domenica 28 luglio 2024

Il sogno è l'infinita ombra del vero

E' un sogno ricorrente, e si protrae negli anni, come ampliandosi. Immaginate di vivere in una città e scoprirne le vie giorno per giorno, ecco lo stesso nel sogno. In questo sogno a puntate scopro un quartiere abbandonato. La cosa è talmente credibile che ci sono momenti in cui lo scambio perfino per un'esperienza reale, come se il quartiere esistesse davvero, anche perché dentro ci metto case e particolari del mondo reale.
Nel sogno esco da una improbabile fermata della metropolitana in stile Paris Vintage e inizio a camminare verso casa, ad un certo punto da una traversa di una via esistente, mi ritrovo in una strada immaginaria che dovrebbe abbreviarmi il percorso per casa e che attraversa un quartiere completamente disabitato.
Belle case antiche come mi capita di vederne anche nella realtà, ma tutto silenzioso e deserto;
cammino e scopro dettagli, ritrovo i segni dei vecchi abitanti, giardini incolti, persiane chiuse, balconi in rovina. Poi svolto all'incrocio e ritorno nella città vissuta, reale ed esistente, e mi sveglio.

Il sogno riprende dopo vario tempo, ripercorro la stessa strada e scopro altri dettagli, un negozietto con la vetrina polverosa che avevo solo intravisto la volta prima, un parco con una fontana, mi soffermo in un portone davanti a cui avevo tirato dritto. Come spesso accade, ripassando per la stessa strada noto dettagli che prima avevo trascurato. Poi la stagione cambia e le piante infestanti nascondono i marciapiedi, nei giardini un albero ha messo le foglie, i rampicanti fioriscono. Altre volte il sogno mi porta in autunno e il panorama muta ancora, stesso albero che ricordavo ma spoglio, il cielo è nuvoloso, oppure la strada è lucida di pioggia. In un altro sogno passo dopo un temporale estivo e tutto è fradicio, le grondaie rotte allagano la strada, ci sono pozzanghere enormi. Poi scopro dettagli della città reale, ma riveduti come sarebbe dopo decenni di abbandono... ed anche qui il confine sogno-realtà diventa labile.

lunedì 22 luglio 2024

Testa di gigante in corpo di nano

Lo diceva la prof. di storia parlando di Vienna, un tempo capitale del Regno Austro-Ungarico che si estendeva per 676.615 km² e dopo capitale dell'Austria, solo 83.871 km² di territorio.

Una considerazione simile si potrebbe fare per Roma Imperiale, e moltissimi la stanno facendo per Genova. A muovere la curiosità in direzione della misura è stato il progetto della nuova diga, che nonostante le polemiche è in costruzione.



Quindi altro cemento per una costa che da oltre un centinaio di anni soccombe all'interesse commerciale. Si potrebbe dire che l'intera città sia a servizio di questa testa da gigante, la cui crescita è alimentata continuamente dai finanziamenti pubblici. In parallelo il corpo diventa sempre più nano, il calo degli abitanti è oramai un fenomeno cronico e a detta di quelli che ne sanno, di impossibile inversione. A questo sopperisce il turismo, che tuttavia come si è visto bene altrove non rappresenta la cura, ma un cerotto poi difficile da togliere senza danno.
Che poi mi chiedo, ma l'obiettivo quale sarebbe? la crescita continua di case-abitanti-economia-commerci, su un territorio che ha già dato tutto quello di cui era capace e si è trasformato in un unico di raccordi autostradali, svincoli e depositi. Tutto questo a vantaggio di chi?

Perché poi uno se lo chiede, di chi era il vantaggio quando a Cornigliano c'erano le acciaierie che sputavano veleno e mangiavano chilometri di spiaggia e polmoni? 
E di chi è il vantaggio oggi, che il porto è un unico pezzo monolitico dal Porto Antico a Voltri e si è mangiato 700 ettari di territorio, 500 hm² di specchi acquei e fauna marina, estendendosi per 22 km di banchine, masticando nel suo sviluppo tutto quello che incontra, occupando lo spazio con depositi, magazzini retro porto, nautica, linee di navigazione e movimentazione container. Sarà per un ipotetico bene comune nazionale e sovranazionale - ma il gioco vale la candela?
La testa di gigante non ucciderà il nano prima o poi?

mercoledì 17 luglio 2024

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni

Quindi...

Basta - regalare piante e talee alla Elena, che tanto le fa morire nell'arco di un mese. Poi però si sente in colpa e le tiene secche sul davanzale, oppure le butta in qualche angolo di casa in balia del gatto. Dice di amare una casa piena di piante, per via delle belle energie positive che portano e tutte quelle puttanate freak, poi puntuale si dimentica di annaffiarle, le lascia in posizioni inadatte. Un cimitero.

Bloccato su whatsapp - un collega, il Cazzaro. mi scrive solo per chiedermi se hanno consegnato le buste paga e se hanno pagato gli stipendi; quando va in ferie pensa che senza di lui l'ufficio vada in rovina, e che il capo si strappi i capelli dal rimpianto. Poi mi tiene informato su quanto sia meglio il SUO nuovo secondo lavoro, con lo stipendio miracoloso che ha ottenuto. Archiviato.

Non sono andato - al matrimonio di Roby, che tanto conoscevo solo lui e poco la tipa, e forse un paio di altri invitati, e ti pare che passo una giornata a spaccarmi il cazzo a parlare con gente che non ho mai visto e mai più rivedrò, solo per far piacere allo sposo? Risparmio pure il regalo.

Regola generale - basta rincorrere la gente, messaggiare, telefonare, proporre aperitivi, caffè in pausa pranzo, pomeriggi in centro per fare shopping. Li contatti e ti dicono pure: eh! dove eri finito? non ti sei più fatto sentire! che dico: cazzo, sai che i cellulari funzionano anche a chiamare? Quindi scatta la regola: dopo due volte di mio interesse, la situa finisce! Neeext!

Antipatia selettiva - ottima tattica con i nuovi vicini, lei con i suoi occhi da polpo e la perenne smorfia di chi ha pestato una merda con le scarpe di velluto nuove, lui sempre distratto e di corsa come se fosse costantemente impegnato a scoprire il vaccino per l'ebola in garage. Fanculo gemellare.

domenica 14 luglio 2024

La moglie di Anselmo non lo deve sapere

Noi correvamo in spiaggia con CaneBico, che ogni tanto finiva in acqua e ci rincorreva scrollandosi, mentre nella vicina chiesa di Sant'Antonio, NonnaCecilia snocciolava il rosario pregando anche per noi, che il Santo è protettore dei bambini, pure di quelli discoli ed irrequieti. Gli zii invece trottavano tra le barche, in attesa che le mogli uscissero dalla messa ed arrivasse l'ora di accendere la radiolina per ascoltarsi le partite. 
Sino alla metà del '900 era questa la vista da cartolina del celebre borgo di pescatori. Poi sotto alla chiesa fu costruito un ingombrante scatolone con dentro il più rinomato ristorante della zona, e si preferì guardare dall'altra parte della baia, a dimostrazione che certa edilizia non merita la vista-cartolina. Quindi oggi seppur intasata h24 da turisti e foresti di ogni ridda, chi arriva guarda le semplici case dei pescatori divenute ambitissime dimore dal mercato immobiliare, sempre sold-out in tutti i portali di turismo fai da te.

mercoledì 10 luglio 2024

(*) Dell'Italia mi manca tutto - per questo sono felice

Servivano proprio i soldi del PNRR per risolvere la questione. Premetto subito che nel centro storico di Genova le aree abbandonate esistono e sono il regalo della Liberazione dal Nazi-Fascismo. Quindi l'area che vedete nella foto ha pure un valore storico. Durante questo periodo si sono conservate le macerie e tutto quello che contenevano dei palazzi crollati. Poi negli anni qualcuno ha pensato di aggiungere spazzatura, erbacce e fauna varia.

La riqualificazione che inizierà a giorni prevede di rifunzionalizzare l'area per renderla accessibile alla comunità. Perché dire: per togliere le macerie ci abbiamo impiegato dalla nascita della Repubblica Italiana ad oggi, pare troppo crudo come lessico da pubblica amministrazione.

Ora senza entrare nel merito delle questioni irrisolte sulle proprietà, sugli espropri ed altre faccende, mi chiedo: com'è concepibile che una zona in pieno centro sia letteralmente dimenticata e abbandonata a se stessa, ma soprattutto che il recupero sia etichettato come qualcosa di fuori dall'ordinario, difficile, insomma l'elefante partorisce un topolino e ci mette 80anni. 

E poi a dire: vedi che bravi siamo stati? oltre al pacchetto ti abbiamo fatto anche il fiocco, e se avanzano soldi pure il biglietto. E fatto ancora più notevole, non è l'unico residuo di ciò che era il centro storico appena terminato il conflitto. Insomma alla fin fine dietro a queste faccende vedo spuntare la solita sciatta gestione all'italiana, e mi viene da pensare a quella frase detta da molti emigrati... (*)

sabato 6 luglio 2024

Teleferiche urbane - la nuova tendenza per guardare le case dall'alto

Ed eccola qui, la funivia che solleva tante discussioni. Tre sole fermate: Principe - Lagaccio - Begato; contestatissima da coloro che ci vivranno sotto, ma non abbastanza, visto che da Roma (dove cacciano i soldi) è arrivato l'ok-si-può-fare. Che sia moda, tendenza o semplice scoperta della comodità, le teleferiche urbane sono una realtà in molte città, per esempio i francesi le gradiscono non solo in montagna per raggiungere le piste da sci, ma anche in città per andare al lavoro o a fare la spesa. E' simpatica, dicono, come se si trattasse della cuginetta.
Personalmente resto perplesso e sgomento per molti motivi: costi, manutenzione, eco sostenibilità, e mille altre questioni che mi vedono più affine al medioevo ed alle cose che non impattano visivamente sul paesaggio urbano, e soprattutto non servono solo per spostare i turisti, che oggi ci sono in overtourism e domani chissà.

Anche Genova progetta la sua belinata teleferica, chiamandola funivia, che a me viene l'orticaria al solo pensarci, perché trovo sempre situazioni in cui i soldi potrebbero essere spesi meglio, dove serve insomma, che stiamo parlando di 40 milioni di euro, usati per creare disagio, cantieri, altro cemento e opere dal dubbio ritorno economico e soprattutto ... visto lo stato di sciatteria degli impianti esistenti ... chi garantirà manutenzione e decoro a tutte queste opere nuovissime?

Nel frattempo cerco di farmi un'idea di come potrebbe essere guardando questo video, ma anche così il colpo di fulmine non scatta... c'è poco da fare sono un conservatore!


mercoledì 3 luglio 2024

Non tutti siamo nati e abbiamo trovato la gallina già con l'uovo in culo

Sto attraversando una fase di concretezza e quindi ogni faccenda è ricondotta alla ragione. In queste forche caudine ci sono finite le case museo, le ricche dimore di chi è nato nella bambagia, e si è potuto permettere lussi inimmaginabili. Oggi inutili baracconi di un modo di vivere superato, sia culturalmente che esteticamente, spesso vuote per estinzione degli stessi proprietari. 
Testimonianze del passato glorioso? forse.

Gli artigiani capaci di tanto laborioso saper fare sono estinti assieme alle loro tecniche, ai loro attrezzi e perfino i materiali usati, oggi in buona parte, non esistono più.
Insomma la fiera dell'inutilità, che è come andare allo zoo a vedere gli animali in estinzione, o anche al museo di storia naturale per scoprire quelli impagliati.
Ma preservare il loro ambiente naturale?

Quindi dimore belle, gradevoli, volendo pure fiore all'occhiello per ex nazioni che un tempo governavano il mondo, bancomat stipendiali per qualche conservatore, trappole acchiappa turisti ed alimento per stuoli di restauratori che campano mummificando segatura, ragnatele e polvere.

L'Italia è disseminata da centinaia, migliaia, di palazzi, castelli, ville, che occupano migliaia di metri quadrati, ingombrati di oggetti inutilizzati ed inutilizzabili, con l'unica funzione di esporre se stessi. Luoghi spesso in fase terminale di conservazione, o in semi abbandono, che è come avere la dispensa piena di barattoli di marmellata scaduta. Testimoni incancreniti della ricchezza perduta. Servono?

In questa foto una delle tante camere da letto di Carlo Alberto di Savoia nel Castello di Racconigi.
Bellissima.
Ma pensateci, entri, la guardi, non puoi toccare nulla, tappezzerie improbabili da riprodurre oggi, così come tutto il resto della stanza, per altro illuminata con la solita lucetta verso la volta che è oramai lo standard dell'esposizione museale a buon mercato. Un baldacchino acchiappa polvere, l'odore tipico di tappeto ammuffito, un allestimento ben lontano dalla disposizione originale, con meno della metà degli oggetti che componevano la camera al tempo in cui i suoi illustri occupanti ci dormivano.
Un museo ha uno scopo didattico, ma qui mi sfugge il senso, forse un rimpianto di qualcosa che nemmeno ben sappiamo e che viene perpetuato per inerzia o peggio per costipazione mentale.

Insomma ... non è meglio una cosa così?