Dicono così Ligabue ed Elisa, in un bel brano che, visto il periodo, strizza l'occhio alla consuetudine di far uscire canzoni a tema nei periodi giusti per vendere.
Ricordo molto bene il primo natale che passai da solo, ronzando in una casa che ancora manteneva una parvenza di normalità; mio padre era morto da un mese e noi eravamo tutti disorientati per quella perdita. La strada dello sbarazzo era stata intrapresa ma non in modo risolutivo, si poteva ancora ragionevolmente illudersi che fosse possibile tornare indietro, rimettere tutto a posto in attesa che mio padre si presentasse a prendere il cappotto lasciato sull'attaccapanni dell'ingresso.
Ma il tempo passava e lui non tornava.
Così arrivò il natale, e non c'era nessuno disposto a recitare la parte della famiglia felice, nessuno aveva cucinato le lasagne, nessuno aveva messo il pandoro sul calorifero, nessuna bottiglia di spumante avrebbe fatto temere per l'integrità del lampadario della sala da pranzo.
In quel deserto rivangai gli scorni del passato e così fu meno doloroso attraversarlo, annusare la polvere che si era posata là dove solo un anno prima c'erano piatti pieni e sorrisi ignari.
Credo che fu in quel momento che mi accorsi di aver sempre recitato una farsa, o almeno da una certa età in poi. Così quel teatro chiudeva i battenti, gli attori erano scomparsi e nessuno si sarebbe mai più presentato per recriminare tra albero e presepe. Finiva un'epoca ma in quei momenti hai sempre la testa altrove per accorgerti dei dettagli.
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