Un tempo qui era tutto centro storico, c'era la casa natale di Paganini, un paio di chiese medioevali e quell'edilizia popolare di metà '600 che rimaneggiata dalla speculazione ottocentesca aveva prodotto un quartiere molto folcloristico. Gli ultimi a dare il segno dei tempi a quell'intrico di vicoletti erano stati gli inglesi con i bombardamenti del '44. In seguito la politica del boom economico decise che era più conveniente demolire tutto per costruire un centro direzionale futuristico, anche se velocemente degradabile, ma quando si vuole fare in fretta non si può badare a questi dettagli.
Così le ruspe sistemarono le cose, gli unici a masticare aceto furono gli abitanti, abilmente sistemati in collina, nei quartieri dormitorio, proprio gli stessi che la politica di oggi vuol demolire. A rimanere quale monito ai posteri e vendetta dei residenti fu la colonna infame e la leggenda della vecchia di Vico Librai, il cui fantasma vaga a tormentare i tavernieri del XXI secolo.
A noi, oggi restano 3000 metri quadrati di verde pubblico, spesso in balia di drogati, spacciatori, maniaci esibizionisti e scippatori. In Comune dicono che sia difficile gestire un'area verde così grande, troppi alberi, troppi angoli nascosti, insomma manca solo il lupo mannaro e ci siamo.
Risultato?
Spazzatura, vandalismo, piccola criminalità disorganizzata, tutto tranne un parco in cui rilassarsi a contatto con la natura.
Mi è venuto da fare il paragone con Central Park, come riusciranno a gestire 341 ettari di parco urbano in una città problematica come New York e noi da 40 anni parliamo di recupero senza mai pervenire ad una soluzione duratura?
Così mi sono dato due risposte:
Complottistica - per la politica è comodo avere aree degradate da recuperare, vuol dire voti e consensi, appalti e bustarelle, quindi fallire va bene, perché gli elettori hanno la memoria corta.
Sociologica - è una questione di cultura, nessun genovese sano di mente andrebbe in quella zona, non c'è nulla, camminare nell'erba vuol dire come minimo piantarsi una siringa nelle scarpe o se va bene calpestare qualcosa che porta fortuna. Quindi sarà sempre così finché non cambia la mentalità dell'italiano medio in fatto di bene comune.
Sto diventando complottista!esasperare e ingigantire i problemi mi pare un costume sempre più in uso.
RispondiEliminaresta la possibilità della totale incapacità gestionale...
Eliminaquel posto lì è nato male.
RispondiEliminaanche il parco di corvetto ha una pessima fama.
peccato perché lo trovo bellissimo.
forse impiegando i ragazzi del servizio civile e le scuole in una giornata a rotazione, tra mille anni, forse, ci si arriva (ad aver cura del bene comune)
luogo di energie negative direbbero alcuni, razionalmente invece penso alla pessima progettazione... ma quando si fa della speculazione questo è l'aspetto meno importante
EliminaDovrà cambiare la mentalità dell'italiano medio medio ma anche quella di certi politici e amministratori.
RispondiEliminamedio mediocre... due generazioni basteranno?
Eliminauna ferita ogni volta che passo di lì, percorre quel pezzo di centro storico e sapere che prima c’erano case di artigiani con il neogozio sotto e le stanze sopra è un colpo al cuore. Un delitto con nessun colpevole come al solito.
RispondiEliminaOra al posto di via Madre di Dio c’è un parcheggio sotterraneo, al posto dei vicoli e della casa di Paganini i cosiddetti giardini di Plastica, la Genova del futuro l’avevano chiamat. Una vergogna, uno scempio, un’atrocità contro le nostre radici.