domenica 16 luglio 2023

L'incrocio di Arabella

L'incrocio di Arabella si trova nella riviera di ponente, si tratta di una piccola piazza, meglio nota ai comuni mortali come piazza lido di Pegli, nome antico ed evocativo, assegnato al tempo in cui a Pegli si andava al mare come fosse una villeggiatura.

La piazza, capolinea del tram che portava agli stabilimenti balneari, ha al centro una grande aiuola in cui oggi cresce rigoglioso e selvaggio lo Yucca, dando un tocco dozzinale ma esotico all'ambiente. Di lido ed altre suggestioni balneari non è rimasto altro che il nome, tutto spazzato via dall'urbanizzazione del dopoguerra. La particolarità del luogo è la presenza di un doppio semaforo, i locali riescono a scavallarle il rosso circumnavigando l'aiuola, altri più temerari, invece preferiscono passare col rosso. Fu così che Arabella, non essendo temeraria, mentre scavallava il semaforo venne tamponata da un tipo che passava con rosso. Senza cinture per non rovinare il vestito lei, senza cinture per sventatezza lui. Si tagliò il bel labbro rosso rubino battendolo sul volante; lui si fece un bernoccolo rimbalzando la fronte sul parabrezza. Ma la constatazione fu molto amichevole.

La loro unione durò diversi anni, così la piazza passò alla storia dei famigli come l'incrocio di Arabella, ed ancora oggi di quell'unione lontana, resta la stortura del toponimo, la tenacia dello yucca che cresce vigoroso nonostante l'incuria e quell'aria balneare perduta, da scorgere nelle rugginose ringhiere limate dalla salsedine, oramai lontana e dimenticata.

6 commenti:

  1. mi è sempre piaciuto molto questo posto

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    1. ogni volta che ci passo me lo immagino completamente alberato, in stile riviera delle palme. sarebbe bellissimo accadesse

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  2. Si, ma è ora che ti fai un biennio di scuola di archivistica.

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    1. c'è il numero chiusissimo... roba per l'élite

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    2. Ma figurati per noi boomer un esamino quanto ci vuole a passarlo!

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  3. Uh che bella novella moderna.
    Grazie.

    Questo a parte, Pasolini ebbe ragione
    da vendere quando osservava che il consumismo (ora si dice liquidità) sarebbe stato peggio del fascismo in quanto a devastazione culturale, dove la cultura è anche quella dell'ambiente città in cui si (soprav)vive.

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