In altre latitudini sarei risentito per il loro comportamento omertoso e pettegolo, ma adesso quasi li capisco; nel nostro egoistico quieto vivere, siamo allenati a voltare le spalle a tutto quello che non riguarda direttamente la famiglia. Mi sembra quasi di sentirli mentre si ripetono con convinzione: non è una cosa di nostra competenza.
Così la situazione è in stallo, e purtroppo ho scoperto che non posso fare molto perché è la donna che deve prendere questa decisione, insomma la vittima dovrebbe riconoscere il proprio carnefice e denunciarlo. Così dicono moltissimi dei siti che ho consultato, ma sono faccende complesse anche e soprattutto per gli altri, per la cultura del possesso che a quanto pare fatica ad essere riconosciuta e smantellata.
Poi la svolta imprevista.
Oggi hanno traslocato, questione risolta, lei proseguirà a sbattere sulle porte, a cadere dalle scale, ma lo farà altrove, lontan dagli occhi e lontan dal cuore. E noi non abbiamo fatto nulla, ma lo abbiamo fatto benissimo.
Magari un ufficio preposto a questi problemi ha anche personale preparato a sostenere la donna nel fare il primo passo.
RispondiEliminaricordo che ne avevi già parlato... magari è l'occasione giusta per lasciarle il numero col pretesto della posta o che so io... poca cosa, ma chissà... potrebbe (un domani) servirle ad aprirsi
RispondiEliminaUna vicina lavora al centro antiviolenza, parte della cosa è partita da lei che ha gli strumenti per capire come fare... so che le ha parlato, anche se lui è sempre presente e l'ha allontanata. Ma gari in futuro si farà furba, ma la sta isolando sempre più, questo trasloco ne è segno
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