Qui si discutevano le cose importanti, quando accadeva venivamo mandati fuori a giocare. Ho un vago ricordo su come fosse arredata, una grande credenza occupava la parete accanto alla finestra, al centro un tavolo con il piano di marmo e attorno sedie spagliate e spaiate, per qualche tempo ci fu anche una panca traballante ed alcuni sgabelli. Sopra al lavandino una rastrelliera raccoglieva tegami e coperchi ed una serie di bicchieri da osteria, accanto al potagé per cucinare d'inverno c'era un fornello a gas per l'estate, nell'angolo dietro alla porta la vecchia madia fece posto al frigorifero Fiat, quello che si apriva a scatto con la maniglia. Qui si prendeva il caffè a metà mattina e si ricevevano gli ospiti con un bicchiere di vino, si mangiava la focaccia di Sandro e alla sera i grandi proseguivano il torneo di burraco e le cugine ritagliavano gli attori dai fotoromanzi di Cioè. La porta cigolava, ma nessuno ebbe mai voglia di oliarne i cardini, anche perché era comodo sapere se qualcuno stava entrando.
Come spesso accade qualcosa sopravvive al naufragio, per dimenticanza o semplicemente perché non serve a nessuno. Lo specchio accanto alla finestra parla di barbe fatte nelle mattine d'inverno, quando il bagno del secondo piano era una ghiacciaia. Ed è ancora al suo posto, malinconico testimone in attesa di sguardi assonnati e profumo di caffè.
Mi chiedo se anche le case che si costruiscono oggi diventeranno così: memorie sedimentate delle famiglie.
RispondiEliminaalcune... il tempo raramente è galantuomo con le case moderne
Eliminami hai fatto ricordare la cucina di casa dei nonni molto simile, ma da anni venduta o vissuta da altri, chissà chi.
RispondiEliminaricordo meglio quella dell'altra di casa dei miei genitori... eppure ero piccolissima e come te ricordo soprattutto le atmosfere, ecco, quelle che appunto son sempre mancate nella famiglia genitoriale.
Dici bene, le atmosfere, sono quelle che restano oltre gli oggetti, spesso "buone cose di pessimo gusto"... come il lampadario.
Eliminaquante storie conservano le nostre case, quanti racconti, volti.
RispondiEliminastorie che a volte meritano di essere dimenticate
Elimina