La negritudine oltre ad essere stato per brevissimo tempo un movimento letterario, è un termine inventato dal padre della Ginzburg per indicare...
"....Oltre ai «sempi» c’erano i «negri». «Un negro» era, per mio padre, chi aveva modi goffi, impacciati e timidi, chi si vestiva in modo inappropriato, chi non sapeva andare in montagna, chi non sapeva le lingue straniere. Ogni atto o gesto nostro che stimava inappropriato, veniva definito da lui «una negrigura». Non siate dei negri! Non fate delle negriture! - ci gridava continuamente. La gamma delle negriture era grande. Chiamava «una negrigura» portare, nelle gite in montagna, scarpette da città; attaccar discorso, in treno o per strada, con un compagno di viaggio o con un passante; conversare dalla finestra con i vicini di casa; levarsi le scarpe in salotto, e scaldarsi i piedi alla bocca del calorifero; lamentarsi, nelle gite in montagna, per sete, stanchezza o sbucciature ai piedi; portare, nelle gite, pietanze cotte e unte, e tovaglioli per pulirsi le dita..."
Quindi l'altro giorno passando davanti ai Palazzi della Duchessa di Galliera e mi è capitato di guardare i visitatori che entravano al museo. Un vago senso di fastidio mi ha colto quando, nella comitiva di turisti in fila, ne ho scorti almeno un paio in ciabatte.
Un senso di fastidio che mi sarebbe piaciuto poter sfogare, come fanno quei pazzi che circolano per le strade parlando ad alta voce a personaggi immaginari, e poi si concentrano su un passante qualsiasi, destinandogli le peggio invettive.
Non è detto che un giorno non accada veramente!
Avrei detto ad alta voce additando il convenuto: «sempio» che non sei altro! entri in un palazzo rinascimentale patrimonio Unesco, entri nella più grande pinacoteca civica e vai a vedere i dipinti di Rubens, Caravaggio e VanDyck, sempre che tu sappia chi sono i maggiori esponenti dell'epoca barocca, vedrai quadri famosi e preziosi, il violino di Paganini... e tu? Tu ci vai calzando la stessa ciabatta di plastica da piscina che usi quando esci dalla doccia, e ci abbini il pedalino di spugna bianco, lercio e puzzolente, pensando che la tua tenuta sia cosa? comoda e adatta o degna al luogo in cui ti trovi?
Tu nella città in cui vivi ti conci a questo modo ridicolo? e ci vai al lavoro con le ciabatte da pezzente comprate al supermercato per due euro? e adesso pretendi di entrare in un palazzo che era una residenza nobiliare in cui sono transitati principi e dogi, banchieri e abili imprenditori, personaggi che col loro sapere ed ingegno hanno contribuito alla ricchezza di questa città per secoli e tu ti presenti in canotta sudata e bermuda hawaiano?
E non conscio della tua negritudine esibisci quella faccia da ebete soddisfatto, con la mente svagata di chi sta per entrare nella turca del campeggio per cagare.
Io ti esorcizzo abominio in ciabatte puzzolenti, che tu sia condannato alla maledizione di Montezuma per tutta la prossima settimana.
Sottoscrivo! Per non dire di quelli che parlano al cellulare dentro i musei.
RispondiEliminaDove lavoravo io, spesso venivano le turiste direttamente dalla spiaggia, con il reggiseno del bikini e allora educatamente le invitavo a coprirsi.
RispondiEliminaQuando ero in vacanza in Provenza, nelle chiese non ti facevano entrare se non eri abbigliato in modo consono, spalle coperte e pantaloncini al ginocchio, per tutti. Secondo me dovrebbero fare l'ingresso con selezione, come in discoteca. Un buttafuori.
RispondiEliminaTanto per quasi il 100% di questi personaggi visitare un museo o gironzolare per un posteggio non fa molta differenza
Sciatteria e bruttezza di massa sono uno dei numerosi peggioramenti di questo progresso verso la barbarie globalizzata. Più o meno la bruttezza media omologata apologizzata da quel menagramo di Scalfari e kompagni sinistranti vari.
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