L'estate da che io ricordi è il tempo degli incendi boschivi, il binomio caldo-fuoco pare consolidato, al punto che quasi uno se lo aspetta che dopo un paio di settimane di scirocco e siccità ci sia l'immancabile rogo di sterpaglie. A me questa cosa non è mai piaciuta, principalmente perché si omette l'origine dolosa della faccenda. Quest'anno in particolare, dopo i disastri in Sardegna e il più grande ad Haiti, si calca la notizia sul cambiamento climatico, che a quanto pare diventa il capro per giustificare la qualsiasi, dall'arrivo del granchio blu alla frana di Bardonecchia. Non saprei dirvi i motivi di questa pratica, che a me sembra proprio un ''non si poteva mica evitare''. Ma finalmente qualcuno si è accorto di quanto sia sbagliato dare la colpa degli incendi boschivi solo alle alte temperature. Un bosco non si incendia da solo e crederlo, o meglio non dirlo chiaramente è abbastanza puerile oltre che patetico.
Ci sono i piromani, gente che per qualche motivo non aspetta altro che l'occasione propizia per incendiare gli alberi; il sindaco di un paese sardo l'ha chiamata una piaga endemica a cui ci dobbiamo sottomettere. Della serie alziamo bandiera bianca che le casse pubbliche per lo spegnimento degli incendi i soldi li trovano sempre. Prevenzione? Forse ci siamo: i droni e tatà sul culetto ai più cattivi.
Per parte mia non posso dirvi quale punizione destinerei a queste persone, anche perché sarebbero tutte illegali. Tuttavia ho davvero grandi difficoltà a comprendere l'atto. Mi è inconcepibile accettare che qualcuno possa decidere di incendiare un bosco, suo o di altri, soprattutto in un momento come questo in cui appare drammaticamente evidente che le piante sono e saranno l'unica speranza per la sopravvivenza ed il benessere degli esseri umani sulla Terra.
Le pene per questo reato dovrebbero essere esemplari. E' pazzesco che un nonno che spinga il nipote ad incendiare. Non ci sono parole per descrivere il mio sdegno!
RispondiEliminaLe hanno inasprite, ma dubito portino dei risultati, principalmente perché la certezza della pena è ancora un'utopia
EliminaCi sarebbe da invocare la cultura inferiore di cui parla Sara nel suo ultimo post...
una volta i contadini con l'aratro tracciavano la cosiddetta "salva" e poi davano fuoco all'erbacce.
RispondiEliminaPoi qualcuno tra gli acculturati per legge vietò questa pratics ed oggi è vietato persino farsi un barbecue o il classico majaletto in sardegna. Forse abolendo le leggi degli ultimi 30 anni si potrebbe evitare qualche inconveniente.
Abolendo invece le leggi degli ultimi 60 anni si potrebbe ritornare tutti in campagna
una volta forse la percezione della natura da preservare, e quindi il suo rispetto, era un valore fondante, principalmente perché tutto quello che conteneva il bosco era fonte di reddito, dal piccolo pascolo per animali, alla legna, funghi, erbe spontanee, etc Oggi l'abbandono ha creato zone incontrollabili in cui la cultura del cittadino medio(cre) vede solo pericoli. C'è poi la questione di quelli che lo fanno per tornaconto, vendetta o malattia mentale a parte, la sparizione del bosco crea aree fabbricabili, compensi per l'intervento di spegnimento e chissà che altro...
EliminaPer te è inconcepibile, come sono inconcepibili tante altre cose ignobili. Torniamo al mio discorso di oggi: pane, acqua e qualche pedata quotidiana fino a quando non ci passa.
RispondiEliminapensavo a qualcosa tipo: lavori forzati...
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