Così recita un vecchio proverbio genovese, a significare il pudore conseguente alla ricchezza. Esibire la propria agiatezza non è mai stata una prerogativa dei mercanti genovesi, era infatti considerato volgare, poco nobile e forse lo facevano anche per cautela.
Un recente restauro delle statue dei benefattori, nella
Sala delle Statue dell'Albergo dei Poveri, ha riportato alla luce una scritta che per secoli è rimasta coperta dalla polvere, si tratta di un piccolo rotolo che uno dei munifici costruttori del palazzo tiene stretto tra le mani, forse un 'biglietto di calice' destinato alla
buca dei Supremi Sindicatori. Non lo mostra, ma lo impugna, come lo avesse appena estratto da una tasca, ed è arrotolato nella tipica forma utilizzata per le missive ai Padri del Comune.
Il cartiglio recita:
Sarebbe mio sentimento che l'Illustrissimo Ufficio de' Poveri non desse la cattura contro de' mendicanti.
Questo testimonia come all'epoca, siamo alla metà del '600, mendicare fosse considerato un reato, i rei venivano arrestati e condotti all'Albergo. In questo luogo i poveri trovavano un letto, un pasto caldo e la sicurezza di un lavoro. Tuttavia erano ben lontani dal risolvere la loro condizione, in quanto non era permesso uscire ed erano quindi costretti a rimanere 'ospiti' dell'Albergo per il resto della loro vita.
Non sappiamo se la supplica sia mai arrivata all'attenzione dell'ufficio preposto, ma era un fatto che per garantire il benessere della Repubblica servisse manovalanza a basso costo, e per averla bastava rastrellare gli angoli delle strade. Questo getta una nuova luce sulla beneficienza, che non aveva alcuna intenzione di risollevare le sorti dei meno fortunati. Insomma allora come ora:
Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti. (cit.).
Questo fatto de fà targhe scolpite ner marmo è la cosa più gradita dagli acculturati che non pensano mai a chi toccherebbe sgancià la grana quanno dopo trentanni tutte le targhe delle strade perdono il nero e diventano illeggibili
RispondiEliminala ricca nobiltà dei genovesi del '600 era abbastanza egoreferenziata - un élite concentrata su se stessa
EliminaSecondo me gli"acculturati"li sanno benissimo dove prendere i soldi,dai soliti,appunto.
RispondiEliminauna forbice sociale - tra ricchi e poveri - che pare tornare ad aprirsi
EliminaDa piccola mi sono recata con una mia zia a trovare una sua conoscente all'Albergo dei poveri. Rimasi colpita dai stanzoni immensi e dalla fila di letti divisi da un comodino. Non vi era la possibilità di avere nessun momento di vita privata e il brusio era assordante. I ricchi facendoli non uscire avevano risolto di non far vedere la povertà, che esisteva nella Superba.
RispondiEliminaè stato un enorme contenitore di disperazione e solitudine - oggi parzialmente abbandonato
EliminaLa Storia è questa! La violenza della società sui più deboli.
RispondiEliminaVedremo come andrà con la transizione ecologica, cioè si sa già chi la pagherà.