del PelatoAveva funzionato, e perfino la commissione farlocca intervenuta per quella farsa ci aveva creduto, era davvero il candidato ideale. Poi era uscita la graduatoria, tutto nel rispetto delle regole s'intende, e nessuno ebbe da ridire, ma anzi sin dai primi giorni di lavoro iniziò una sorta di ossequioso rispetto; aveva il cognome giusto nel posto giusto. Era una di quelle assunzioni 'finché morte non vi separi'.

Brichetto, della stanza 34, invece aveva la raccomandazione di un politico del momento, ed era stato il primo della sua generazione ad ottenere un contratto a tempo indeterminato, dopo un ridicolo periodo di prova. Ed era così che funzionava, il raccomandante più influente piazzava meglio il suo protetto. Per rischiare il licenziamento bisogna almeno uccidere l'amministratore delegato. E per salire di grado basta l'anzianità di servizio.

In questa sorta di lotteria del posto fisso, io, Abe e LaSte eravamo in tremendo ritardo e assolutamente impreparati all'ambiente che ci avrebbe accolto. Approdai alla stanza 34, l'ultima del terzo piano, dove mi attendeva una scrivania senza telefono, un pc degno di un museo, il resto era talmente antiquato che quasi faceva il giro e diventava design vintage. Abe alla 28, secondo piano, corridoio dopo l'ascensore, stanza 8 non se la passava meglio. Ero indietro di almeno due anni a leccare culi di dirigenti rispetto a tutti i miei colleghi di stanza, inoltre non avevamo nemmeno i cognomi giusti, quindi non potevamo competere e questo li faceva star tranquilli, così diventammo simpatici. Non eravamo pericolosi. Quanto a LaSte era donna, ed alla prima gravidanza sarebbe stata lasciata a casa, come l'ultimo anello della catena alimentare. Tuttavia eravamo ottimisti, e lucidavamo i rinnovi dei nostri contratti con la convinzione che prima o poi qualcuno si sarebbe accorto della nostra capacità. 

Che ingenui!

Quanto a leccare culi Abe ci provava con alterne fortune, esibiva un giacca-cravatta d'ordinanza e mai si sarebbe sognato di arrivare vestito differentemente. Io non ero capace, semmai all'opposto, avevo lo spiccato senso del rompicoglioni, un po' come a scuola, diligente ma indisciplinato. Ero il classico saputello da cose fatte nel rispetto della normativa vigente, e più passava il tempo, più ero certo della mia impressione, e cioè che fossimo (tutti) in una specie di serraglio, in cui solo i fedelissimi potevano ambire alla prigionia perpetua, con i privilegi che essa avrebbe comportato: buoni pasto, orario flessibile, auto aziendale, posteggio, permessi pagati, quattordicesima, premi di produzione. Ma comunque immersi nella mediocrità di una dirigenza impegnata a fare altro.

Il Pelato non sa fare il suo lavoro, o forse non ne ha voglia, questo non si è mai capito. In ogni caso lo svolge con neghittosa imperizia e così la maggior parte dei suoi sottoposti, impegnati a sistemare rogne, fanno e rifanno quello per cui lui è pagato, ma non devono dare nell'occhio. Poi per giustificare l'assegnazione del premio di produzione, arrivano i cavalli da corsa, cosa che permette di spendere qualche euro in campo sociale, grazie agli accordi con la cooperativa che fornisce il personale.

Per sopravvivere ho le mie tattiche, circolo sempre con una cartellina in mano, e la penna nell'altra, è una ammuina utilissima in caso incontrassi qualche dirigente. Dentro tengo fogli, fotocopie, fatture e qualcosa da portare al trituratore di documenti. LaSte quando vuole andare in bagno a piangere invece si trascina dietro un faldone da portare in archivio, cosa che le permette un margine di 10/15 minuti di assenza durante i quali si sfoga, consuma mentine e ritocca il mascara.

Abe invece nulla, non ha malizie se non dire che esce per andare in bagno, ed io non gli dirò mai che la cartellina che ho con me è finta e quando gli dico: scendo in sala fotocopie - in realtà svolto in portineria a ritirare la posta e farmi un caffè con Riccardo il portinaio.

Quando ho capito che non sono nel posto giusto? il giorno in cui il capo settore mi ha ripreso perché vado a pranzo con la segretaria, tra le 12 e le 13. La considero una collega e siccome pranza sempre da sola, o con qualche stagista ho pensato di farle compagnia, inoltre si fanno discorsi decisamente più interessanti. Ma c'era una regola non scritta, le segretarie, uscieri, stagisti pranzano alle 12. Impiegati, quadri e dirigenti, alle 13. Amministratori delegati, ospiti illustri, vice e presidenti a vario titolo alle 14. La distinzione è piramidale e le caste rigidamente compartimentate.

A me la cosa ha dato parecchio fastidio, principalmente perché qualcuno mi stava dicendo come comportarmi fuori dall'orario di lavoro, e lo diceva con un tono che mi è piaciuto poco. Così ora vado a pranzo solo con Abe e LaSte, alle 12e40, in un baretto fuorimano frequentato da pochi turisti e dal personale di un albergo. Questo ha messo tutti calmi, ci danno degli snob, ma poco importa, noi ci sentiamo come la Svizzera, neutrali.

6 commenti:

  1. ho sempre lavorato in aziende private, superando il colloquio di assunzione fatto dai responsabili delle varie aziende, perchè nel privato se cercano una persona poi devono esser sicuri del suo rendimento.
    Solo nell'ultima azienda, forse perchè troppo grande, si cominciavano a vedere raccomandati, che purtroppo non avendo le competenze gravavano sulle spalle dei colleghi, così smisi di fare gli interessi dell'azienda e cominciai a farmi i miei anche perchè ero vicino alla pensione.
    Comunque i privati, per non arrivare al fallimento hanno tante possibilità che posso trattare in una eventuale consulenza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sono le 'partecipate' che rovinano la questione... aspirazioni da società privata con le zavorre di quella pubblica

      Elimina
  2. Per me sarebbe una fatica aspettare le 14 per pranzare: non sono tagliata per il potere!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. senza una pausa merenda di metà mattina nemmeno io resisto sino alle 13...

      Elimina
  3. Io adoravo il mio lavoro,non l'avrei mai fatto se non mi avesse piaciuto,alternative ne avevo per fortuna,fossi in te cambierei lavoro se puoi...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo lavoro mi ha fatto crescere professionalmente, è comodo da casa e per tutta una serie di altre cose l'ho preferito ad altre occupazioni. Tuttavia le situazioni si evolvono e sto iniziando a guardarmi intorno...

      Elimina

Il vostro parere...