Ovvero: Nella tempesta del mare vola con speranza - è questo il motto che compare sulle motovedette della Guardia Costiera, della classe Angeli del Mare.
mercoledì 29 giugno 2022
Tempestate maris spe volat
lunedì 27 giugno 2022
Visitare Philadelphia - 1993 versus 2022
Oh brother are you gonna leave me wastin' away
Per le strade di Filadelfia?
On the streets of Philadelphia?
I walked the avenue, 'til my legs felt like stone
sabato 25 giugno 2022
Pugnare necesse est - ovvero il decluttering
venerdì 24 giugno 2022
La gallina non è un animale intelligente
"Lo si capisce da come guarda la gente".
(...)"E così scoprimmo che la gallina ama molto il caldo
mercoledì 22 giugno 2022
Il passato non determina sempre il futuro
lunedì 20 giugno 2022
Ingresso alla genovese (appunti per un libro)
sabato 18 giugno 2022
Il pane degli altri ha sette croste
mercoledì 15 giugno 2022
Scarsissima necessità di essere sociale
Non so quanti di voi si ricordino di Scopetta, il mio vicino perfettino che passa il tempo ad insaponare il tetto dell'annesso. Almeno un paio di volte all'anno è possibile trovarlo impegnato in questa operazione ed io spero che un giorno quando sarà vecchio e rimbambito cada di sotto e la smetta di rompermi i coglioni alle otto della domenica mattina con la sua idropulitrice.
Quindi lo ritenevo un povero demente, ma ho dovuto ricredermi, almeno in parte, colpevole di un giudizio affrettato e sommario; infatti a quanto pare pulire il tetto è un'operazione tutt'altro che assurda. Anzi essa è pratica necessaria e salvifica.
L'ho scoperto parlandogli, perché non mi faccio mai i cazzi miei ero curioso di sapere il motivo del suo indaffararsi, insomma è paranoica patologia del pulito curabile con gli psicofarmaci, oppure una reale ed indifferibile necessità manutentiva?
Quindi ho chiesto approfittando di un incontro casuale presso il luogo del delitto. Quegli approcci da pensionato che guarda il cantiere e si complimenta. Lui ha abboccato all'amo e mi ha spiegato la tattica. 15 minuti di cordoglio e poi l'ho salutato sperando di non doverlo più incrociare per il resto della sua vita, infatti il mio pensiero è subitaneamente andato al giorno in cui affacciandomi alla finestra dopo aver sentito un tonfo, scorgerò un mezzo della Pubblica Assistenza e qualcuno dirà: respira ancora, portate la barella!
Per le prossime volte, tuttavia vedrò di arginare la mia socialità con elementi del genere, principalmente perché lo trovo arrogante e fastidiosamente saputo, insomma è uno di quelli che... tranquillo, lascia fare a me, quelli che parlano al cellulare mentre passeggiano come degenti di un nosocomio psichiatrico che si sono cagati nel pannolone.
Da Genova è tutto, la linea allo studio.
domenica 12 giugno 2022
Son tutti signori coi soldi degli altri
giovedì 9 giugno 2022
Soluzioni semplici per problemi complessi
lunedì 6 giugno 2022
Alcuni misteri superano l'umana comprensione
Solitamente non scrivo su commissione, ma una mia cara amica mi ha fatto una richiesta che non potevo ignorare.
Mi ha detto: scrivi un pezzo su quelli che non salutano.
Ci provo.
Primo anno a Genova ho frequentato vari corsi e riunioni: diritti umani, educazione ambientale, diritti dei bambini, leggi sull'immigrazione.
La mia famiglia adottiva mi prendeva in giro perché avevo sempre un corso diverso.
Poi mi sono iscritta all'università e ho abbracciato occupazioni, riunioni, assemblee, riunioni e assemblee, parole parole parole.
Ho conosciuto veramente tanta gente i primi due anni che ero a Genova.
Cene, aperitivi, caffè: era tutta un scoperta. Ero presa benissimo. Parlavo con tutti, ovunque.
Ma succedeva una cosa un po' bizzarra: alcune persone con cui avevo condiviso assemblee, viaggi a Roma, occupazioni, cene e caffè quando mi vedevano in giro non mi salutavano.
E io ci rimanevo di stucco.
Pensavo "non mi avranno riconosciuta", "non mi avranno vista" poi i numeri dei non salutanti aumentavano giorno per giorno e , visto che non c'erano studi evidenti sul fatto che a Genova la gente avesse problemi di vista o di fisionomia, ho capito che il problema di fondo era un altro.
La cruda verità che mi si era spalancata davanti era questa: non tutti quelli con cui condividi una cena o un'assemblea poi per strada ti salutano.
Neanche quelli che urlano socialità e condivisione, anzi quelli sono i peggiori.
Mi sentivo come se di un gruppo non sarei mai riuscita a fare veramente parte, se non grazie alla presenza di alcuni ragazzi presi bene che mi hanno salutato dal primo giorno e non hanno mai smesso.
Poi ho capito che:
-alcuni ti salutano solo se ti spiaccichi davanti a loro o se li saluti tu per prima
-alcuni ad un "ciao" rispondono con un sorriso cagato
-alcuni ti salutano solo se ti vedono insieme alla persona che avete in comune, quasi ci volesse un passaporto
-alcuni ti salutano sempre
Io vorrei fare un comunicato alla città intera, da Voltri fino a Nervi: cari non salutanti, nel caso non ve l'avesse ancora detto nessuno il saluto è come il mugugno, è gratis.
Ma se siete avari perfino di cose gratuite, benissimo.
C'è una lista (lunga) di persone da cui non mi aspetto più neanche quelle 4 lettere: C I A O.
Però basta che non ce la meniate a sangue con la socialità, la condivisione, il femminismo, l'intercultura e la Palestina perché avete ancora da vincere la lotta più importante contro quelle 4 lettere che vi si impigliano fra le corde vocali.
Una volta che avrete imparato a salutare anche chi non conoscete dall'asilo, fatemelo sapere.
giovedì 2 giugno 2022
Speriamo che il destino sia in ascolto
Così alla Confederazione Elvetica, la prima che si presentò con un piano di recupero credito ben definito e coerente, venne assegnata la Lombardia e parte dell'Emilia, le province di Piacenza, Parma, Reggio, Modena e Bologna.
Alla Francia fu naturale assegnare Piemonte e Val d'Aosta, regioni che un tempo erano già state sotto l'influenza francese, e tutta la Liguria con l'esclusione di Spezia, che venne assegnata al Vaticano, su precisa richiesta.
Ad est, Veneto, Friuli e Trentino passarono all'Austria; si aggiunsero a quello che parve un plebiscito anche le province di Ferrara e Ravenna. Finalmente Vienna non fu più la capitale testa di gigante in corpo di nano, come ci avevano insegnato all'ora di storia, e il sogno della Mitteleuropa tornò a luccicare.
Lo Stato del Vaticano, si vide assegnare: Toscana, Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo, e come omaggio ebbe anche la provincia di Spezia. All'U.E. non sembrò vero che si sarebbero accontentati di così poco, soprattutto in virtù dell'ingerenza che la Chiesa aveva sempre avuto nelle faccende politiche italiane, e nelle finanze dell'oramai ex Repubblica Italiana. Ma desiderosi di concludere il prima possibile quella fastidiosa questione, l'assegnazione fu approvata all'unanimità, con la sola esclusione della Repubblica di San Marino che rimase autonoma.
Il sud Italia non interessava a nessuno, così venne concessa un'autonomia che aveva il sapore di un abbandono, ma che fu presentata come una grande vittoria dei partiti separatisti, con esultanza dei neo Borbonici. La cosa funzionò ed alla chiusura del congresso, anche alla Sardegna venne garantita la piena autonomia politica, territoriale ed economica.
Terminava così, il 2 giugno 2046, al compimento esatto dei 100 anni dalla fondazione, la triste e tormentata storia della Repubblica Italiana.
Nel piazzale antistante Palazzo Europa, in attesa della conclusione dell'incontro, alcuni dimostranti ascoltavano la lettura di un brano di Dostoevskij ...